La legge di Bilancio torna a cambiare volto. Con un nuovo pacchetto di modifiche da 3,5 miliardi di euro, il governo interviene nuovamente sulla manovra già varata due mesi fa, facendo salire il valore complessivo dell’intervento e aprendo però un nuovo fronte di scontro politico. Le risorse aggiuntive saranno destinate soprattutto a imprese e politiche industriali, mentre viene rinviato il finanziamento del Ponte sullo Stretto di Messina, con una “riprogrammazione” delle somme già stanziate per il 2025 e il 2026.
Ad annunciare le novità è stato direttamente il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che si è presentato in Senato per spiegare l’emendamento governativo in arrivo e rassicurare su saldi, tempi e sulla questione dell’oro di Bankitalia. Una mossa che però rischia di complicare l’iter parlamentare della manovra e di allungare i tempi dei lavori in commissione Bilancio.
3,5 miliardi aggiuntivi per imprese e politiche industriali
Il nuovo emendamento, che vale complessivamente circa 3,5 miliardi e dovrebbe essere concentrato soprattutto sul 2026, interviene su diversi capitoli: rifinanziamento della Zes unica, misure per Transizione 5.0 e industria 5.0, iperammortamento, interventi contro il caro materiali e risorse aggiuntive per il piano Casa. Nel “menù” entrano anche misure per favorire la previdenza complementare, valorizzando il meccanismo del silenzio-assenso per i neoassunti nelle grandi aziende.
Secondo quanto spiegato dai relatori della manovra, considerando anche le riformulazioni arrivate nei giorni precedenti (circa un miliardo), il valore complessivo della legge di Bilancio – inizialmente pari a 18,7 miliardi per il 2026 – è destinato a crescere ulteriormente. Giorgetti ha però riconosciuto che l’emendamento è “importante” e che inevitabilmente richiederà più tempo per l’esame parlamentare.
Ponte sullo Stretto: fondi rinviati e scontro politico
Uno dei punti più controversi riguarda il Ponte sullo Stretto di Messina. In manovra ci sarà una “riprogrammazione” delle risorse già stanziate, a causa dei ritardi accumulati e dello stop imposto dalla Corte dei Conti sulla delibera Cipess che approvava il progetto definitivo. Tra il 2024 e il 2026 erano stati previsti oltre 3 miliardi di euro per l’avvio dei lavori, mai partiti. Ora quelle risorse vengono spostate su altre voci, in attesa di un nuovo cronoprogramma.

Dal Mit e dalla società Stretto di Messina si parla di un’operazione puramente tecnica: la copertura finanziaria dell’opera resta garantita, ma i fondi vengono riallineati ai tempi reali di apertura dei cantieri, che slittano di alcuni mesi. Di tutt’altro avviso le opposizioni, che parlano di definanziamento di fatto e di “game over” per il progetto simbolo del ministro Matteo Salvini.
Il costo dell’opera, nel frattempo, continua a crescere: oggi la stima è di 14,6 miliardi di euro, il 248% in più rispetto all’appalto del 2005, con 13,5 miliardi già stanziati più 1,1 miliardi per opere ferroviarie collegate.

Oro di Bankitalia e rilievi della Bce
Si chiude invece, almeno sul piano politico, la vicenda dell’emendamento sull’oro di Bankitalia. Dopo il confronto con la Bce, il governo ha riformulato il testo chiarendo che le riserve auree gestite e detenute dalla Banca d’Italia “appartengono al popolo italiano“, nel rispetto dei trattati Ue. “Siamo a posto“, ha assicurato Giorgetti.
Resta però il parere critico della Banca centrale europea sulle misure fiscali a carico delle banche previste dalla manovra. Secondo Francoforte, l’aumento della pressione fiscale potrebbe avere effetti negativi su erogazione del credito, utili, liquidità e patrimonio, colpendo in particolare gli istituti di dimensioni minori e più concentrati sul credito.
Altri interventi: lavoro, cultura e sicurezza
Nel pacchetto di riformulazioni entrano anche nuove risorse per il Fondo di sostegno alle famiglie delle vittime di gravi infortuni sul lavoro: 30 milioni nel 2026 e 27 milioni dal 2027, per rideterminare l’una tantum destinata ai familiari dei lavoratori deceduti.
Sul fronte culturale, è previsto un milione di euro per il 2026 per Matera Capitale Mediterranea della Cultura e del Dialogo e 5 milioni nel 2028 per celebrare i 250 anni del Teatro alla Scala.
L’opposizione: “Caos e manovra riscritta”
Le opposizioni attaccano duramente. Pd, M5S e Avs parlano di una manovra riscritta in corsa, senza visione strategica. Per il Pd la maggioranza è “allo sbando” e il governo è costretto a spostare risorse dal Ponte per rimediare ai problemi su Transizione 5.0.
“Sono costretti a spostare quelle risorse davanti al fallimento del Ponte – ha dichiarato la segretaria del Pd Elly Schlein – ma invece di investirle nelle infrastrutture che siciliani e calabresi aspettano, le usano per rimediare ai pasticci fatti su Transizione 5.0″.

Secondo Schlein, il governo continua a fare scelte sbagliate anche sul fronte dei servizi:
“Il trasporto pubblico è un diritto fondamentale. In Spagna con 30 euro si potrà viaggiare in tutto il Paese, mentre in Italia Meloni e Salvini tagliano risorse, costringendo i sindaci ad aumentare i biglietti o ridurre le corse”.
Durissimo il Movimento 5 Stelle, che parla apertamente di “fine della farsa”. Per il deputato Agostino Santillo, “il definanziamento del tanto strombazzato Ponte rappresenta il game over per il vessillo di Salvini. Quell’opera non si farà, perché è piena di buchi progettuali e perché il Paese ha mille necessità più urgenti“.

Sulla stessa linea la capogruppo M5s in Commissione Ambiente alla Camera, Daniela Morfino:
“Finalmente il governo si rende conto che servono soldi per imprese e famiglie più che per cantieri demagogici. Questo sancisce il fallimento definitivo di un’opera con un iter approssimativo e delirante”.
Anche dal Movimento 5 Stelle in Sicilia arrivano parole nette. Il capogruppo all’Ars Antonio De Luca parla di “prologo della fine di una messinscena messa in piedi solo a scopo elettorale” e chiede di restituire alla Sicilia i fondi sottratti allo sviluppo dell’Isola. “Schifani non permetta che quelle risorse finiscano a finanziare le misure clientelari del governo Meloni“, avverte.
Critiche anche da Alleanza Verdi e Sinistra. Angelo Bonelli denuncia “una maggioranza che riscrive la manovra in corsa dimostrando di non avere né visione né strategia“. La proposta di Avs è chiara:

“Cancellare i fondi al Ponte sullo Stretto e finanziare un vero piano casa e il trasporto pubblico, che servono davvero ai cittadini”.
Nonostante le rassicurazioni del governo e del Mit, per le opposizioni il rinvio delle risorse certifica l’incertezza sul futuro dell’opera. Una vicenda che, tra stop giudiziari, costi cresciuti fino a 14,6 miliardi e fondi riprogrammati, resta ormai uno dei principali terreni di scontro politico sulla legge di Bilancio.