i dati dell'iss

Covid letale soprattutto con più patologie pregresse: quali le più a rischio

Tra i casi analizzati, morti di "solo" Covid il 3% dei pazienti. Nei vaccinati il decesso avviene più frequentemente come conseguenza di complicanze e in soggetti molto anziani.

Covid letale soprattutto con più patologie pregresse: quali le più a rischio
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Che il Covid sia letale soprattutto in "accoppiata" con altre patologie lo sappiamo quasi dall'inizio della pandemia. Per mesi ci ha infatti accompagnato la litania "morti con Covid o di Covid?". Ora - grazie all'ultimo report dell'Istituto superiore di Sanità - possiamo anche trovare il conforto dei numeri, fondamentali per capirci di più soprattutto in situazioni come questa.

Covid letale soprattutto per anziani con più patologie pregresse

Il primo punto su cui si sofferma il report è l'età, per la quale sono presi in esame i 130.468 pazienti deceduti e positivi al Covid dall'inizio della sorveglianza sino al 5 ottobre 2021. L'età media è di 82 anni, e il 43,5% dei deceduti sono donne. Solo l'1,2% ha meno di 50 anni, e di questi solo 399 erano under 40.

L'età media dei deceduti è nettamente più alta di quella dei contagiati, che si attesta a 45 anni.

Più ridotto nei numeri -  ma comunque indicativo - il dato sulle patologie pregresse. Il dato è stato ottenuto con un campione decisamente inferiore (7.910 deceduti), per il quale è stato possibile analizzare le cartelle cliniche inviate all'Iss dagli stessi ospedali.

Il numero medio di patologie osservate nel campione di popolazione preso in esame è di 3,7. Su 7.910 deceduti, solo 230 (2,9%) non presentavano patologie pregresse. L'11,4% ne aveva già una, il 18% due, il 67,7% tre o più.

Tra queste, l'insufficienza respiratoria è stata la complicanza più comunemente riportata nel campione di deceduti per cui sono state analizzate le cartelle (93,6%), seguita da danno renale acuto (24,9%), sovrainfezione (20,1%) e danno miocardico acuto (10,2%).

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I tempi di ricovero

Un dato interessante viene anche dai tempi di ricovero e decesso valutati sui 7.910 di cui ci sono a disposizione le cartelle cliniche. In questi dall'insorgenza dei sintomi al decesso passano mediamente 13 giorni, cinque al ricovero in ospedale. Tra i ricoverati, invece, dalla data dell'ingresso alla morte passano in media 7 giorni in caso di ricovero ordinario, 13 con il passaggio in rianimazione.

Stringendo l'analisi agli ultimi sei mesi, i tempi si dilatano: 16 giorni dall'insorgenza dei sintomi al decesso, tre al ricovero in ospedale. Dall'ingresso in reparto al decesso, poi, la media parla di 18 giorni per le rianimazioni e 9 per i reparti ordinari.

Il confronto vaccinati-non vaccinati

Il report analizza anche il rapporto tra i vaccinati e i non vaccinati, ovviamente nel periodo più recente, dall'1 febbraio 2021, data scelta in quanto coincide con la quinta settimana necessaria al completamento del ciclo vaccinale a partire dall'inizio della campagna, avviata il 27 dicembre 2020. In questo periodo i decessi sono stati 38.096, di cui 1.440 con ciclo vaccinale completo (3,7%). Sono invece 2.130 i morti tra i "vaccinati con ciclo precoce" (definizione con cui si intendono coloro che  hanno contratto il virus prima di completare il ciclo di vaccinazione o in un periodo in cui l'infezione non aveva ancora stimolato una risposta immunitaria specifica tale da ridurne la suscettibilità. Ben più alto (33.620) il dato sui non vaccinati.

Rispetto ai deceduti non vaccinati,  quelli con ciclo completo avevano un’età media notevolmente superiore (85,5 contro 78,3). Il numero medio di patologie osservate è significativamente più alto nel gruppo di vaccinati  (5 contro  3,9 patologie preesistenti) e  in particolare la presenza di cardiopatie (cardiopatia ischemica, fibrillazione atriale e scompenso cardiaco), di demenza e di cancro si è dimostrata più alta in questo campione; il contrario accade per l’obesità. Inoltre, nella popolazione di vaccinati a ciclo completo il decesso avviene più frequentemente come conseguenza di complicanze extrarespiratorie (danno miocardico acuto) e meno frequentemente per insufficienza  respiratoria. Un dato che vale anche nel confronto con i vaccinati con contagio precoce.

L'esempio veneto

Un esempio della situazione arriva da Padova dove nell'ultima settimana sono triplicati i ricoveri in Terapia intensiva. Tra questi si riscontra un innalzamento dell'età media dei pazienti presi in carico, che arriva a 72,2 anni. Un dato anagrafico che può spiegare in parte, con l'inevitabile presenza di patologie pregresse, il numero di vaccinati finito in area critica.

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