Retromarcia a sorpresa di Israele sulla quarta dose: "Omicron meno grave"
Lo ha deciso il ministero della Sanità israeliano, che in precedenza aveva fissato per domenica l'avvio della somministrazione della quarta dose per gli over 60 e i soggetti rischio.
Il primo Paese al mondo che si apprestava a distribuire la quarta dose di vaccino anti-Covid - tracciando in qualche modo la rotta per gli altri - ha annunciato, praticamente alla vigilia delle somministrazioni lo stop.
Israele ferma la macchina dei richiami in virtù dell'analisi dei dati, provenienti dalla Gran Bretagna, relativi alla variante Omicron. Lo ha deciso il ministero della Sanità israeliano, che in precedenza aveva fissato per domenica l'avvio della somministrazione della quarta dose per gli over 60 e i soggetti rischio. Nel corso di una riunione notturna, il direttore generale del ministero Nachman Ash non ha approvato la campagna, dopo aver esaminato i dati secondo cui la nuova variante causa malattie meno gravi rispetto al ceppo Delta.
Israele stoppa la quarta dose
Quando Israele ha annunciato i quarti richiami vaccinali si è trattato di un segnale importante a livello mondiale: il Paese, infatti, ha fatto da apripista con i vaccini e finora si è, sostanzialmente, andati in scia delle loro mosse, sulla base dei dati forniti grazie al vantaggio di qualche mese guadagnato sugli altri. Nelle ultime ore il dietrofront, che inevitabilmente impatterà nuovamente sugli altri Paesi "osservatori".
Incalzato sulla questione anche il direttore dell'Istituto nazionale di allergie e malattie infettive, Anthony Fauci, si è espresso, lasciando intendere quale potrebbe essere l'orientamento per gli Usa:
"E' troppo presto per parlare di una quarta dose di vaccino contro il Covid-19 per la maggior parte delle persone. Una delle cose che seguiremo con molta attenzione è quale sia la durata della protezione dopo la terza dose di un vaccino mRna. 'A volte, quando le persone sentono la parola booster pensano che sia un lusso o un'aggiunta. Non lo è, è davvero una parte essenziale della protezione ottimale che desideri'.
La preoccupazione espressa da Crisanti
Nel momento in cui Israele aveva annunciato i booster Andrea Crisanti, direttore del Dipartimento di medicina molecolare dell'università di Padova, aveva commentato: "Non è un segnale buono" per quanto riguarda la speranza di avere con la terza dose uno scudo solido e duraturo contro il contagio.
Il professore si legava - in linea con i consigli di Fauci per passare le feste natalizie - ad un ragionamento più a lungo termine in cui è impossibile non riflettere sull'ipotesi di mettere in campo altre soluzioni ed esorta i cittadini a indossare mascherine Ffp2, che proteggono in maniera ottimale e limitano il contagio. Come a suggerire che non possiamo lasciare tutto in mano ai richiami senza tenere comportamenti responsabili, sentendoci invincibili a colpi di booster.