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Influenza 2025: cos’è la variante K, picco in arrivo. Ci si può ancora vaccinare?

Non ci sono evidenze di sintomi più gravi: l’aumento dei contagi è legato soprattutto alla ridotta immunità recente della popolazione verso il ceppo A/H3N2

Influenza 2025: cos’è la variante K, picco in arrivo. Ci si può ancora vaccinare?

L’influenza stagionale del 2025 sta entrando nella sua fase più intensa. Secondo gli esperti, pur senza la possibilità di indicare una data precisa, il picco dei casi è atteso tra la fine di dicembre e i primi giorni del 2026, quindi nelle prossime due settimane circa.

Influenza 2025: cos'è la variante K, picco in arrivo. Ci si può ancora vaccinare?
Influenza 2025

I numeri, intanto, continuano a crescere: nei primi sette giorni di dicembre quasi 700 mila persone in Italia sono state colpite da infezioni respiratorie acute, un aumento significativo rispetto alla settimana precedente.

Si tratta di un andamento in linea con quanto accade ogni inverno, ma quest’anno l’attenzione è rivolta in particolare a una variante dell’influenza di tipo A/H3N2, conosciuta come “variante K”.

Che cos’è la variante K

La cosiddetta variante K non è un nuovo virus, ma una normale mutazione di un ceppo influenzale già noto, l’A/H3N2. I virus dell’influenza cambiano continuamente e queste variazioni fanno parte del loro ciclo naturale. La variante K è emersa nei mesi scorsi nell’emisfero Sud e si è diffusa rapidamente, contribuendo ad allungare la stagione influenzale in Paesi come Australia e Nuova Zelanda.

Proprio per questa capacità di diffusione, gli esperti avevano previsto che il ceppo potesse circolare anche durante l’inverno dell’emisfero Nord. Ed è ciò che sta accadendo: in Italia, l’A/H3N2 è attualmente responsabile di circa metà dei casi di influenza.

Perché quest’anno può farsi sentire di più

Secondo gli specialisti, il punto chiave non è una maggiore aggressività del virus, ma la suscettibilità della popolazione. Negli ultimi anni l’H3N2 ha circolato meno, quindi molte persone – in particolare i bambini – non hanno sviluppato una recente immunità. Questo può favorire un aumento dei contagi e, di conseguenza, una maggiore pressione sui servizi sanitari.

È importante però sottolineare che i sintomi restano quelli tipici dell’influenza stagionale: febbre, dolori muscolari, stanchezza, tosse e mal di gola. Non ci sono indicazioni che la variante K provochi quadri clinici diversi o più gravi rispetto ad altri ceppi influenzali.

I numeri dell’influenza in Italia

I dati della sorveglianza RespiVirNet dell’Istituto Superiore di Sanità mostrano che, nella settimana dal 1° al 7 dicembre, l’incidenza delle infezioni respiratorie è stata di 12,4 casi ogni 1.000 abitanti. La fascia più colpita è, come spesso accade, quella dei bambini sotto i 4 anni, con un’incidenza circa tripla rispetto alla media nazionale.

Le Regioni con il maggior numero di casi segnalati sono Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna e Sardegna.

Quando è atteso il picco

Gli esperti spiegano che l’aumento dei casi osservato in queste settimane è coerente con il periodo dell’anno. Tradizionalmente, il picco influenzale si colloca tra la fine di dicembre e gennaio. È quindi probabile che l’incidenza resti elevata ancora per diverse settimane, prima di iniziare a diminuire gradualmente.

Sintomi, cure e durata

Dal punto di vista delle cure, l’influenza legata alla variante K si gestisce come una normale influenza stagionale. Il trattamento è soprattutto sintomatico: farmaci antipiretici per controllare la febbre, un’alimentazione equilibrata ricca di frutta e verdura, una buona idratazione e riposo sono le indicazioni di base.

Influenza 2025: cos'è la variante K, picco in arrivo. Ci si può ancora vaccinare?
Influenza 2025

Per le persone più fragili – anziani, pazienti con malattie croniche o con difese immunitarie ridotte – è importante rivolgersi al medico di famiglia, che può valutare l’andamento dei sintomi e indicare eventuali approfondimenti o terapie specifiche.

Un’attenzione particolare riguarda le donne in gravidanza. La vaccinazione antinfluenzale è fortemente raccomandata, perché l’infezione può comportare rischi anche per il feto. In caso di febbre o sintomi influenzali durante la gravidanza, soprattutto se non si è vaccinate, è consigliabile contattare tempestivamente il proprio medico.

In generale, l’influenza dura in media circa una settimana. Durante questo periodo è importante restare a casa, ridurre i contatti sociali ed evitare il contatto con persone più vulnerabili, come bambini molto piccoli, anziani o pazienti cronici.

I segnali che richiedono una valutazione medica urgente sono rari, ma vanno riconosciuti: difficoltà respiratorie, peggioramento rapido delle condizioni generali o sintomi insoliti devono sempre essere approfonditi.

Prevenzione

La prevenzione resta lo strumento più efficace. La vaccinazione antinfluenzale è ancora utile, perché il virus continuerà a circolare per buona parte dell’inverno.

Il Ministero della Sanità raccomanda di vaccinare i soggetti eleggibili anche se in ritardo, specialmente se hanno più di 50 anni o rientri nelle categorie a rischio.

Accanto al vaccino, contano molto anche i comportamenti quotidiani: lavarsi spesso le mani, coprire bocca e naso quando si tossisce o starnutisce, evitare luoghi chiusi e affollati se si hanno sintomi respiratori.

La presenza della variante K merita attenzione ma non allarmismo. Si inserisce in un contesto di influenza stagionale ben conosciuto, che può essere affrontato con informazione corretta, prevenzione e senso di responsabilità.