Dopo il via libera del Senato alla legge di Bilancio 2026, il confronto politico si è spostato immediatamente dalle cifre della manovra allo scontro tra maggioranza e opposizioni. Da una parte il governo rivendica una legge “prudente” e “responsabile“, dall’altra le opposizioni parlano di una manovra “senza visione“, “classista” e distante dai bisogni reali del Paese.
Soddisfazione per la maggioranza
Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti al termine del voto ha ribadito che la legge di Bilancio vale complessivamente circa 22 miliardi di euro e rappresenta un passo in avanti nella strategia economica del governo. Secondo Giorgetti si tratta di una “buona legge di bilancio” che conferma una traiettoria positiva per l’Italia e che ha consentito di intervenire su nodi considerati fino a poco tempo fa irrisolvibili. In particolare il ministro ha sottolineato la tassazione al 5 per cento degli aumenti contrattuali per i lavoratori con redditi più bassi e l’aliquota all’1 per cento sui premi di produttività, definendole misure richieste da tempo e simboliche della direzione intrapresa dall’esecutivo.

Sulla stessa linea il viceministro dell’Economia Maurizio Leo, che ha parlato di “grande soddisfazione” per il raggiungimento dei saldi di finanza pubblica. Leo ha respinto le accuse di scarsa attenzione al ceto medio, ricordando il taglio delle aliquote Irpef e le risorse destinate alla flat tax sugli aumenti contrattuali e ai premi di produttività.
Anche il ministro dei Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani ha rivendicato il risultato finale, ringraziando non solo la maggioranza ma anche le opposizioni per il senso di responsabilità dimostrato nei momenti più complessi dell’iter parlamentare. Secondo Ciriani, nonostante le difficoltà, la maggioranza esce compatta dal passaggio in Senato.

Dalla Lega, Matteo Salvini ha smentito qualsiasi ipotesi di tensione con Giorgetti, minimizzando le voci di un presunto gelo tra i due. Il vicepremier ha rivendicato il blocco di alcune misure sulle pensioni che avrebbero inciso sull’età pensionabile, sostenendo che l’intervento della Lega ha evitato di “fare cassa sulla pelle di lavoratori e pensionati”.
Tra i banchi della maggioranza, Fratelli d’Italia e Forza Italia hanno difeso l’impostazione della manovra come parte di una strategia coerente. Secondo FdI, il governo sta seguendo una linea chiara e stabile, mentre Forza Italia ha rivendicato l’attenzione alle forze dell’ordine e alla sicurezza. Per la Lega, la legge di Bilancio è concentrata sul ceto medio e tiene conto delle fasce più fragili già sostenute negli anni precedenti.
La reazione delle opposizioni: protesta in Aula
Di segno opposto le reazioni delle opposizioni, che hanno protestato anche simbolicamente in Aula. Poco prima del voto di fiducia, i senatori di Pd, Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra hanno esposto cartelli con la scritta “Voltafaccia Meloni”, accusando il governo di aver tradito le promesse elettorali su tasse, pensioni, sanità e accise.
Con la Meloni ci sono più tasse e c’è meno sicurezza. La destra sta tradendo se stessa. Video del discorso integrale su YouTube, qui un assaggio che Meloni non riesce a smentire. #leggedibilancio pic.twitter.com/xrstPwQ12j
— Matteo Renzi (@matteorenzi) December 23, 2025
Matteo Renzi ha attaccato duramente la manovra, definendola “brutta senz’anima” e “mediocre“, e ha rivolto critiche dirette al ministro Giorgetti, accusandolo di rappresentare l’emblema di una legge di bilancio priva di visione. Renzi ha ironizzato sull’aumento delle entrate fiscali, dalla tassa sui pacchi al raddoppio della Tobin Tax, parlando di una manovra che “pensa molto al mercato e poco ai supermercati“.
In mezzo alla solita e inutile cagnara di un dibattito parlamentare privo di contenuti, pieno di slogan e insulti reciproci, abbiamo cercato di dare un giudizio articolato e oggettivo della Legge di Bilancio. Ciò che manca è un’idea di paese e del suo futuro. Crescita, giovani,… pic.twitter.com/gXVaT8YrrA
— Carlo Calenda (@CarloCalenda) December 23, 2025
Critica anche la posizione di Carlo Calenda. Il leader di Azione ha riconosciuto come condivisibile l’obiettivo di uscire dalla procedura di infrazione europea e ha apprezzato alcune misure, come il rifinanziamento di Industria 4.0 e la detassazione dei salari. Tuttavia ha sottolineato la mancanza di una visione complessiva, denunciando l’assenza di una vera strategia sui salari, sull’industria, sui giovani e sulle donne, oltre alla scarsità di risorse destinate alla difesa.
Duro anche l’intervento dell’Alleanza Verdi e Sinistra. Il senatore Tino Magni ha parlato di una manovra “classista” che colpisce sempre gli stessi, in particolare i lavoratori più fragili, i precoci e gli usuranti, accusando il governo di aver peggiorato il sistema pensionistico. Soddisfazione, invece, per lo stralcio della norma che avrebbe impedito ai lavoratori sottopagati di ottenere gli arretrati riconosciuti dai giudici, definita “ignobile” da Avs e dal Movimento 5 Stelle.
Dal M5S, Alessandra Maiorino ha rivendicato il ritiro di quella misura come una vittoria dell’opposizione, accusando la maggioranza di voler istituzionalizzare il lavoro povero dopo aver bocciato il salario minimo. Anche il Partito democratico ha criticato duramente il governo, contestando le scelte su pensioni e welfare e respingendo le accuse rivolte all’opposizione in tema di sicurezza e ordine pubblico.