POLEMICHE

Perché Meloni ha deciso di intervenire contro l’Università di Bologna (per un corso ufficiali a Modena)

"Risorse non garantibili": l'Alma Mater aveva detto "no" alla richiesta di attivare un corso triennale esclusivo in Filosofia riservato agli ufficiali dell’Esercito

Perché Meloni ha deciso di intervenire contro l’Università di Bologna (per un corso ufficiali a Modena)

La polemica tra il Governo e l’Università di Bologna sul mancato avvio di un corso di laurea in Filosofia dedicato agli allievi ufficiali dell’Accademia militare di Modena si è trasformata in un caso politico nazionale.

La scintilla è scoccata dopo le dichiarazioni del capo di Stato Maggiore dell’Esercito, generale Carmine Masiello, che ha denunciato la mancata attivazione del percorso formativo da parte dell’ateneo bolognese. Un episodio che ha spinto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni a intervenire personalmente, aprendo un confronto diretto con il mondo accademico.

L’origine del caso: il “no” al corso di Filosofia per i giovani ufficiali

Tutto è iniziato sabato 29 novembre 2025, quando il generale Masiello, intervenendo a Bologna, ha espresso “amarezza” per il fatto che l’Università di Bologna non avesse accettato la proposta di attivare un corso triennale in Filosofia riservato a 10-15 ufficiali dell’Esercito. L’obiettivo, ha spiegato, era “creare pensiero laterale”, superare stereotipi e arricchire la formazione dei giovani militari con competenze umanistiche.

Carmine Masiello

Secondo Masiello, l’ateneo avrebbe rifiutato per “timore di militarizzare la facoltà”. Parole che hanno alimentato immediatamente polemiche e richieste di chiarimento.

L’intervento di Meloni: “Una scelta incomprensibile e sbagliata”

Le dichiarazioni del generale hanno portato Giorgia Meloni a prendere posizione con toni duri attraverso una nota pubblicata anche su X.

Un atto incomprensibile e gravemente sbagliato. Non si tratta solo di una scelta inaccettabile, ma di un gesto lesivo dei doveri costituzionali che fondano l’autonomia dell’Università. L’Ateneo, in quanto centro di pluralismo e confronto, ha il dovere di accogliere e valorizzare ogni percorso di elevazione culturale, restando totalmente estraneo a pregiudizi ideologici”.

“Questo rifiuto implica una messa in discussione del ruolo stesso delle Forze Armate, presidio fondamentale della difesa e della sicurezza della Repubblica, come previsto dalla Costituzione. Arricchire la formazione degli ufficiali con competenze umanistiche è un fattore strategico che qualifica ulteriormente il servizio che essi rendono allo Stato”.

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Giorgia Meloni

“Ribadisco personalmente e a nome del Governo il pieno e incondizionato sostegno all’Esercito e alle Forze Armate e condanno fermamente ogni tentativo di isolare, delegittimare o frapporre barriere ideologiche a un dialogo istituzionale così fondamentale per l’interesse nazionale”.

La replica dell’Università di Bologna: “Nessun rifiuto alle iscrizioni”

L’Alma Mater, di fronte alla crescente pressione politica e mediatica, ha pubblicato una nota per ricostruire la vicenda. L’ateneo precisa di non aver mai negato l’iscrizione a nessuno, inclusi uomini e donne delle Forze Armate e che la collaborazione con l’Accademia di Modena è attiva da oltre vent’anni, con posti riservati per esempio in Medicina Veterinaria.

Il nodo, spiega l’università, non riguarda l’accesso ai corsi esistenti, bensì la richiesta di istituire un percorso triennale esclusivo, svolto interamente presso la sede dell’Accademia e destinato solo agli ufficiali. Un modello formativo che, secondo l’Ateneo, richiedeva risorse, docenze e organizzazione non garantibili “allo stato dei fatti”. Da qui la decisione – presa a ottobre dal Dipartimento di Filosofia – di non procedere.

Bernini prova a chiudere il caso: “Il corso si farà”

Nel tentativo di placare la polemica, la ministra dell’Università Anna Maria Bernini si è recata personalmente a Modena, assicurando che il corso verrà attivato comunque, anche se non a Bologna. Bernini annuncia la creazione di un gruppo interforze universitario dell’Emilia-Romagna, guidato dall’Università di Modena e Reggio Emilia, per rispondere alle esigenze formative dell’Accademia militare.

La ministra Anna Maria Bernini

Mi faccio garante della realizzazione del corso”, ha dichiarato, sostenendo che l’autonomia degli atenei implica anche responsabilità verso le istituzioni.

Le reazioni politiche: accuse incrociate e difesa dell’autonomia accademica

Dalle opposizioni arrivano critiche durissime alla premier. Per il Partito Democratico, Meloni cerca “diversivi” e attacca ingiustificatamente un ateneo che ha semplicemente valutato l’impossibilità organizzativa di avviare un corso chiuso e su misura. Avs parla apertamente di “grave attacco all’autonomia universitaria” e denuncia il rischio di trasformare l’università pubblica in un luogo di formazione “a commessa” per categorie specifiche.

Il tema chiave, secondo le opposizioni, è proprio questo: un percorso triennale esclusivo non sarebbe compatibile con la missione pubblica dell’università, basata su libera ricerca, apertura e trasparenza.

Una vicenda che apre un fronte più ampio

Il caso del corso in Filosofia per l’Accademia militare va oltre le dinamiche locali tra Bologna e Modena. Dietro la polemica si intrecciano questioni più profonde: il rapporto tra politica e università; l’equilibrio tra autonomia accademica e esigenze istituzionali e la legittimità dei percorsi esclusivi all’interno dell’università pubblica.

Il Governo rivendica la necessità strategica di una formazione umanistica per i militari. L’ateneo difende la propria autonomia e la sostenibilità delle scelte didattiche. Le opposizioni temono un’ingerenza politica nella vita universitaria. Intanto, mentre continua lo scontro pubblico, una cosa è certa: il corso si farà, come assicura la ministra Bernini, ma non sarà l’Università di Bologna a ospitarlo.