Passate la lunga tornata delle Regionali, ora tutti concentrati sulla nuova legge elettorale in vista delle Politiche del 2027 (in copertina, Salvini, Tajani e Meloni con Vance).
Oddio, proprio tutti no, visto che la questione già all’indomani del voto in Veneto, Campania e Puglia è stato subito messo sul tavolo da Fratelli d’Italia e Forza Italia (il loro mantra è quello del sistema proporzionale, anche se con sfaccettature diverse, mentre Pd e 5Stelle sembrano voler attendere almeno la Primavera e la Lega addirittura ostenta il suo disinteresse per la questione).
Il tutto mentre, novità quasi dell’ultima ora sulla legge elettorale, Elly Schlein, invitata ad Atreju per la tradizionale convention nazionale di Fratelli d’Italia, è pronta a sfidare la premier e leader di FdI Giorgia Meloni.

Legge elettorale, lo scontro… Giorgia ed Elly sul palco di Atreju?
Nel frattempo, come detto, subito gli scrutini delle Regionali, l’obiettivo di Fratelli d’Italia è stato dichiarato: riformare il Rosatellum all’insegna della “stabilità”.
In ordine cronologico lo hanno ribadito ad alta voce il responsabile nazione dell’organizzazione del partito Giovanni Donzelli, il responsabile delle campagne elettorali Francesco Filini e il sottosegretario all’attuazione del programma, Giovanbattista Fazzolari.

I primi due evidenziando appunto l’obiettivo di garantire stabilità dopo l’esito del voto (“Il Pd ha governato per anni senza aver mai vinto le elezioni”, ha tuonato Filini martedì, 25 novembre 2025, a Radio 24 intervistato da Simone Spetia), il rappresentante del Governo rimettendo al centro del dibattito anche la questione del Premierato.
Proporzionale e Premierato, FdI cerca il colpaccio
Proprio Fazzolari ha osservato:

“La nostra idea è proporre una legge elettorale già adatta alla riforma del premierato. Un modello che di fatto ricalcherebbe il sistema che vige per sindaci o Regioni”.
E ancor più in estrema sintesi, un proporzionale con premio di maggioranza (“…anche un solo voto in più”, ha spiegato sempre Filini a Radio 24) e indicazione del presidente del Consiglio.
E riguardo ancora al tema della “stabilità”, Donzelli ha aggiunto:

“Va fatta una riflessione sulla legge elettorale perché con il campo largo unito, a differenza del 2022, se si votasse oggi non ci sarebbe la stessa stabilità politica né in caso di vittoria del Centrodestra, né del Centrosinistra”.
Ma un percorso così completo (proporzionale+premio di maggioranza+premierato), una sorta di “all in” figlia anche degli ultimissimi riscontri delle urne e dei sondaggi elettorali, si prospetta in salita.
Perché più che le opposizioni di Centrosinistra, andranno convinti gli alleati.
Perché se come detto Forza Italia sul proporzionale ci sta, sul premierato è tiepida (per usare un eufemismo, visto che il “brand” Berlusconi nel simbolo a quel punto avrebbe molto meno senso).
Mentre invece la Lega è sorniona su entrambe le questioni.
Il proporzionale per Forza Italia, ma senza Premierato, la Lega osserva (quasi) silente…
Riguardo al proporzionale, l’ipotesi che circola con maggior insistenza nei corridoi della politica e tra gli addetti ai lavori prevederebbe un premio di maggioranza al 55% per chi supera il 40% dei voti.
La Lega però, ad esempio, osserva situazione e scenari poco più che silente.

Emblematica ad esempio la posizione del leader, vicepremier e Ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini che, interpellato da più parti sulla questione, continua a dichiararsi per nulla interessato alla modifica della legge, anche se attraverso i suoi più stretti collaboratori ha già fatto arrivare le sue perplessità riguardo il superamento dei collegi uninominali.
Diverso è l’atteggiamento di Forza Italia. Il segretario nazionale (anche lui vicepremier, e Ministro degli Esteri) Antonio Tajani in un’intervista al Corriere della Sera in effetti ha evidenziato la necessità di mettere mano alla legge elettorale, ma senza la “postilla” (non di poco conto) del Premierato:

“È una necessità, perché l’attuale può produrre distorsioni e instabilità. Noi pensiamo a un proporzionale con premio di maggioranza. Permette la governabilità e anche l’espressione e la rappresentazione di tutte le forze, con le loro specificità”.
E ancora:
“Io non metterei il nome del candidato premier sulla scheda, anche perché allo stato non so quanto sia compatibile con la nostra Costituzione. Invece sì a premio e clausola di sbarramento. È il sistema migliore per tutti”.
Legge elettorale, l’opposizione fa muro
Oltre alle perplessità esternate in sfaccettature diverse da Lega e Fi, c’è invece la sonora bocciatura dell’opposizione.
Come ad esempio proprio dalle parole di Elly Schlein:

“Hanno capito che con questa legge elettorale, avendo noi riunito faticosamente questa coalizione progressista, vinceremmo le prossime elezioni politiche”.
Durissimo il leader del Movimento Cinque Stelle ed ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte in un’intervista a Repubblica:

“Direi alle forze di maggioranza, dopo questa tornata elettorale che evidentemente ritengono poco soddisfacente, di non lasciarsi dettare le iniziative politiche dall’ansia. Non possono pensare a qualche espediente solo per avvantaggiarsi. Né possono pensare di far rientrare il premierato dalla finestra dopo essersi spaventati quando lo hanno presentato davanti al portone principale. Oltretutto non mi sembra che siano d’accordo al loro interno”.
Cosa prevede il Rosatellum e come era andata nel 2022
L’attuale sistema elettorale (il Rosatellum) combina una parte maggioritaria e una proporzionale.
Circa tre ottavi dei posti disponibili – 147 alla Camera e 74 al Senato – vengono attribuiti con un meccanismo maggioritario in collegi uninominali, dove si elegge un solo candidato per circoscrizione.
I restanti cinque ottavi – 245 deputati e 122 senatori – sono invece distribuiti in modo proporzionale all’interno di collegi plurinominali, tra liste o coalizioni che superano le previste soglie di accesso.
In concreto, al Senato 74 seggi su 196 derivano dai collegi uninominali, mentre alla Camera questo tipo di collegi assegna 147 seggi su 392.
Una quota aggiuntiva pari al 2% complessivo – otto deputati e quattro senatori – è infine destinata alla circoscrizione Estero, riservata appunto agli elettori italiani residenti fuori dal Paese.
Alle Politiche del settembre del 2022 l’intero centrodestra si presentava al voto unito. Il campo progressista era invece spaccato.
Con il Centrodestra e il Centrosinistra diviso in tre il risultato è stato evidente: 121 deputati sui 147 dei collegi uninominali sono andati al Centrodestra mentre solo 22 ai partiti progressisti (12 alla coalizione Pd, Avs, +Europa e 10 al M5s).
E le stesse proporzioni si erano avute per il Senato (56 contro 10).
Dal “Rosatellum” al “Melonellum” rispolverando il “Tatarellum”
Dal “Rosatellum” a quello che gli avversari hanno subito definito “Melonellum”, fino a una rispolverata del “Tatarellum”.
Perché alla lunga la nuova legge elettorale che Fratelli d’Italia vuole somiglia moltissimo alla vecchia legge e di fatto ne sarebbe una “riedizione”.
La legge 23 febbraio 1995, n. 43 (detta anche legge Tatarella dal promotore Giuseppe “Pinuccio” Tatarella, storico esponente di Msi e An, è una legge che ancora oggi regola il sistema elettorale di alcune Regioni italiane a statuto ordinario e a statuto speciale.
Fu ideata per imprimere una modifica in senso maggioritario e presidenziale al sistema di governo regionale nel nostro Paese.
Ma fu utilizzata anche per le elezioni Politiche e per la composizione del Parlamento.
Introdotta nel 2005 e utilizzata per le elezioni Politiche del 2006, 2008 e 2013, la legge è stata successivamente abrogata nel 2017 e sostituita dal nuovo sistema attualmente in vigore.