Effetto Green pass? Sì, sulla "malattia": i certificati in continuo aumento
Dall'Ordine dei medici: "Non si fanno certificati al telefono".
Gli effetti del Green pass si vedono sin dall'inizio dell'obbligo sul posto di lavoro. Sono cresciute le vaccinazioni (del 46% l'incremento delle prime dosi), le richieste di tamponi (con il rischio che le farmacie non riescano a soddisfare tutte le richieste) e pure... i certificati di malattia. Venerdì 15 ottobre 2021, giorno di entrata in vigore dell'obbligo, i lavoratori a casa in malattia sono cresciuti del 22,6%.
E anche nei giorni successivi il numero è in crescita.
Effetto Green pass: +22,6% di certificati di malattia il primo giorno
Il giorno del debutto dell'obbligo del Green pass in Italia si è verificata un'impennata nei certificati di malattia. Venerdì 15 ottobre 2021 l'Inps ha segnalato un incremento di 17.320 lavoratori ammalati rispetto a sette giorni prima (94.191 conto 76.851), pari al 22,6% in più.
L'incremento ha riguardato maggiormente i lavoratori dipendenti del settore privato (+21,1%) rispetto al pubblico (+18,3%). Fra i lavoratori non tutelati, invece, l'aumento è del 10,5%.
E anche la settimana seguente la storia non cambia
La situazione non è poi cambiata di molto nei giorni successivi. Anche all'inizio di questa settimana si è verificato un incremento dei certificati di malattia. Secondo i dati comunicati dall'Inps, quelli arrivati sino a martedì 19 ottobre 2021 sono 83.078, contro i 74.724 del martedì precedente, con un incremento pari all'11,2%.
Dubbio lecito o no?
Inutile girarci troppo intorno. Il dubbio viene: possibile che sia una conseguenza dell'obbligo e qualcuno abbia chiesto malattia per "temporeggiare" in vista del vaccino o dell'arrivo del Green pass? Dall'Ordine dei medici rifiutano categoricamente questa ipotesi:
"Niente certificati al telefono, si concedono solo dopo visita in presenza, come prescrive la legge. E per quelli rilasciati sono state seguite tutte le regole".
Rimane il fatto che - come hanno sottolineato anche alcuni dottori - ci sono patologie difficilmente "verificabili" (un mal di testa, un mal di pancia, ad esempio).
"Se i medici hanno rilasciato i certificati lo hanno fatto seguendo tutte le regole. - spiega a Il Messaggero il presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici Chirurghi e odontoiatri (Fnomceo) Filippo Anelli - Il medico deve visitare per forza il paziente e deve fare una valutazione oggettiva. Facciamo comunque un appello a stare molto attenti nel rilasciare i certificati rispettando tutte le norme di legge. E' chiaro che anche il disagio sociale talvolta può determinare uno stato di malattia".
Situazione illustrata anche da Pina Onotri, segretario generale del Sindacato medici italiani (Smi)
"Se un paziente viene a studio lamentando una patologia non obiettivabile, tipo una cefalea, io credo a quello che mi dice. Alcuni casi non si possono indagare con indagini strumentali. A volte si tratta di una patologia che si risolve in un giorno o due. Ecco perché noi diciamo da sempre che per patologie brevi sarebbe meglio un'autocertificazione da parte del paziente. Credo che nessuno abbia fatto un certificato compiacente".