Omicidio Nadia Cella

Cold case: tracce di sangue 25 anni dopo potrebbero rivelare il nome dell'assassino

Segretaria 25enne brutalmente uccisa in ufficio: nessun colpevole e caso archiviato. Ma una criminologa ha fatto riaprire l'indagine.

Cold case: tracce di sangue 25 anni dopo potrebbero rivelare il nome dell'assassino
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E' sempre bene lasciar passare qualche minuto e poi rileggere con un occhio estraneo il nostro lavoro, prima di consegnarlo. Le sproporzioni, nei disegni, non si vedono mai da vicino: serve sempre il colpo d'occhio a qualche metro di distanza. Lasciar decantare; allontanarsi e poi riavvicinarsi. E così è successo per il cold case italiano di Nada Cella, conosciuto anche come il delitto di via Marsala. Un omicidio avvolto nel mistero da quel 6 maggio 1996, quando Nada - ai tempi 25enne - venne uccisa in circostanze mai chiarite nello studio di un commercialista per il quale lavorava, a Chiavari. Una tesi di laurea scritta da un'appassionata criminologa - Antonella Pesce Delfino, che ha svolto un'accurata indagine privata - ha spinto i pm a riaprire il fascicolo per omicidio aggravato a 25 anni dall'archiviazione del caso. Nel mirino è finita un'ex insegnante che, in seguito agli sviluppi dell'indagine ha ripetutamente minacciato la criminologa.

Omicidio Nada Cella: possibile svolta nel cold case

Li chiamano casi freddi: ormai passati. Con il tempo l'opinione pubblica si è dimenticata di loro, e dei colpevoli mai trovati. Così sembrava dovesse andare per Nada, morta a Chiavari, all'interno dello studio del commercialista Marco Soracco, dove lavorava come segretaria. Cella fu ritrovata agonizzante sul pavimento dell'ufficio: a chiamare i soccorsi fu il suo datore di lavoro, che vide la 25enne riversa in una pozza di sangue. La giovane fu trasportata dapprima al pronto soccorso di Lavagna poi, trasferita all'ospedale San Martino di Genova nell'ultimo tentativo di salvare la vita, che purtroppo risultò vano. Gli esami cadaverici accertarono che la vittima fosse stata colpita ripetutamente alla testa con un oggetto contundente ma l'arma del delitto non fu mai ritrovata. Nel mirino degli inquirenti finì proprio Soracco che, al termine di un travagliato procedimento penale, fu scagionato e infine prosciolto. Il caso venne archiviato due anni dopo. Da allora il silenzio.

La tesi di laurea della criminologa

Finché, nel 2018, Antonella Pesce Delfino è arrivata a Genova per svolgere un corso in criminologia. La studentessa voleva riprendere in mano un cold case per la sua tesi finale: l’omicidio irrisolto di Nada Cella. Ha preso il via una meticolosa ricerca, tra faldoni che hanno riportato a galla indagini mal condotte, inquinamenti della scena del crimine, mancata collaborazione tra forze dell’ordine e magistrati, richieste di intercettazioni mai rilasciate. Ed è così che si arriva alla nuova pista: ad uccidere la 25enne potrebbe essere stata Annalucia Cecere, innamorata del commercialista per il quale la vittima svolgeva il lavoro di segretaria. Il movente sarebbe dunque passionale. Oltre a Cecere, sono indagati il commercialista Marco Soracco e l'anziana madre di questi per aver reso false dichiarazioni. Determinante, nelle nuove indagini, è stata la testimonianza di due persone che quella mattina avrebbero vista passare Cecere dalla strada dello studio di Soracco intorno all’ora del delitto. Secondo gli investigatori l’indagata era invaghita del commercialista ma lui era innamorato della sua segretaria Nada. Così la rivale in amore si sarebbe recata nel suo studio e avrebbe ucciso Cella colpendola ripetutamente alla testa con un oggetto che non è mai stato ritrovato.

Si sospetta che quella mattina Soracco abbia visto la presunta assassina uscire dall’ufficio, ma di averla coperta in tutti questi anni.

Le prove a carico

A maggio 2021 la procura di Genova ha riaperto il caso, affidando le indagini agli investigatori della squadra mobile, guidati dal primo dirigente Stefano Signoretti. In questi mesi sono state sentite decine di persone: sono diversi gli elementi analizzati che hanno portato a sospettare di Cecere. La donna, 53 anni, era stata indagata fin dall’inizio ma la sua posizione era stata archiviata in breve tempo.

Ora, tuttavia, il suo nome è in alto alla lista degli indiziati, soprattutto dopo che, sul motorino usato da Annalucia la mattina della morte di Nada Cella, rimasto nel suo box di Boves (Cuneo) per tutti questi anni, sono state rinvenute delle tracce di sangue. Quest'ultime dovranno essere sottoposte a nuovi accertamenti per capire a chi appartengano. Sui reperti sta lavorando il genetista Emiliano Giardina: capire di chi sia quel sangue e dunque risalire al Dna sarà fondamentale.

"L'ho vista andare via sporca di sangue"

Sull'omicidio di Nada Cella, la Procura di Genova ha autorizzato la Squadra Mobile alla diffusione di una conversazione telefonica anonima del 9 agosto del 1996, al fine di concorrere alla identificazione dell’ignota interlocutrice.

Nel breve audio si sente la donna, non identificata, parlare alla Polizia di una donna di sua conoscenza, forse l'indagata, sporca probabilmente di sangue, che tiene un atteggiamento insolitamente scostante e turbato come già, afferma sempre nella telefonata, aveva fatto quindici giorni prima. La voce è quella di una signora anziana:

"L'ho vista che andava via col motorino, l'ho vista tutta sporca che metteva tutto sotto la sella. L'ho salutata e manco mi ha guardata. Le dico la verità. L'ho vista quindici giorni fa nel carruggio e non mi ha nemmeno guardata".

La Polizia che sta indagando sul caso ha rilasciato, di recente, anche altri stralci di questa telefonata, in cui la testimone, alternando italiano e dialetto genovese, parla di essersi resa conto al pomeriggio del comportamento anomalo tenuto dalla donna, nota, a sentire la testimonianza, per il temperamento "focoso":

"Io non faccio il nome, ma eravamo in diverse, io non so perché le altre non parlano. Ma pensi un po’ che a me il sospetto è venuto al pomeriggio, quando l’ho saputo. E ho detto ‘Madonna, ma dici che questa mattina ‘quella’ è andata a fare una cosa così?’. Poi abbiamo parlato con qualche ragazza tra noi ha detto sì, che ha l’ardire, quando dice ‘ti spacco la testa in due".

Le minacce alla criminologa

Nel corso della sua indagine privata - iniziata tre anni fa dopo avere conosciuto la madre di Nada - Pesce Delfino, criminologa, si era presentata a casa di Cecere, che ora vive in in provincia di Cuneo. Con uno stratagemma e senza menzionare mai direttamente il caso Nada Cella era riuscita a parlare con lei. Era bastato un accenno al nome di un uomo conosciuto a Chiavari per provocare la reazione della donna, che da allora aveva iniziato ad inviarle decine di messaggi anche in riferimento all'omicidio (a cui la criminologa non aveva però fatto alcun riferimento esplicito).

Come racconta Prima Cuneo i messaggi risalgono all'agosto 2019 e sono stati formulati da Cecere alla crimologa:

"Senti, non fare la finta tonta eh... hai capito con me... Ora faccio riaprire il caso, stai tranquilla... anzi ho saputo adesso da Chiavari... parlato ora con la polizia di Chiavari che forse è stato già riaperto il caso, sta tranquilla... ti ci trascino per i capelli, eh? Poi ti faccio fare le domandine, indovina indovinello.. quale zoccola è venuta a casa mia?".

"Ma dai non fare la finta tonta stronza... ma come facevi a sapere che uscivo con (...) e di tutti i c... miei e con quello bassino con (...) . Come facevi a saperlo? Hai paura, eh? adesso son qua, non ti preoccupare".

Toni sopra le righe e minacce all'indirizzo della criminologa.

"Perché sei venuta qua ad assicurarti che io avessi solo un cane? No, non ho solo quello. Ne ho anche un altro che se ti ripresenti qua ti spappola viva".

Cecere, ex insegnante, è stata inoltre destituita dall'incarico per motivi disciplinari. Si rincorrono diversi rumors secondo cui la confessione del delitto potrebbe essere stata raccolta da alcuni preti del Chiavarese e il nome del colpevole taciuto per ben 26 anni. Dieci sacerdoti sono stati ascoltati in procura ma sulla natura delle dichiarazioni rese ai pm vige un riserbatissimo segreto istruttorio.

Silvana Smaniotto, madre di Nada, ha commentato:

“Fiducia nella giustizia e speriamo che finalmente la verità venga a galla. Siamo contenti di questa svolta dovuta principalmente al decisivo interessamento della criminologa Antonella Pesce Delfino che con le sue intuizioni ha convinto la Procura a riaprire il caso".

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