Numeri drammatici

Nell’ultimo anno uccisi 67 giornalisti, la metà a Gaza

Il report di Reporter senza frontiere certifica una situazione mondiale critica, in particolare in alcune zone. Nel 2025 sono 503 i giornalisti detenuti in 47 Paesi

Nell’ultimo anno uccisi 67 giornalisti, la metà a Gaza

Un anno drammatico per la sicurezza dei giornalisti. Reporter senza frontiere (RSF) ha pubblicato il tradizionale bilancio annuale sulle violenze contro la stampa: tra il 1° dicembre 2024 e il 1° dicembre 2025 sono stati uccisi 67 giornalisti, con un incremento rispetto all’anno precedente e una concentrazione delle vittime in aree di conflitto o sotto il controllo di gruppi criminali.

Gaza: quasi la metà dei giornalisti uccisi nel mondo

Il dato più allarmante riguarda la Striscia di Gaza, dove 29 giornalisti palestinesi hanno perso la vita nell’ultimo anno, pari al 43% del totale mondiale. RSF attribuisce la responsabilità di queste morti alle operazioni dell’esercito israeliano.

Dal 7 ottobre 2023, secondo l’organizzazione, sono stati uccisi circa 220 giornalisti nella Striscia, almeno 65 dei quali mentre svolgevano attività professionali. Altre fonti citate nel dibattito pubblico elevano la stima complessiva a circa 300 vittime, ma RSF mantiene la cifra ufficiale di 220.

Tra i casi più recenti, RSF segnala l’uccisione del fotoreporter Mohammed Wadi, colpito da un drone il 2 dicembre 2025, dopo il cessate il fuoco. Il rapporto ricorda inoltre l’attacco del 25 agosto 2025 all’ospedale Nasser, dove sono morti i giornalisti Hossam al-Masri, Mariam Abu Dagga, Moaz Abu Taha e Mohamad Salama.

Secondo l’organizzazione, in due anni di bombardamenti “l’esercito israeliano è stato il peggior nemico dei giornalisti”, con pratiche definite “criminali” nei confronti degli operatori dei media.

Messico: il Paese più pericoloso dopo Gaza

Il Messico conferma la sua posizione come uno dei territori più rischiosi per la stampa. Nel 2025 sono stati uccisi nove giornalisti, rendendo l’anno il più mortale dell’ultimo triennio.

A differenza dei teatri di guerra, in Messico le minacce derivano principalmente dalla criminalità organizzata e dai cartelli del narcotraffico. RSF parla di una “crescente messicanizzazione dell’America Latina”, con le Americhe che rappresentano il 24% dei giornalisti uccisi nel mondo.

Altri Paesi ad alto rischio: Sudan, Ucraina, Honduras

Il rapporto documenta anche:

  • 4 giornalisti uccisi in Sudan nell’ultimo anno.
  • Un giornalista francese, Antoni Lallican, morto in Ucraina in seguito a un attacco con drone.
  • Javier Hércules, reporter salvadoregno, ucciso in Honduras dalla criminalità organizzata, nonostante vivesse sotto protezione.

Giornalisti detenuti, ostaggi o scomparsi

Ma il conto non è solo quello drammatico delle vittime. A inizio 2025 risultano ben 503 giornalisti detenuti in 47 Paesi.

La Cina è la maggiore prigione al mondo per la stampa, con 121 detenuti. Seguono Russia (48, di cui 26 stranieri) e Myanmar (47). Israele detiene 20 giornalisti stranieri con la pratica della detenzione amministrativa.

Una ventina sono i reporter tenuti in ostaggio, tra cui sette in Yemen.

135 giornalisti risultano scomparsi in 37 Paesi, con aumenti rilevanti in Messico (28) e Siria (37), dove molti operatori erano stati imprigionati o sequestrati negli anni precedenti.

L’allarme di RSF: “I giornalisti non muoiono, vengono uccisi”

Il direttore generale di RSF, Thibaut Bruttin, definisce il 2025 un anno segnato dall’odio contro i media:

“Questi 67 giornalisti non sono morti per caso. Sono stati presi di mira per il loro lavoro. La critica ai media è legittima, ma non deve trasformarsi in ostilità verso chi informa.”

Thibaut Bruttin

Bruttin denuncia inoltre il “declino del coraggio dei governi” e l’incapacità delle organizzazioni internazionali di garantire la protezione dei reporter nei conflitti e nelle aree controllate da gruppi armati.