Lega attacca l'UE: su strategia Farm to Fork insufficiente
Campmenosi: “Agroalimentare italiano e Governo continuino negoziato per invertire la rotta”.
"La Lega non può condividere i passaggi più controversi del testo finale del Parlamento Europeo sulla strategia ‘Farm to Fork’, iniziativa della Commissione europea alla quale manca ancora una valutazione di impatto complessiva e che sembra procedere senza tener conto della pubblicazione di indicatori, tutti di segno negativo, analizzati negli ultimi mesi all'interno di diversi studi internazionali". Si è così espresso il capodelegazione della Lega Marco Campomenosi sul testo finale del Parlamento Europeo riguardo alla strategia ‘Farm to Fork’, presentata della Commissione europea.
Il commento di Campomenosi sulla strategia Farm to Fork
"Nonostante gli studi internazionali abbiano da tempo messo in guardia l'Ue sui pericoli di perdita di produttività, di aumento delle importazioni agricole dall'estero e di prezzi sugli scaffali, Bruxelles sembra voler esporre un settore fondamentale come quello agroalimentare a una scommessa al buio, con rischi enormi per le aziende, i lavoratori e i consumatori. Il testo finale non mette ancora il settore 'in sicurezza' su etichettatura nutrizionale e su quella di origine, con termini troppo vaghi e ambigui che lasciano aperte le porte al pericolo di sistemi a semaforo che già si dice dovranno essere obbligatori".
Pericolo per il Made in Italy
L'europarlamentare ha definito il testo presentato "una minaccia per il made in Italy", e ha chiesto al Governo di non arretrare e opporsi a quanto presentato dal Parlamento Europeo
" Si tratta di letture basate più sulle mode alimentari che sulla scienza prendono il sopravvento sulla realtà dei fatti, con obiettivi ambientali e la colpevolizzazione dell’attività degli allevatori senza una valutazione scientifica a suffragare la sostenibilità e la correttezza delle soglie. Infine la proposta di una tassazione agevolata per prodotti ‘green’ spalanca la strada a logiche commerciali, già in atto in alcune catene di distribuzione, che condizionano - e non informano - i consumatori. Dopo gli sforzi sulla Direttiva per le pratiche sleali, non vorremmo fosse proprio l'Ue a legittimare la distorsione delle dinamiche dei prezzi sullo scaffale con uno strumento che potrebbe andare in direzione opposta. Da Bruxelles, che ancora dimentica di dover faticosamente far convivere sostenibilità ambientale ed economica delle proprie scelte, l’ennesima occasione persa su una partita nella quale il Paese dovrà giocare di rimessa, provando a intervenire con forza sulla proposta legislativa”.