Nella notte tra il 2 e il 3 dicembre 2025 sono stati rimessi in libertà l’ex ministra degli Esteri Federica Mogherini – oggi rettrice del Collegio d’Europa – l’ex segretario generale del Servizio europeo di azione esterna (EeaS) Stefano Sannino e Cesare Zegretti.

I tre erano stati ascoltati dalla polizia federale delle Fiandre occidentali nell’ambito dell’inchiesta sul presunto scandalo legato ai fondi destinati ai giovani diplomatici europei. A renderlo noto è stata la Procura europea (Eppo), che guida l’indagine.
Ma le reazioni politiche nostrane non si sono fatte attendere.
Mogherini gate
Il rilascio è avvenuto perché gli inquirenti non li hanno ritenuti “a rischio di fuga”, come spiegato dagli investigatori. Restano però aperte le accuse, che spaziano dalla frode negli appalti alla corruzione, fino al conflitto di interessi e alla violazione del segreto professionale.
Il caso – presto ribattezzato “Mogherini gate” – ruota attorno al bando che, nel 2022, ha assegnato al Collegio d’Europa la gestione dell’Accademia diplomatica dell’Unione europea, un programma di formazione di nove mesi rivolto ai giovani diplomatici dei Paesi membri. Un’aggiudicazione che già all’epoca aveva suscitato critiche per un possibile conflitto d’interessi, visto che il Collegio, pur presentandosi come un istituto indipendente di studi europei, riceve gran parte dei finanziamenti proprio dalla Commissione europea, dove Mogherini aveva ricoperto il ruolo di vicepresidente dal 2014 al 2019.
La Procura europea ha spiegato in un comunicato che “vi sono forti sospetti che, durante la procedura di gara per il programma, sia stato violato l’articolo 169 del Regolamento Finanziario relativo alla concorrenza leale e che informazioni riservate relative all’appalto in corso siano state condivise con uno dei candidati partecipanti alla gara“.
Le reazioni politiche in Italia
La notizia dell’inchiesta ha scatenato reazioni immediate nel panorama politico italiano, con toni spesso molto diversi. Lega e Movimento 5 Stelle hanno chiesto fin da subito piena trasparenza, mentre dal governo il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha richiamato alla necessità di mantenere un atteggiamento rispettoso del garantismo.
Giuseppe Conte ha parlato di una vicenda che getta un’ombra sull’immagine del Paese in Europa: “Che brutta figura per l’Italia”, dichiarando che l’Ue appare “travolta da un nuovo scandalo corruzione”.
Dalla Lega, l’eurodeputata Silvia Sardone ha iniziato invocando “massimo garantismo”, per poi lanciare un attacco politico più diretto:
“Di sicuro la superiorità morale tanto ostentata dalla sinistra è ormai un vago ricordo. Non possiamo infatti dimenticare gli scandali del Qatar Gate e dei finanziamenti Ue per pagare le lobby green”.
Nel Partito Democratico, invece, ha prevalso la prudenza: “Attendiamo gli sviluppi”, è la posizione ufficiale. Una linea simile anche per Fratelli d’Italia, che evita commenti approfonditi in attesa di ulteriori elementi.
Le reazioni internazionali: Russia e Ungheria all’attacco
Il terremoto giudiziario non è passato inosservato fuori dall’Italia e fuori dalla stessa Unione europea. La Russia, in particolare, ha colto l’occasione per attaccare Bruxelles. La portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova, ha affermato che l’Unione europea “chiude un occhio sulla propria corruzione, ma continua a fare la predica agli altri“.
Toni altrettanto duri sono arrivati dall’Ungheria, tradizionalmente la voce più critica verso le istituzioni europee tra i Paesi membri e al tempo stesso l’alleato politico più solido di Mosca nell’Ue. Zoltan Kovacs, portavoce del primo ministro Viktor Orbán, ha scritto su X: “Un altro giorno, un altro scandalo ‘choc’ Ue“.