Resa dei conti nella Lega, primo round a Salvini: pace "armata" per un mese
Ribadita a Roma la leadership del segretario. Ma sulla collocazione europea della Lega è scontro. Dicembre decisivo.
In quella che che doveva essere la serata della resa dei conti, alla fine è arrivata (a parole e a tempo, pare un mese) la tregua. E' stato questo l'esito del Consiglio federale straordinario della Lega dove Matteo Salvini ne è uscito ancora come il Capitano. Per il momento ancora con la fascia al braccio.
Lega, tregua "armata", a tempo
Alla fine, il ritornello di giornata ("Ascolto, ma decido io") è stato quello ribadito in serata e (almeno per il momento) non ha portato scossoni o ribaltoni dal Consiglio federale di ieri a Roma. A Giancarlo Giorgetti non è rimasto che fare buon viso (eufemismo) a cattivo gioco e rimanere in attesa, prendendo atto che il primo atto della contesa, un po' col fiatone, è andato all'attuale leader. Tregua "armata", dunque, e a tempo, perché all'Assemblea di dicembre il clima anche se ormai indirizzati verso il pieno inverno potrebbe diventare rovente.
Lega, tensione che si tagliava a fettine
Del resto, che il consiglio di ieri non sia stato all'insegna del "volemose bene" era evidente già da 24 ore prima. La tensione si tagliava a fettine. La Sala Salvadori della Camera era "blindata", i due protagonisti della leadership contesa sono arrivati in due momenti separati: Salvini dall'ingresso principale insieme al fedelissimo Andrea Crippa, Giorgetti da una porta secondaria.
Poi il Consiglio, circa quattro ore con Salvini che ha parlato per poco meno di 60 minuti ribadendo le linee che considera vincenti della Lega e l'invito a concentrarsi "sui grandi temi sui l'Italia si attende risposte concrete". Mentre sul possibile ingresso nel Partito popolare europeo è arrivata la stroncatura: "Troppo debole attualmente e soprattutto subalterno alla sinistra".
Il dibattito, chi c'era, l'appoggio al leader e le scuse di Giorgetti
Oltre ai due protagonisti principali, alla riunione erano presenti sono il terzo vicesegretario Lorenzo Fontana, i capigruppo di Camera e Senato, Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo, e i commissari regionali. Collegati in video i presidenti di Regione della Lega, con Zaia (Veneto) e Fedriga (Friuli) osservatori più che interessati.
Alla fine, da chi è intervenuto è stata ribadita fiducia alla linea di Salvini. Lo stesso Giorgetti ha scelto la strada della diplomazia raccontando di "un buon Consiglio federale, costruttivo, di confronto su contenuti importanti". Riconoscendo la leadership di Salvini, dal ministro allo Sviluppo economico sarebbero arrivate anche le scuse per il paragone di Salvini coi protagonisti dei film western, piuttosto che coi grandi attori di film drammatici.
Appuntamento a dicembre
Ma la realtà è che le parti rimangono distanti e la frattura forse insanabile. La collocazione europea della Lega è il tema forte e più controverso, ma a cascata la lista di posizione diverse tra Salvini e Giorgetti è nella realtà di certo più lunga. Il prossimo round è previsto ora nell'assemblea programmatica messa in calendario l'11 e 12 dicembre e dove presenzieranno con parlamentari, governatori, sindaci, esponenti di governo ed eurodeputati.