IL CASO DEL GIORNO

Pd: il sindaco di Napoli Manfredi evidenzia i limiti di Schlein (vorrebbe candidarsi lui?)

Il Partito democratico e il nervosismo sulla leadership: non solo Salis, la segretario nazionale pare accerchiata

Pd: il sindaco di Napoli Manfredi evidenzia i limiti di Schlein (vorrebbe candidarsi lui?)

Prove tecniche di successione. E’ un Pd senza pace, anche durante le feste, anche durante le ultime ore dell’anno.

Tanto che riprendendo una storica frase di Giulio Andreotti, mai come in questo caso verrebbe da dire “il potere logora chi non ce l’ha”.

Nel Partito democratico continua infatti a serpeggiare un’inquietudine che riguarda il nodo più delicato di tutti: la leadership.

Elly Schlein, attuale segretario del Pd

Un tema che periodicamente negli ultimi tempi si ripresenta nella sua “attualità” (sebbene nessuno ufficialmente lo metta tra le questioni all’ordine del giorno) e che appunto in queste ultime ore del 2025 ha ritrovato nuova vitalità.

Il dinamismo e l’inquietudine del Pd, prove di cambio della guardia

Perché la novità di questo fine anno in casa dem è rappresentata anche dall’agitarsi del sindaco di Napoli Gaetano Manfredi.

Il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi
Il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi

Come detto, ufficialmente nessuno mette in discussione Elly Schlein, ma nei fatti il dibattito interno tra i dem racconta altro.

Lo raccontano le iniziative dei riformisti capitanati da Giorgio Gori a Milano, le iniziative del sindaco di Genova Silvia Salis e dell’assessore a Roma Alessandro Onorato con Progetto Civico Italia (che guarda caso aveva visto la presenza proprio di Gaetano Manfredi e di Giuseppe Conte).

Silvia Salis e Alessandro Onorato

Lo raccontano le iniziative di Stefano Bonaccini con Energia Popolare, con la benedizione di Dario Franceschini e l’attivismo sui territori (in Lombardia e nel centro Italia) di Alessandro Alfieri e Pina Picierno. 

Stefano Bonaccini ed Elly Schlein
Stefano Bonaccini ed Elly Schlein

A fronte di questo dinamismo resta però una difficoltà evidente a individuare, oggi, una figura in grado di guidare davvero il Centrosinistra contro Giorgia Meloni.

Il Pd e il nervosismo sulla leadership: non solo Salis, ora spunta anche Manfredi

Fino a poco tempo fa il nome che circolava con maggiore insistenza era quello di Silvia Salis, sindaco di Genova, indicata da alcuni come volto nuovo, capace di intercettare consenso fuori dai recinti tradizionali del partito.

Ora però, quasi a sorpresa, nel retropalco democratico torna a farsi largo anche Gaetano Manfredi, sindaco di Napoli e presidente dell’Anci (grazie anche al sostegno del Centrodestra e in particolare di Forza Italia tanto che lo scorso anno si era vociferato anche di un suo possibile ingresso negli “azzurri”).

L’intervista rilasciata da Manfredi al Foglio va letta esattamente in questa chiave.

Toni pacati, nessuna dichiarazione di guerra, molte parole di equilibrio.

Ma il messaggio politico è chiaro: il Pd, così com’è, non è pronto. E parlare di candidature e ruoli senza una proposta solida e riconoscibile rischia di essere un esercizio sterile.

L’attacco di Manfredi a Schlein: i messaggi “cifrati”

Come detto, nessun attacco frontale, nessuna denuncia esplicita. Ma tante annotazioni che valgono forse più di mille parole.

Manfredi non ha attaccato frontalmente Schlein, ma ne ha evidenziato i limiti.

Il primo cittadino di Napoli ha detto che serve una visione, una sintesi vera, una linea chiara soprattutto sui grandi temi: economia, politica estera, credibilità di governo.

Tutte questioni su cui, implicitamente, il gruppo dirigente attuale viene giudicato insufficiente dall’ala ribelle e riformista.

Ma è una critica che riecheggia quella di altri “padri nobili” del Centrosinistra, in primis l’ex presidente del Consiglio Romano Prodi, con cui Manfredi non nasconde di avere un rapporto di stima e amicizia.

L’ex presidente del Consiglio Romano Prodi

Il “botto” di fine anno, il conto da presentare a Elly

Ecco perché ad un’analisi più approfondita, a emergere dirompenti non sono tanto le osservazioni di Manfredi dice, ma quando il sindaco di Napoli ha deciso di esternarle.

Muoversi adesso, a pochissime ore dall’approvazione della Manovra di Bilancio e a pochissime ore dalla fine dell’anno, significa segnalare che la partita è aperta.

E che, accanto alla narrazione del “campo largo” guidato naturalmente da Schlein, esistono altre opzioni.

Anche più strutturate e con un ventaglio di proposte e contenuti che renderebbero il progetto più “credibile” rispetto a quella che nelle varie tornate elettorali, quando si concretizza, più che “campo largo” viene definita ironicamente come “grande ammucchiata”.

Manfredi o Salis per il dopo Schlein: è la soluzione vincente?

A differenza di Salis, Manfredi può rivendicare un profilo di governo più strutturato: esperienza amministrativa, rapporto rodato con il Movimento 5 Stelle, capacità di mediazione.

Certo, va detto che in queste ore non sono stati pochi coloro che hanno ironizzato riguardo quella (appunto l’intervista di Manfredi a Il Foglio) che è parsa quasi come un’autocandidatura.

E le autocandidature in politica lasciano quasi sempre il tempo che trovano o addirittura la maggior parte delle volte vengono bollate come “autogol”.

Del resto, anche lo scarso appeal di Manfredi non convince. Più di qualcuno all’uscita dell’intervista pare abbia esclamato ironicamente:

“Manfredi chi?”

Fuori dai confini degli addetti ai lavori, il suo nome fatica a suscitare entusiasmo.

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Pina Picierno, pasionaria ribelle del Pd

Ecco perché alla fine quella del sindaco di Napoli viene considerata dagli osservatori più attenti come la mossa di chi ha voluto rompere il ghiaccio (in gergo politico spesso si dice “è stato armato…”) e questa possibile lettura troverebbe conferma nel plauso ricevuto da esponenti come Pina Picierno.