LEGITTIMA DIFESA

Assolto l’artigiano che uccise il vicino che gli stava demolendo casa con una ruspa (con la famiglia dentro)

Nel caso di Mugnai, l’aggressione stava realmente avvenendo: la casa veniva distrutta, c’erano la moglie e figli. Nel caso del gioielliere Mario Roggero, recentemente condannato, al momento dello sparo i rapinatori stavano già fuggendo

Assolto l’artigiano che uccise il vicino che gli stava demolendo casa con una ruspa (con la famiglia dentro)

Sandro Mugnai, l’artigiano che il 5 gennaio del 2023 a San Polo frazione di Arezzo uccise, sparandogli con un fucile da caccia, Gezim Dodoli, il vicino di casa che con una ruspa gli stava demolendo l’abitazione, è stato assolto dai giudici della Corte d’assise del tribunale di Arezzo.

I giudici del Tribunale della città toscana lo hanno assolto con formula piena.

Uccise il vicino che gli stava demolendo la casa, cosa era accaduto

Due anni fa aveva ucciso a colpi di carabina il vicino. L’artigiano 56enne era prima stato accusato di omicidio volontario, poi di eccesso colposo di legittima difesa.

Sandro Mugnai

I fatti risalgono alla notte tra il 5 e 6 gennaio del 2023.

Allora, per motivi che non sono emersi nemmeno nella fase processuale (forse qualche screzio tra vicini del passato) Gezim Dodoli, che viveva nel piano sotto del casale dove abita anche Mugnai, si era messo alla guida della sua ruspa, scagliandosi contro l’abitazione.

Mugnai stava festeggiando l’Epifania con la famiglia. In casa c’erano anche la madre, la moglie, un figlio, il fratello e la cognata.

A un certo punto tutti avvertirono forti scosse causate dalle collisioni del mezzo pesante.

Inizialmente pensarono al terremoto, poi si resero conto di cosa stava accadendo realmente.

Allora l’artigiano aveva imbracciato la sua carabina da cacciatore, puntandola contro il vicino di casa.

Furono esplosi sei colpi, alcuni dei quali raggiunsero mortalmente Dodoli.

L’angosciante AUDIO della chiamata al 112 e lo sparo in diretta:

Le motivazioni della sentenza

Mugnai è stato assolto in quanto i giudici hanno ritenuto che abbia agito “in stato di legittima difesa”.

Ma la sentenza letta dalla presidente della Corte d’assise di Arezzo, Anna Maria Lo Prete è stata fortemente criticata.

L’avvocata di parte civile, Francesca Cotani, ha infatti attaccato la decisione dei giudici:

“Se accettiamo la tesi della sentenza, da domani se qualcuno mi rovina l’auto mi posso mettere alla finestra e sparare un colpo”.

E ancora:

“Le due fasi dell’aggressione non sono da collegare alla legittima difesa. I tre colpi partono dopo che l’escavatore si era fermato e aveva inserito la retromarcia. Mugnai ha accettato il duello, ha accettato la sfida e ha sparato”.

La felicità del protagonista

Visibilmente commosso e felice invece Mugnai che accolto la lettura della sentenza in Aula insieme alla moglie, ai figli e a tanti amici.

Sentendo l’assoluzione con formula piena, è scoppiato in lacrime e ha poi commentato:

“Finalmente un Natale sereno, sono sollevato, sono stati anni difficili. Dovevo difendere la mia famiglia”.

Legittima difesa, le differenze con il gioielliere di Grinzane Cavour

Mario Roggero, il gioielliere di Grinza Cavour

Dopo l’assoluzione di Mugnai, il pensiero è subito andato alla sentenza dei giudici nei confronti di Mario Roggero, il gioielliere di Grinzane Cavour in provincia di Cuneo che è stato invece recentemente condannato in Appello a 14 anni e 9 mesi per aver ucciso i suoi rapinatori.

Le differenze tra i fatti e il modo in cui la giustizia li ha valutati offrono spunti di riflessione sul concetto di legittima difesa.

Su cosa la legge consideri “pericolo attuale” e su dove invece finisca la difesa e inizi quella che in molti definiscono “giustizia fai da te”.

I differenti contesti, le differenti valutazioni

Il confronto tra i due casi, ironia del destino alla ribalta delle nostre cronache nazionali praticamente in contemporanea, evidenzia come il concetto di legittima difesa — nella pratica giudiziaria — dipenda molto dal contesto, dal grado di pericolo percepito e dallo stato dei fatti al momento dello sparo.

Nella fattispecie, guardando al pericolo attuale e imminente.

Nel caso di Mugnai, l’aggressione stava realmente avvenendo: la casa veniva distrutta, c’erano la moglie e figli.

I giudici hanno ritenuto ci fosse un pericolo per le vite umane, una distruzione della casa imminente, dunque un pericolo attuale.

Nel caso di Mario Roggero, al momento dello sparo i rapinatori stavano già fuggendo.

Secondo i giudici, dunque, non c’era più un pericolo immediato verso di lui o verso terzi, e quindi lo sparo sarebbe stato una reazione non giustificata da una minaccia concreta e contemporanea.

Proporzionalità e uso dell’arma

La seconda considerazione riguarda proporzionalità e uso dell’arma.

Nel caso Mugnai, la forza letale è stata ritenuta proporzionata rispetto alla minaccia: una ruspa in azione, minacciava la vita della famiglia e avrebbe comportato la distruzione dell’abitazione.

Nel caso Roggero l’uso dell’arma letale contro persone in fuga (secondo i giudici non era più in atto una minaccia) è stato considerato eccessivo.

Il pericolo percepito non era più immediato, il contesto non giustificava dunque una reazione con due morti.

Contesto e funzione sociale della difesa

La terza considerazione riguarda il contesto e la funzione sociale della difesa.

Difendere la propria abitazione e la propria famiglia da un assalto che mette in pericolo vite e integrità fisica — come nel caso Mugnai — è tradizionalmente uno dei contesti dove la legittima difesa trova maggior giustificazione.

Difendere un’attività commerciale da una rapina — e ancor più se la minaccia è terminata o i rapinatori sono in fuga, è il convincimento dei giudici — è più controverso, e la giurisprudenza (come dimostra il caso Roggero) tende a considerarlo meno giustificabile come legittima difesa, soprattutto con esiti letali.