Dopo la tappa in Turchia, Papa Leone XIV ha raggiunto Beirut, capitale del Libano, seconda tappa del suo primo viaggio apostolico. Il pontefice è atterrato nel primo pomeriggio all’aeroporto internazionale della capitale libanese, scortato negli ultimi chilometri da due caccia. Un gesto che ha evidenziato l’attenzione alla sicurezza per un Paese segnato da tensioni interne e da un clima regionale instabile.
Oggi vogliamo confidare all’intercessione di San Charbel i bisogni della Chiesa, del #Libano e del mondo. Per la Chiesa chiediamo l’unità. E per il mondo chiediamo la #pace, particolarmente per il Libano e per tutto il Levante. Ma non c’è pace senza la conversione dei cuori.…
— Papa Leone XIV (@Pontifex_it) December 1, 2025
Ad accoglierlo, il presidente della Repubblica Joseph Aoun, il presidente dell’Assemblea Nazionale Nabih Berri, il primo ministro Nawaf Salam, le rispettive consorti e il Patriarca di Antiochia dei Maroniti, il cardinale Bechara Boutros Rai. Le campane delle chiese cattoliche di Beirut e di altre città libanesi hanno suonato simultaneamente al momento dell’arrivo del Papa: l’ultimo era stato Benedetto XVI, nel 2012.
Pope Leo visits the tomb of St Charbel in Annaya, Lebanon pic.twitter.com/Tk12OP1cdI
— Vatican News (@VaticanNews) December 1, 2025
Gaza, il Papa ribadisce “Due popoli, due Stati”
Durante il volo da Istanbul a Beirut, conversando con i giornalisti, Papa Leone XIV ha affrontato la questione centrale del suo itinerario: Gaza e la Palestina, dove la prospettiva della pace al momento resta lontana.
“La Santa Sede già da diversi anni pubblicamente appoggia la soluzione di due Stati – ha ribadito – ma sappiamo tutti che Israele ancora non accetta questa proposta. Eppure è l’unica via possibile al conflitto che vivono continuamente”.

Il Pontefice ha sottolineato che la Chiesa intende porsi come voce mediatrice, mantenendo rapporti di amicizia con entrambe le parti:
“Noi siamo anche amici di Israele e cerchiamo con le due parti di essere una voce mediatrice che possa aiutare ad avvicinarci a una soluzione giusta per tutti”.
A questo proposito ha citato il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, appena incontrato:
“È certamente d’accordo con questa proposta. La Turchia ha un ruolo importante che potrebbe giocare”.
Il Papa: “Anche sull’Ucraina servono dialogo e cessate il fuoco”
Papa Leone ha parlato anche dell’altra guerra che sta segnando il nostro tempo: il conflitto russo-ucraino. Ha ricordato che la Turchia, nei mesi scorsi, ha favorito un tentativo di dialogo tra Kiev e Mosca, e ha aggiunto:
“Oggi ci sono di nuovo proposte concrete per la pace. Speriamo che Erdogan, con i suoi rapporti con i presidenti di Russia, Ucraina e Stati Uniti, possa aiutare a promuovere il dialogo, il cessate il fuoco e una soluzione di questo conflitto”.
L’arrivo a Beirut
Dopo la cerimonia di benvenuto, il Papa si è recato al Palazzo presidenziale, dove ha piantato simbolicamente un “cedro dell’amicizia”, al fianco delle autorità libanesi. Nel suo primo discorso pubblico in Libano ha scelto parole che sono apparse come il manifesto spirituale di questo viaggio:
“Beati gli operatori di pace! In questa terra pace non è una semplice parola: è un desiderio e una vocazione, un dono e un cantiere sempre aperto”.

Rivolgendosi alle istituzioni ha aggiunto:
“A voi che avete compiti istituzionali è destinata una speciale beatitudine se a tutto potrete dire di avere anteposto l’obiettivo della pace, anche in circostanze complesse e incerte”.
Il pontefice ha poi dedicato parte del discorso alla forza delle donne e dei giovani libanesi, spesso costretti a emigrare:
“Le donne hanno una specifica capacità di operare la pace, perché sanno custodire e sviluppare legami profondi con la vita e con le persone. Beati i giovani che restano o che ritornano, perché il Libano sia ancora una terra piena di vita”.
Il Libano conta oggi più persone nella diaspora che nel Paese, un dato che il Papa ha definito “impressionante e doloroso”.