Dopo oltre cinque ore di camera di Consiglio, il 17 dicembre 2025 la Corte di Cassazione ha messo la parola fine al caso Open Arms. I giudici hanno confermato in via definitiva l’assoluzione di Matteo Salvini, oggi vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, che era stato accusato di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio per i fatti risalenti all’agosto 2019, quando da ministro dell’Interno impedì lo sbarco della nave Open Arms nel porto di Lampedusa, già in forte emergenza.
La decisione della Suprema Corte arriva a conclusione di un lungo e complesso iter giudiziario che ha attraversato cinque anni di polemiche politiche e confronti istituzionali. Subito dopo la pronuncia, Salvini ha affidato la sua reazione ai social network, pubblicando una sua foto sorridente con il pugno alzato e commentando:
“Difendere i confini non è reato”.
Il ricorso
In mattinata, prima della decisione finale, la Procura generale aveva chiesto ai giudici di rigettare il ricorso presentato dalla procura di Palermo. Quest’ultima contestava la sentenza di assoluzione pronunciata il 20 dicembre 2024 dal tribunale del capoluogo siciliano e chiedeva un nuovo processo “per saltum”, cioè direttamente davanti alla Cassazione, senza passare dall’Appello.
Secondo l’impostazione accusatoria, i giudici di primo grado avrebbero commesso un’errata interpretazione delle leggi nazionali e delle convenzioni internazionali sul soccorso in mare. Tuttavia, il tribunale di Palermo aveva stabilito che non fosse stata provata in modo pieno e inequivocabile la volontà di Salvini di privare della libertà personale i 147 migranti a bordo della nave.
I giudici avevano inoltre escluso che il precedente della nave Diciotti, vicenda nella quale era stato disposto un risarcimento per i migranti trattenuti, potesse essere automaticamente applicato al caso Open Arms.
Nel corso dell’udienza in Cassazione, l’avvocata Giulia Bongiorno, legale del ministro, aveva definito il ricorso “la totale infondatezza di un ricorso generico che contesta a raffica qualsiasi violazione di legge”. Una tesi che, con la decisione serale della Quinta sezione penale, è stata di fatto accolta dalla Suprema Corte.
Le parole di Salvini e la reazione politica
Intervenendo in serata su Raiuno, nella trasmissione Cinque minuti condotta da Bruno Vespa, Salvini ha sottolineato il peso personale della vicenda giudiziaria:
“Finalmente, dopo cinque anni di processo e non so quanti milioni di euro pagati dagli italiani per un processo politico voluto dalla sinistra, i miei figli sanno che non sono un pericoloso criminale”.
L’assoluzione ha immediatamente provocato una forte reazione nel mondo politico, soprattutto nel centrodestra. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha commentato sui social definendo la decisione una conferma di un principio chiave dell’azione di governo: “un ministro che difende i confini dell’Italia svolge il proprio dovere”.
La definitiva assoluzione di @matteosalvinimi nel caso Open Arms è una buona notizia e conferma un principio semplice e fondamentale: un Ministro che difende i confini dell’Italia non commette un reato, ma svolge il proprio dovere. Forza Matteo. pic.twitter.com/wELsv1DI7U
— Giorgia Meloni (@GiorgiaMeloni) December 17, 2025
Durante il dibattito al Senato in vista del Consiglio europeo, Meloni ha anche invitato l’Aula ad applaudire il ministro dei Trasporti alla notizia della sentenza.
Dello stesso tenore le dichiarazioni dei vertici della maggioranza. Il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Galeazzo Bignami, ha parlato di una condotta pienamente legittima, sostenendo che l’unico elemento censurabile sia stato “l’accanimento nei suoi confronti da parte di certa magistratura politicizzata”.
Dal vertice dei Patriots for Europe a Bruxelles è arrivato anche il commento del premier ungherese Viktor Orbán:
“Assolto: la giustizia ha prevalso! Il mio caro amico patriota Matteo Salvini è stato oggetto di una caccia alle streghe politica per cinque anni, sotto processo per aver bloccato uno sbarco illegale in Italia. Cinque lunghi anni di procedimenti giudiziari hanno dimostrato una cosa: difendere i confini del proprio Paese NON è un reato!”.
Non sono mancate reazioni più critiche dall’opposizione.
Angelo Bonelli, di Alleanza Verdi e Sinistra, ha affermato:
“Noi le sentenze le rispettiamo sempre. Ora la destra non potrà più sostenere che esista una magistratura rossa o politicizzata”.
Tensioni in Aula e le reazioni della Lega
La notizia dell’assoluzione è stata accolta con un applauso dai senatori della Lega, che hanno poi attaccato il Movimento 5 Stelle. In Aula, la senatrice Stefani Pucciarelli ha accusato i pentastellati di incoerenza politica, ricordando il cambio di posizione avvenuto negli anni e parlando di “opportunismo politico, per la poltrona e l’alleanza di governo con il Pd”.
Numerosi i messaggi di sostegno arrivati anche da altri esponenti istituzionali: dal presidente della Camera Lorenzo Fontana, che si è detto “felice per la sentenza di assoluzione”, al leader di Forza Italia e vicepremier Antonio Tajani, secondo cui Salvini “ha agito nell’interesse dell’Italia” e ora il governo può proseguire “uniti e compatti” fino a fine legislatura.
Maurizio Lupi, presidente di Noi Moderati, ha parlato di una decisione che rafforza “l’equilibrio tra i poteri dello Stato”.
La replica di Open Arms
Di segno opposto il giudizio di Open Arms. Oscar Camps, fondatore dell’ONG e parte civile nel processo, ha espresso una dura critica alla decisione della Cassazione:
“Per noi non è una decisione tecnica, è una decisione politica – perché autorizza altri governi a chiudere i porti e a trattenere le persone sulle navi. Dire che non c’è reato quando un ministro blocca per giorni persone salvate in mare significa legittimare l’uso della sofferenza umana come strumento politico”.
Con la pronuncia della Cassazione, il caso Open Arms si chiude definitivamente sul piano giudiziario, ma resta destinato a continuare ad alimentare il dibattito politico e culturale sul tema delle migrazioni, dei confini e delle responsabilità istituzionali nei soccorsi in mare.