Da Mosca arriva un messaggio netto e senza compromessi: nessuna concessione sui territori e nessuna presenza di truppe della NATO sul suolo ucraino. Queste posizioni rendono ancora più complesso l’orizzonte di una tregua, anche nel periodo natalizio, nonostante giorni di colloqui intensi a Berlino abbiano riavvicinato americani e ucraini su alcuni punti chiave.
Donald Trump, al termine del vertice, ha sintetizzato il clima con parole ottimiste: “Mai così vicini alla fine del conflitto”.
Tuttavia, dietro l’enfasi pubblica, l’equilibrio rimane fragile, sospeso tra nuove garanzie di sicurezza e la questione territoriale più dolorosa e controversa: il Donbass.
E il Cremlino pone i suoi veti.
Mosca detta le condizioni
Il viceministro degli Esteri russo, Sergej Ryabkov, ha ribadito senza esitazioni la linea del Cremlino:
“Non sottoscriveremo, accetteremo o saremo nemmeno soddisfatti di alcuna presenza di truppe NATO sul territorio ucraino”.
Intervistato da ABC News, Ryabkov ha chiarito che questa posizione riguarda anche eventuali garanzie di sicurezza o la partecipazione a coalizioni militari internazionali. Allo stesso tempo, la Russia non intende fare concessioni sui territori contesi: Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia, Kherson e Crimea restano non negoziabili.
Nonostante ciò, il viceministro ha espresso un cauto ottimismo sul processo diplomatico:
“Siamo sul punto di raggiungere una soluzione diplomatica. Siamo pronti a un accordo e speriamo che avvenga il prima possibile”..
Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha evitato commenti sulla dichiarazione congiunta dei leader dell’UE sulle garanzie di sicurezza per Kiev, affermando che Mosca ne valuterà il testo solo quando sarà disponibile.
Peskov ha inoltre respinto la proposta di tregua natalizia avanzata dal cancelliere tedesco Friedrich Merz e sostenuta da Zelensky: “Vogliamo la pace, non una tregua che dia sollievo agli ucraini e permetta loro di prepararsi a continuare la guerra”.
Non ci sono state recenti telefonate tra Vladimir Putin e Donald Trump dopo quella del 16 ottobre 2025, ha aggiunto Peskov, smentendo le dichiarazioni di Trump di una conversazione più recente.
Speranze europee e dichiarazioni italiane
Il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, ha dichiarato che l’accordo di pace è “fatto al 90%”, ma resta aperta la questione del Donbass. Parlando al Premio Sacharov, Tajani ha sottolineato l’importanza delle garanzie di sicurezza americane su modello dell’articolo 5 della NATO, auspicando una pace giusta e duratura:
“L’Ucraina è un paese aggredito e non può essere penalizzata dalla guerra che ha subito. Il lavoro a favore della pace sta dando i suoi frutti”.
La missione europea di Zelensky
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è arrivato a L’Aja il 15 dicembre 2025 per una missione diplomatica che lo ha già portato a Londra, Roma, Città del Vaticano e Berlino.

Fra gli appuntamenti più rilevanti, l’incontro con il premier olandese Dick Schoof e il re Guglielmo Alessandro, e la partecipazione alla conferenza del Consiglio d’Europa che istituirà una commissione internazionale per le richieste di risarcimento a favore di Kiev.
We continue the second day of intensive diplomacy in Berlin. Thank you to everyone who stands with Ukraine! pic.twitter.com/nSOISLDrdS
— Volodymyr Zelenskyy / Володимир Зеленський (@ZelenskyyUa) December 15, 2025
L’organismo dovrà quantificare i danni subiti dall’Ucraina e valutare richieste provenienti da cittadini, organizzazioni e istituzioni, partendo dal registro dei danni istituito nel 2023 con oltre 80mila segnalazioni.
I met with the President of Moldova @sandumaiamd in The Hague. I am grateful for Moldova’s support and its readiness to cooperate. We discussed possible areas for partnership and agreed on further contacts. I also informed the President about our efforts toward peace, security,… pic.twitter.com/LUIxwTo1Jl
— Volodymyr Zelenskyy / Володимир Зеленський (@ZelenskyyUa) December 16, 2025
L’iniziativa è sostenuta da 35 Paesi, con un livello di adesione tra i più alti nella storia del Consiglio d’Europa. L’avvio a pieno regime richiederà almeno 25 ratifiche parlamentari e circa un anno per definire le modalità di erogazione dei risarcimenti, incluso un possibile fondo alimentato anche da asset russi congelati. I Paesi Bassi sono tra i principali sostenitori di Kiev, con oltre 13,5 miliardi di euro in aiuti militari e 3,5 miliardi in sostegni civili dal 2022, a cui si aggiungeranno altri 700 milioni nel 2026.
Il presidente ucraino ha incontrato la presidente della Moldavia Maia Sandu a margine della conferenza del Consiglio d’Europa a L’Aja che sancirà la nascita della commissione per i risarcimenti dei danni di guerra all’Ucraina.
“Ho informato la presidente dei nostri sforzi per la pace, la sicurezza e la ricostruzione dell’Ucraina dopo la fine della guerra. Dobbiamo continuare a esercitare pressioni sulla Russia e contrastare ogni possibile manifestazione di minaccia russa”; ha riferito Zelensky, sottolineando che “un tema importante è anche il nostro percorso comune verso l’adesione all’Ue”.
Il nodo del Donbass
Zelensky ha ribadito con fermezza che l’Ucraina non riconoscerà il Donbass come territorio russo, né de jure né de facto, confermando la linea ufficiale di Kiev e sottolineando che ogni accordo dovrà rispettare la sovranità del paese.