oltre le strumentalizzazioni

Famiglia nel bosco: i motivi della sospensione della potestà genitoriale e la bambina con bronchite acuta (non curata)

I minori non trascorreranno il Natale con i genitori, ma la coppia ha iniziato a collaborare con le autorità per colmare le lacune sanitarie ed educative

Famiglia nel bosco: i motivi della sospensione della potestà genitoriale e la bambina con bronchite acuta (non curata)

La Corte d’Appello dell’Aquila ha stabilito che i tre figli di Nathan Trevallion e Catherine Birmingham non potranno trascorrere il Natale con i genitori, confermando la sospensione temporanea della potestà genitoriale.

C’è una frase, nascosta tra le molte pagine del provvedimento della Corte d’Appello dell’Aquila, che più di altre restituisce la reale dimensione della vicenda della cosiddetta “famiglia nel bosco”.

È una frase tecnica, asciutta, ma di enorme peso:

“I minori, inizialmente privi di un medico di base, hanno effettuato la prima visita pediatrica il 24 luglio 2025″.

In quella data, i tre figli di Nathan Trevallion e Catherine Birmingham avevano tra i sei e gli otto anni.

È da questo dettaglio che prende forma, con maggiore nitidezza, il “prima” della storia: una lunga fase di vita vissuta ai margini delle istituzioni, senza un riferimento sanitario stabile, senza controlli pediatrici, senza quelle reti di tutela che, per legge, dovrebbero accompagnare la crescita di ogni minore.

Ed è anche da qui che arriva la decisione dei giudici di sospendere la potestà genitoriale, una misura definita dalla stessa Corte “severa”, ma al tempo stesso “temporanea”.

La scelta di vivere nel bosco e le sue conseguenze

Nathan e Catherine, coppia anglo-australiana, avevano scelto di vivere con i figli in una zona boschiva del territorio di Palmoli, nel Chietino, rivendicando una vita agreste come scelta consapevole, protettiva, lontana dalle influenze della società contemporanea. Una scelta che, secondo quanto emerge dagli atti, ha però prodotto nel tempo criticità crescenti, in particolare sul piano sanitario, educativo e sociale.

famiglia nel bosco
La famiglia nel bosco

Le condizioni dell’abitazione sono descritte in modo dettagliato nei documenti giudiziari: un fabbricato fatiscente, privo di impianti elettrici e idrici, con problemi strutturali e rischio sismico, infissi deteriorati e scarsa protezione dal freddo. In un contesto climatico come quello abruzzese, soprattutto nei mesi invernali, queste condizioni sono state ritenute potenzialmente pericolose per l’incolumità fisica dei minori.

Vi è inoltre la questione rischio sismico, tutt’altro che trascurabile in quella zona.

La salute dei bambini e il nodo dei controlli medici

Il tema sanitario emerge come uno dei punti più delicati dell’intera vicenda. Al momento dell’inserimento in casa famiglia, la figlia più piccola presentava una bronchite acuta con broncospasmo, una condizione non segnalata né curata dai genitori.

I giudici collegano questa patologia proprio alle condizioni abitative, sottolineando come l’esposizione al freddo e agli spifferi possa aver inciso sul quadro clinico.

Ma la bronchite non è un episodio isolato. Gli atti raccontano una avversione marcata ai controlli sanitari, manifestata dalla famiglia nel periodo precedente all’intervento del Tribunale.

I genitori avevano sottratto i figli al completamento del ciclo vaccinale e rifiutato una serie di accertamenti prescritti dalla pediatra, tra cui esami del sangue e una valutazione neuropsichiatrica.

La famiglia viveva in un casolare nel bosco

In questo contesto si inserisce un passaggio particolarmente significativo: in una fase iniziale, i genitori avrebbero chiesto 150mila euro come condizione per consentire ai sanitari di visitare i bambini. Una richiesta che compare negli atti e che contribuisce a delineare il clima di forte conflittualità con il sistema dei controlli pubblici.

Dopo l’intervento dell’autorità giudiziaria, tuttavia, il quadro inizia lentamente a mutare.

Nel “dopo” descritto dalla Corte, Nathan e Catherine si rendono disponibili a effettuare i controlli richiesti, accettano le indicazioni dei medici e cercano di colmare le lacune pregresse. I giudici parlano di una sorta di “conversione” al rispetto delle norme, interpretata come segnale di affetto verso i figli ma anche come risposta a un rischio concreto di disgregazione familiare.

Istruzione parentale e isolamento

Anche il capitolo dell’istruzione segue uno schema simile. La Corte non contesta la scelta dell’istruzione parentale in quanto tale, riconosciuta dall’ordinamento italiano. Ciò che viene censurato è il mancato rispetto delle procedure: nessuna comunicazione formale al dirigente scolastico competente, nessuna dichiarazione annuale sul possesso delle capacità tecniche ed economiche necessarie.

Solo in un secondo momento, anche grazie all’intervento del sindaco di Palmoli, Giuseppe Masciulli, la famiglia accetta il supporto di un’insegnante esperta di homeschooling. Resta tuttavia agli atti il dubbio sull’effettivo livello di apprendimento della figlia maggiore, per la quale una scuola paritaria aveva certificato l’assolvimento dell’obbligo scolastico, mentre secondo l’assistente sociale la bambina non sarebbe in grado di leggere.

Parallelamente, i giudici evidenziano come l’isolamento prolungato abbia limitato le occasioni di socializzazione dei bambini, ostacolando lo sviluppo di competenze relazionali, emotive e di autonomia considerate fondamentali per una crescita equilibrata.

L’episodio dei funghi e l’avvio delle segnalazioni

La vicenda entra nel radar delle istituzioni nel settembre 2024, quando l’intera famiglia sviene dopo aver ingerito funghi raccolti nei boschi. Secondo quanto riferito dal sindaco, i gemelli si salvarono perché riuscirono a raggiungere la strada provinciale e chiedere aiuto. Le condizioni di Catherine Birmingham erano particolarmente gravi, tanto da richiedere l’intervento dell’ambulanza e dell’elisoccorso.

L’accesso al pronto soccorso fa scattare automaticamente la segnalazione ai servizi sociali. La legge impone ai sanitari di informare la Procura presso il Tribunale per i minorenni in presenza anche di un semplice sospetto di pericolo. Non si tratta di una scelta discrezionale: la mancata segnalazione comporterebbe responsabilità penale.

La fuga e il rapporto con i servizi sociali

Quando i servizi sociali tentano di prendere in carico il nucleo, la famiglia si sottrae. Catherine lascia il casolare con i bambini e si trasferisce prima a Bologna, poi altrove, rifiutando di comunicare la propria posizione per timore che i figli vengano allontanati. Viene aperto un fascicolo che ricostruisce passo dopo passo la fuga.

Nathan Trevallion rimane nel bosco e fornisce informazioni ritenute non veritiere agli investigatori, arrivando a dichiarare che moglie e figli erano rientrati in Inghilterra. A metà novembre Catherine contatta i carabinieri, ma ribadisce di non voler rivelare l’indirizzo. Solo il giorno di Natale fornisce la posizione esatta della famiglia a Valsamoggia, nel Bolognese. Poco dopo, rientra in Abruzzo, tornando nel casolare con la speranza che il procedimento venga accantonato.

Il collocamento in comunità e la situazione attuale

Nonostante questi precedenti, il Tribunale non dispone una separazione definitiva. I bambini vengono collocati in una comunità educativa a Vasto per un periodo di osservazione. La madre può restare con loro, il padre ha visite regolamentate. In questo contesto, i minori mostrano una rapida capacità di adattamento, instaurando relazioni con i coetanei.

I bambini verranno ascoltati nuovamente dal Tribunale, questa volta senza la presenza dei genitori e con l’assistenza di un interprete, affinché possano esprimersi in un contesto privo di condizionamenti.

Il quadro giuridico e le reazioni politiche

Nelle conclusioni, la Corte richiama la giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo, ribadendo che l’allontanamento dei minori rappresenta un’ingerenza nella vita familiare ammessa solo se giustificata dal superiore interesse del minore e, soprattutto, deve avere carattere temporaneo. L’obiettivo dichiarato resta il ricongiungimento familiare, non appena le condizioni lo rendano possibile.

La decisione ha suscitato reazioni politiche. Il vicepremier Matteo Salvini ha parlato di una “vergogna per i giudici”, mentre la ministra Eugenia Roccella ha ribadito che gli allontanamenti devono essere un’extrema ratio.

Di segno opposto la replica della deputata Avs Elisabetta Piccolotti, che ha accusato alcuni esponenti di governo di strumentalizzare il caso.

Le motivazioni nella sentenza

Ma se la questione si è presto trasformata in una vicenda mediatica e politica, cosa dicono le carte? Ecco riassunti tutti i punti critici espressi dai giudici, che hanno comunque optato per una sospensione della della potestà genitoriale temporanea. Lasciando la madre con i minori, e dando al padre la possibilità di far loro visita.

I bambini verranno ascoltati, senza la presenza dei genitori e con interprete, per esprimersi senza condizionamenti.

  • Primo accesso medico dei bambini: effettuato il 24 luglio 2025, quando avevano tra 6 e 8 anni. Prima erano privi di medico di base, non erano mai stati visitati.

  • Patologie non curate: una delle figlie presentava bronchite acuta con broncospasmo non segnalata né trattata dai genitori.

  • Condizioni abitative: casolare fatiscente, senza impianti elettrici e idrici, infissi deteriorati, rischio sismico, esposizione al freddo. Segnalato inoltre, a causa dell’umidità, il rischio di muffe che possono cagionare problematiche respiratorie, anche rilevanti.

  • Diffidenza ai controlli sanitari: genitori hanno sottratto i figli al ciclo vaccinale e rifiutato esami ematochimici e visita neuropsichiatrica prescritti dalla pediatra.

  • Richiesta economica: inizialmente i genitori avrebbero chiesto 150mila euro per consentire le visite mediche ai bambini.

  • Homeschooling: formalmente non attuato; mancavano documenti richiesti dalla legge e dichiarazioni annuali di possesso delle capacità tecniche ed economiche. I bambini vengono descritti come incapaci di leggere e scrivere. 

  • Socializzazione limitata: isolamento prolungato ostacolava sviluppo di competenze relazionali, autonomia e gestione dei conflitti.

  • Esposizione mediatica: apparizioni televisive, fra cui “Le Iene”, considerate dai giudici come possibile strumentalizzazione dei minori.

  • Fuga e resistenza alle istituzioni: la madre, la posto che aprire un dialogo e mostrarsi propositiva con i servizi sociali, è fuggita a Bologna e ha nascosto la posizione dei figli; Nathan ha fornito informazioni false agli investigatori.

  • Principio giuridico: secondo la Corte europea dei diritti dell’uomo, l’allontanamento dei minori è un’ingerenza nella vita familiare ammessa solo se giustificata dal superiore interesse del minore e deve rimanere temporanea.

  • Obiettivo della misura: favorire il ricongiungimento familiare appena le condizioni lo consentono.

Queste le carte, la legge e i fatti.

Al di là della politica e delle informazioni, spesso frammentarie, che corrono sui social allo scopo di trasformare la vicenda in un derby, laddove c’è una complessità di ragioni – da ambo le parti – da conoscere, prima di ingaggiare crociate ideologiche sulla pelle dei bambini.