una storia emblematica

Negativo al Covid dopo 20 giorni in casa, ma "prigioniero" della burocrazia per una settimana

La "lotta" di un cittadino per riuscire a tornare "libero" dopo aver sconfitto il virus.

Negativo al Covid dopo 20 giorni in casa, ma "prigioniero" della burocrazia per una settimana
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Chiuso in casa per oltre venti giorni, prima per la positività del figlio, poi per la propria. E quando tutto è finito è rimasto... prigioniero. Una storia di ordinaria burocrazia che arriva da Firenze e che è probabilmente soltanto una delle tante.

Venti giorni chiuso in casa, e poi...

La storia, raccontata da Prima Firenze, è un caso emblematico. Protagonista un dipendente della Confartigianato del capoluogo toscana. Per lui e la sua famiglia l'incubo è cominciato lo scorso 6 dicembre: figlio positivo a  un tampone fai da te in casa. A quel punto il padre, vaccinato con due dosi con la terza già fissata, esce dal lavoro e corre a casa a  isolarsi, con tutta la famiglia. Il 10 dicembre arriva il verdetto ufficiale per tutti e 4 i componenti del nucleo familiare: tampone molecolare positivo. La Asl emette il decreto di isolamento e quarantena. Tutto da prassi.

Il Green pass e il tampone negativo

Da quel momento trascorrono 18 giorni prima che il Ministero della Salute revochi il Green pass dell'uomo, che però rimarrà attivo altri due giorni. Vabbè, direte voi, tanto non poteva uscire di casa...

Ma i problemi non erano finiti. Il 31 dicembre arriva la bella notizia: tampone negativo. Tutti fuori e fine dell'isolamento dunque? No, nemmeno a parlarne.

Il caos

Già, perché a quel punto è iniziata una lotta con la burocrazia durata sette giorni:

" Il 31 dicembre ricevo il risultato negativo del tampone molecolare. Con l'esito del tampone inizio le procedure per la mia “liberazione”. Il 10 dicembre avevo ricevuto il decreto di isolamento e quarantena dalla Asl, valido fino a nuovo decreto di fine isolamento. Ho prima provato, come da procedura, ad inviare una mail all'indirizzo dedicato dell'Asl per chiedere la fine isolamento, però è tornata indietro perché la casella era piena. Quindi ho compilato l'apposito form sul sito internet. Nessuna risposta. Ho rimandato la  mail e ricompilato il form. Preso dalla disperazione ho mandato anche una Pec alla Asl chiedendo il fine isolamento dato che il numero di telefono dedicato era impossibile da contattare, con le linee intasate”.

E quindi si arriva alla svolta finale, non prima di un altro rimpallo di burocrazie:

“Siamo a venerdì 7 gennaio. Chiamo l'Urp dell'azienda sanitaria di Firenze che mi avverte che non c'è bisogno di un decreto di fine isolamento e che basta tampone negativo. Faccio presente che non è così, perché per lavoro sono a conoscenza della procedura, per avere Green Pass da guarigione la Asl deve generare un codice che serve al Ministero per emettere il nuovo Green Pass. L'Urp mi fa chiamare il 1500, il numero del Ministero, che conferma la mia convinzione. Preso dalla disperazione ho mandato una nuova Pec mettendo a conoscenza l'ufficio legale della azienda sanitaria della situazione, dicendo che mi sarei rivolto alle forze dell'ordine se non fossi stato liberato. Non so se la Pec sia stata decisiva ma dopo qualche minuto è arrivato il fine isolamento per tutti”.

Tutto è bene quel che finisce bene, però che fatica...

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