Coming out di massa nella Chiesa tedesca: oltre 100 preti, suore, insegnanti di religione...
Mai, nella storia del cattolicesimo, era accaduto un fatto simile. E ora rischiano tutti il lavoro.
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I tempi stanno decisamente cambiando, a dare una spinta senza pari nella storia - sotto questo fronte - c'è il più grande coming out del cattolicesimo mai registrato: 100 lesbiche, gay, bisessuali e transgender, tutti attivi come dipendenti o collaboratori nella Chiesa tedesca, che hanno fatto coming out in un documentario realizzato dal canale della tv pubblica tedesca, Ard. Parliamo di preti, monaci, suore, educatori ed educatrici, insegnanti, dottoresse e infermiere che lavorano per le cliniche cattoliche, referenti della Caritas, impiegati della curia...
Il più grande coming out nella storia del cattolicesimo
Questi professionisti non si sono limitati a rendere noto il proprio orientamento sessuale e di genere, ma hanno chiesto alla Chiesa - di cui fanno parte - che smetta di escluderli. Una atto coraggioso che rischia di impattare pesantemente sulle loro vite con la perdita del lavoro in quanto l’autonomia garantita dalla Costituzione tedesca permette alla Chiesa di stabilire le sue regole interne. E fra queste regole vi è proprio la lealtà, che obbliga i dipendenti della Chiesa cattolica a vivere e comportarsi secondo la sua dottrina.
Le loro storie
Come accennato si tratta di una platea variegata. C’è il prete gesuita Ralf Klein, che vive nella Foresta Nera ed è sacerdote da trent’anni. L'uomo ritiene che l’omosessualità non dovrebbe cambiare niente rispetto alla sua vocazione:
"Se io come prete prometto di non avere relazioni sessuali, la questione se io sia etero o omosessuale diventa irrilevante. Io voglio far parte della Chiesa, non permetto che mi si costringa a uscire".
E poi c'è il francescano Fratello Norbert:
"L’obbligo di nascondersi ti rende solo".
Ha timore di perdere il proprio lavoro Lisa Reckling, insegnante di religione cattolica di Goch:
"Naturalmente mi può essere revocata la missio canonica e dunque anche l’autorizzazione a insegnare la religione cattolica. Ciononostante penso che sia importante far vedere il proprio volto, far sentire la propria voce e dire che ci siamo, che ci sono".
Anche Maik Schmiedeler, insegnante di religione di Münster, ha timore che ogni giorno qualcuno segnali la sua posizione "irregolare", vivendo con un uomo. Così sceglie di "autodenunciarsi" in tv, smettendo di vivere nella paura. A rischiare di giocarsi la cattedra c'è anche Theo Schenkel, un ragazzo trans del Baden Wüttenberg, che rischia di non poter insegnare religione.
Carla Bielieng, invece, il lavoro l'ha già perso: per 13 anni referente per i giovani cattolici in Saarland, le è stato detto dai responsabili per il personale della sua diocesi che - avendo stretto un’unione civile con la compagna - non poteva più lavorare per la Chiesa. Se avesse sciolto quell'unione avrebbe potuto essere reintegrata. La donna ha ricevuto la proposta mentre era incinta: lei e la moglie aspettavano il loro secondo figlio. Carla ha scelto la sua famiglia, pagando a caro prezzo.
Che dire di Monika Schmelter e Marie Kortenbusch, due ex suore che si sono conosciute e innamorate in convento insieme da 40 anni. Hanno lasciato l’ordine ma continuato a lavorare per la Chiesa, nascondendosi per una vita intera.
Sono volti commossi, sollevati ma anche spaventati da questa verità: innaturale da nascondere (e non da vivere) ma che potrebbe costare il prezzo del proprio lavoro.
L'apertura
A infondere speranza ci sono, però, le parole del vescovo di Aquisgrana, Helmut Dieser, l’unico dei 27 vescovi cattolici della Germania che ha accettato di farsi intervistare. Secondo il prelato la richiesta di cambiare il diritto canonico per permettere a gay, lesbiche, bisessuali e transgender di lavorare per la Chiesa è "giustificata":
"L’omosessualità è un orientamento di base che appartiene agli esseri umani. Mi scuso a nome della Chiesa per le persone che sono state ferite o non comprese nei loro incontri pastorali. Mi scuso perché la Chiesa non era pronta".
Un'apertura in linea con la mossa di Papa Francesco che, il mese scorso, ha scritto a Suor Jeannine Gramick che da cinquant’anni si occupa persone lgbt+, ringraziandola per il suo impegno. Che qualcosa stia davvero cambiando?