Il mondo dell’infanzia è travolto da una tempesta senza precedenti. Conflitti sempre più violenti, carestie in aumento, sistemi sanitari ed educativi al collasso e, soprattutto, un crollo dei finanziamenti internazionali stanno rendendo la vita di milioni di bambini più fragile che mai.
È questo lo scenario drammatico tratteggiato dall’UNICEF nel nuovo appello dell’Intervento umanitario 2026, che richiede 7,66 miliardi di dollari per raggiungere 73 milioni di minori in 133 Paesi, tra cui 37 milioni di bambine e oltre 9 milioni di bambini con disabilità.
| Area geografica / Paese | Finanziamenti (USD) |
|---|---|
| EAST ASIA AND PACIFIC REGION | |
| Myanmar | 267,186,048 |
| East Asia and Pacific Region | 39,535,599 |
| Totale regione | 306,721,647 |
| EASTERN AND SOUTHERN AFRICA REGION | |
| Etiopia | 401,508,000 |
| Mozambico | 58,757,125 |
| Somalia | 121,000,000 |
| South Sudan | 196,751,227 |
| Crisi dei Grandi Laghi (multi-paese) | 33,977,658 |
| Eastern and Southern Africa Region | 128,941,955 |
| Totale regione | 940,935,965 |
| EUROPE AND CENTRAL ASIA REGION | |
| Ucraina e risposta ai rifugiati (multi-paese) | 387,900,943 |
| Europe and Central Asia Region | 21,405,000 |
| Totale regione | 409,305,943 |
| LATIN AMERICA AND CARIBBEAN REGION | |
| Bambini in movimento e vittime di violenza armata (multi-paese) | 106,208,008 |
| Colombia | 27,100,000 |
| Haiti | 256,598,900 |
| Repubblica Bolivariana del Venezuela | 137,600,000 |
| Latin America and Caribbean Region | 53,800,000 |
| Totale regione | 581,306,908 |
| MIDDLE EAST AND NORTH AFRICA REGION | |
| Libano | 376,800,000 |
| Stato di Palestina – Gaza Strip e West Bank | 673,830,000 |
| Sudan | 962,866,106 |
| Repubblica Araba Siriana | 481,432,714 |
| Rifugiati siriani e popolazioni vulnerabili (multi-paese) | 229,518,269 |
| Yemen | 126,245,778 |
| Middle East and North Africa Region | 148,717,906 |
| Totale regione | 2,999,410,773 |
| SOUTH ASIA REGION | |
| Afghanistan | 949,074,566 |
| Bangladesh | 108,020,662 |
| South Asia Region | 71,394,515 |
| Totale regione | 1,128,489,743 |
| WEST AND CENTRAL AFRICA REGION | |
| Burkina Faso | 161,237,217 |
| Camerun | 63,074,646 |
| Repubblica Centrafricana | 39,138,422 |
| Ciad | 102,335,328 |
| Repubblica Democratica del Congo | 402,730,214 |
| Mali | 84,091,360 |
| Niger | 75,518,052 |
| Nigeria | 221,100,000 |
| West and Central Africa Region | 92,593,161 |
| Totale regione | 1,241,818,400 |
| GLOBAL | |
| Supporto globale all’Azione Umanitaria UNICEF | 53,255,926 |
| TOTALE GENERALE | 7,661,245,305 |
Aumento record di violenze contro i minori
Secondo l’organizzazione, ogni regione del mondo è ormai attraversata da crisi sovrapposte, che si rafforzano a vicenda e si espandono in scala e complessità. Le guerre, in particolare, stanno generando sfollamenti di massa e un aumento record delle violazioni contro i minori. Scuole e ospedali vengono colpiti con una frequenza senza precedenti, mentre le denunce di stupro e violenza sessuale sui bambini sono in aumento. In molti contesti, sia i piccoli che gli operatori umanitari diventano bersagli intenzionali.
“In tutto il mondo, i bambini coinvolti in conflitti, disastri, sfollamenti e turbolenze economiche continuano ad affrontare sfide straordinarie”, avverte la Direttrice generale dell’UNICEF, Catherine Russell. “Le loro vite sono plasmate da forze che vanno ben oltre il loro controllo: violenza, minaccia di carestia, shock climatici sempre più intensi e il collasso dei servizi essenziali”.
Finanziamenti ridotti, bisogni in aumento
Le difficoltà sono aggravate dal drastico calo dei fondi umanitari. Nel 2025, il sistema globale dei finanziamenti si è indebolito al punto da costringere l’UNICEF a tagliare programmi vitali in diversi Paesi. Solo nel settore della nutrizione, un deficit del 72% ha ridimensionato gli obiettivi in venti Paesi, riducendo gli interventi previsti da 42 a 27 milioni di donne e bambini. La situazione non è migliore nell’istruzione, dove mancano 745 milioni di dollari, con il rischio concreto di lasciare fuori dalla scuola milioni di bambini. Anche i programmi di protezione dell’infanzia, proprio mentre crescono i casi di violenza, vengono rallentati dalla scarsità di risorse.
“La grave carenza di fondi sta mettendo a dura prova i programmi salvavita dell’UNICEF”, denuncia ancora Russell. “I nostri team sono costretti ogni giorno a decisioni impossibili: scegliere quali zone raggiungere e quali no, ridurre la frequenza dei servizi, o ridimensionare interventi da cui dipende la sopravvivenza dei bambini”.

Accanto alla mancanza di risorse, anche l’accesso umanitario si è ridotto a livelli minimi. In numerose crisi, i fronti mobili e l’insicurezza impediscono ai convogli dell’UNICEF di raggiungere i minori che avrebbero più bisogno di aiuto. Una situazione che rende necessaria una diplomazia umanitaria costante, affinché gli operatori possano accedere alle popolazioni in pericolo.
Le proiezioni per il prossimo anno non lasciano spazio all’ottimismo: oltre 200 milioni di bambini avranno bisogno di assistenza umanitaria nel 2026. Molti di loro vivono in crisi prolungate, senza accesso stabile a cibo, scuola, cure mediche o protezione.
Gaza: neonati sempre più fragili, madri malnutrite
All’interno di questo contesto globale, la Striscia di Gaza resta una delle aree più colpite. Secondo i dati raccolti, nel 2025 il 10% dei bambini è nato sottopeso: circa 300 neonati al mese, il doppio rispetto al 2022. Nei mesi che hanno preceduto il cessate il fuoco, la media è arrivata a 460 neonati al mese, un dato mai registrato in passato. Durante la guerra, almeno 165 bambini sono morti per malnutrizione, e la crisi ha colpito duramente anche le madri: tra luglio e settembre, il 38% delle donne in gravidanza valutate dall’UNICEF presentava malnutrizione acuta.
I medici segnalano un quadro allarmante. Molti neonati pesano meno di un chilo, e gli ospedali, devastati dalle bombe e privi di personale e forniture, faticano a garantire cure adeguate. Il numero dei bambini morti nel primo giorno di vita è aumentato del 75%, passando da 27 casi al mese nel 2022 a 47 nei mesi estivi del 2025.

L’UNICEF, nonostante le difficoltà di accesso, sta cercando di tamponare l’emergenza. Dalla fine delle ostilità ha sostituito incubatrici e ventilatori, distribuito integratori a 45.000 donne in gravidanza o allattamento e sottoposto a screening nutrizionali 150.000 bambini sotto i cinque anni, avviando più di 14.000 di loro alle cure contro la malnutrizione. Sono stati avviati anche programmi di sostegno psicologico e consulenze sull’allattamento, che hanno raggiunto oltre 14.000 famiglie. Ma la situazione resta critica: nelle sole otto settimane successive al cessate il fuoco, più di 70 bambini sono stati uccisi.
Il nuovo appello: “Serve una risposta globale, stabile e flessibile”
Il piano umanitario 2026 dell’UNICEF comprende 35 diversi appelli, tra interventi nazionali, regionali e multi-paese, oltre a un programma di sostegno globale. Il fabbisogno totale è di 7,66 miliardi di dollari.
Russell invita i governi, i donatori e il settore privato a invertire la rotta:
“L’attuale crisi dei finanziamenti non riflette un calo dei bisogni umanitari, ma un crescente divario tra l’entità delle sofferenze e le risorse disponibili. È essenziale aumentare gli investimenti a favore dei bambini con finanziamenti flessibili, a lungo termine e capaci di sostenere le risposte locali”.
L’appello è chiaro: senza un impegno globale e immediato, milioni di bambini rischiano di restare soli di fronte alla guerra, alla fame e al crollo dei servizi fondamentali. E il 2026 potrebbe diventare l’anno più duro per l’infanzia degli ultimi decenni.