LE CONCLUSIONI DELL'INCHIESTA

Alluvione Ravenna settembre 2024: indagine chiusa, 12 accusati per disastro colposo

Non solo negligenze nell’esecuzione di opere ritenute necessarie ma persisterebbe ancora oggi il rischio di nuovi cedimenti

Alluvione Ravenna settembre 2024: indagine chiusa, 12 accusati per disastro colposo

La Procura di Ravenna (Emilia-Romagna) ha notificato 12 avvisi di fine indagine nell’ambito dell’inchiesta sulla terza alluvione che, in meno di un anno e mezzo, ha colpito il territorio ravennate. L’evento oggetto dell’indagine è quello del settembre 2024, che ha interessato in particolare le località di Traversara e Boncellino, nel comune di Bagnacavallo.

Gli indagati sono, o erano all’epoca dei fatti, figure apicali a livello locale o regionale della Protezione civile, dei settori regionali Cura del territorio e Ambiente, oltre a responsabili dei lavori eseguiti e titolari di ditte coinvolte negli interventi successivi alle precedenti alluvioni. Il fascicolo era stato inizialmente aperto per disastro colposo contro ignoti; successivamente è stata contestata anche l’ipotesi di pericolo di disastro, legata alla qualità degli interventi realizzati.

Omissioni di interventi considerati “prioritari” già 23 anni fa

Le conclusioni dell’inchiesta si fondano su una consulenza tecnica affidata dai pubblici ministeri titolari, Daniele Barberini e Francesco Coco, a tre professori del Politecnico di Milano. Secondo quanto emerso, non solo sarebbero state riscontrate negligenze nell’esecuzione di opere ritenute necessarie, che avrebbero di fatto agevolato l’inondazione, ma persisterebbe ancora oggi il rischio di nuovi cedimenti.

La consulenza ha inoltre evidenziato omissioni relative a strutture che avrebbero potuto evitare o quantomeno mitigare il rischio idraulico. Tali interventi risultavano già individuati come “prioritari” in un Piano regionale risalente a 23 anni fa. In particolare, l’asta del torrente Lamone nell’abitato di Traversara era stata indicata come zona a rischio per l’effetto dinamico del possibile crollo arginale.

La consulenza ha evidenziato omissioni relative a strutture che avrebbero potuto evitare o quantomeno mitigare il rischio idraulico

All’attenzione della Procura è finito anche il ricorso sistematico alla procedura della “somma urgenza”, utilizzata già a partire dalle prime due alluvioni del maggio 2023, con le conseguenti deroghe agli obblighi previsti dal Codice degli Appalti. Gli interventi realizzati con queste modalità sono stati definiti dai consulenti tecnici, in diversi casi, come strutturalmente a rischio di crollo.

Secondo la Procura, dunque, le criticità non riguardano soltanto il passato, ma configurano una situazione di pericolo tuttora esistente per il territorio interessato. Restano inoltre aperti i fascicoli relativi alle prime due alluvioni del 2023, anch’essi iscritti per disastro colposo contro ignoti, con accertamenti ancora in corso.