Incredibile, ma vero. Anzi, non si direbbe, ma questo singolare incidente è statisticamente più diffuso di quanto si sarebbe portati a pensare. Stiamo parlando della cosiddetta “frattura del pene”, definizione impropria per un particolare tipo di lesione che in Italia curiosamente sembra avere un’incidenza statistica particolarmente alta in una specifica provincia: la marca trevigiana.
Ed è infatti proprio da Treviso che arriva l’ultimo episodio di questo genere, accertato dallo staff dell’ospedale Ca’ Foncello, dove è stato ricoverato un 30enne del circondario di Asolo, sottoposto anche a un delicato intervento chirurgico dopo un rapporto sessuale particolarmente appassionato.
Un trentenne si frattura proprio… lì
Ma lasciamo che a spiegare tutti i dettagli sia il primario di Urologia del nosocomio trevigiano.
“La ‘frattura’ del pene, così denominata, in maniera non del tutto propria, per similitudine con le lesioni dei segmenti ossei – sono le parole di Mario Mangano – consiste nella lacerazione più o meno estesa della capsula che avvolge i corpi cavernosi, che costituiscono lo scheletro del membro. Questo trauma chiuso può verificarsi esclusivamente in erezione quando la suddetta capsula è sotto tensione e assottigliata per effetto dell’aumento di volume e di rigidità dei corpi cavernosi: in sostanza la frattura di uno o, più raramente, di ambedue i corpi cavernosi è sempre dovuta ad un violento e brusco piegamento del membro eretto”.
“Nella maggioranza dei casi – continua – tale trauma si verifica durante un rapporto sessuale particolarmente appassionato. In particolare, nella letteratura medica si riporta che il rischio di questa lesione traumatica è maggiore nel caso di adozione durante il rapporto sessuale della posizione comunemente nota come ‘dell’amazzone’ (ovvero a cavalcioni, ndr)”.

L’ospedale Cà Foncello di Treviso
Attenzione a far l’amore troppo appassionatamente
Prosegue l’esperto:
“Classicamente il paziente riferisce una sensazione di vero e proprio “crac” durante il rapporto, cui segue l’immediata scomparsa dell’erezione e il rapido manifestarsi di un voluminoso ematoma che deforma il membro, dovuto alla fuoriuscita di sangue dalla lacerazione del corpo cavernoso”.
“Il trattamento più efficace di questi casi – ricorda Mangano – è l’intervento chirurgico, consistente nella sutura della lacerazione del corpo cavernoso del membro, nel volgere di 48-72 ore dall’evento traumatico. Infatti è dimostrato che la precoce riparazione chirurgica evita importanti conseguenze come l’incurvamento del membro, da cicatrizzazione anomala, e la disfunzione erettile”.
In Texas e a… Treviso
Colpisce che questo particolare tipo di lesione sia molto diffuso ad esempio nello Stato del Texas, negli Stati Uniti (tanto che è anche detta “Texas trauma”), ma anche, in Italia, nella Provincia di Treviso.
“Già da un trentennio a questa parte la casistica dell’urologia trevigiana – sottolinea Mangano – appare piuttosto elevata, sfiorando la numerosità delle aree sud-occidentali degli Stati Uniti, tant’è che in passato nel corso di congressi nazionali urologici si parlò del caso della Marca Trevigiana “felice e passionale. Nell’ultimo quinquennio il numero degli interventi chirurgici per fratture del pene presso l’Unità Operativa di Urologia del “Ca’ Foncello” si è attestato intorno ai 4-5 interventi per anno”.
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