L’esame della Manovra entra nella fase decisiva. Il voto sugli emendamenti dovrebbe infatti partire non prima di lunedì 9 dicembre 2025 in Commissione Bilancio al Senato, mentre proseguono le verifiche tecniche e politiche su una lunga serie di proposte, molte delle quali sono state dichiarate inammissibili.
Tra queste, spicca nuovamente il caso di Opzione Donna, la misura che consente ad alcune lavoratrici il pensionamento anticipato e che, salvo sorprese dell’ultima ora, è destinata a scadere alla fine dell’anno.
Opzione Donna di nuovo esclusa: servono coperture
L’emendamento presentato da Fratelli d’Italia e promosso dalla senatrice Paola Mancini, volto a prorogare e ampliare la platea delle beneficiarie fino al 31 dicembre 2025, è stato giudicato inammissibile per la seconda volta. A mancare, come già in precedenza, è la necessaria esplicitazione delle coperture finanziarie.

Il costo stimato della proroga – circa 90 milioni di euro – avrebbe intaccato quasi per intero il fondo da 100 milioni destinato alle modifiche parlamentari. Per questo la proposta è stata nuovamente cassata nell’ultima revisione degli emendamenti.
Un ulteriore spiraglio, però, resta aperto. Il capogruppo di Fratelli d’Italia al Senato Lucio Malan si dice fiducioso della possibilità che il governo individui le coperture e consenta una riformulazione del testo entro la scadenza fissata. “Quando è questione di oneri è rimediabile”, ha affermato, ricordando che tra le priorità del gruppo vi sono anche temi complessi come compensazioni, dividendi, affitti brevi e iperammortamento, tutti oggetto di approfondimenti in corso.
Ventuno le proposte dichiarate inammissibili
Nel complesso, sono 21 gli emendamenti giudicati inammissibili: 17 per problemi di copertura e 4 per materia.
Oltre a Opzione Donna, non passano – tra gli altri – infatti anche l’emendamento di FdI sulla detassazione dei contratti, quello sulla decontribuzione per le assunzioni stabili al Sud, la flat tax al 10% per i giovani proposta dalla Lega e la detassazione dei premi di produttività per i redditi fino a 28mila euro. In più anche varie norme su straordinari degli infermieri, comunità energetiche cooperative, semplificazioni amministrative e incentivazioni al Turismo.
Tra gli inammissibili per materia spicca la proposta di FI sull’autofattura per l’acquisto di tartufi da raccoglitori occasionali.
La Commissione ha fissato per mercoledì 3 dicembre alle ore 15 la scadenza per presentare riformulazioni o sostituzioni degli emendamenti respinti.
Resta in piedi l’emendamento sul Mes
Diverso invece il destino dell’emendamento riguardante il Mes, riformulato dopo la prima bocciatura. Il relatore della Lega Claudio Borghi ha confermato che la nuova versione, che ipotizza la vendita della quota italiana senza indicarne più il valore, è stata ammissibile.

Accordo vicino su Irap per banche e assicurazioni
Sul versante fiscale, il governo avrebbe raggiunto un’intesa con il settore bancario per evitare l’ulteriore incremento di 0,5 punti dell’Irap. La soluzione individuata prevede un inasprimento temporaneo della riduzione delle deducibilità delle perdite pregresse per gli anni 2026 e 2027.
Le banche avevano espresso forte contrarietà a un ulteriore aumento dell’imposta, giudicato troppo oneroso, mentre il governo è alla ricerca di risorse per finanziare le modifiche alla Manovra.
Il nodo delle riserve auree di Bankitalia e il confronto con la Bce
Prosegue anche l’istruttoria sull’emendamento di Malan che afferma che le riserve auree di Bankitalia appartengono allo Stato. La Bce ha confermato di essere stata consultata e sta valutando il testo. L’oro, pari a 2.452 tonnellate e valutato oltre 270 miliardi di dollari ai prezzi attuali, costituisce un elemento strategico per la stabilità finanziaria.

Tempistiche e rischio esercizio provvisorio
Il testo della Legge di Bilancio 2026 è attualmente in Commissione. Sebbene non esista un termine formale per l’approdo in Aula, l’obiettivo è arrivare al Senato entro il 15 dicembre, per poi passare alla Camera ed evitare lo spettro dell’esercizio provvisorio.
In caso di mancata approvazione entro il 31 dicembre, scatterebbe infatti una gestione a risorse limitate per un massimo di quattro mesi, con conseguenze potenzialmente gravi su mercati e fiducia degli investitori.
L’avvio delle votazioni il 9 dicembre rischia di comprimere ulteriormente i tempi, ma non è esclusa la via del maxi-emendamento del governo per accelerare l’iter.