L'APERTURA

Matrimoni gay, la Corte UE: “Riconoscere unioni contratte in altri Stati membri”

Il Vaticano ha invece pubblicato una nota sulla monogamia riaffermando il matrimonio come "legame esclusivo tra un uomo e una donna"

Matrimoni gay, la Corte UE: “Riconoscere unioni contratte in altri Stati membri”

La sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea – di oggi martedì 25 novembre 2025 – ha riacceso il dibattito sui matrimoni tra persone dello stesso sesso, stabilendo un principio che potrebbe avere effetti significativi nei diversi Stati membri.

La Corte ha infatti affermato che tutti i Paesi dell’Unione sono tenuti a riconoscere un matrimonio tra due cittadini europei dello stesso sesso, legalmente contratto in un altro Stato membro. Il riconoscimento non è una semplice formalità: è infatti legato alla tutela della libertà di circolazione e soggiorno, e al diritto fondamentale al rispetto della vita privata e familiare.

Il caso dei cittadini polacchi sposati in Germania

Il caso che ha portato alla sentenza riguarda due cittadini polacchi, uno dei quali anche tedesco, che nel 2018 si sono sposati a Berlino, dove il matrimonio egualitario è legale dal 2017. Tornati in Polonia, hanno chiesto la trascrizione dell’atto di matrimonio, ma si sono scontrati con un rifiuto basato sulla legislazione nazionale, che non contempla le nozze tra persone dello stesso sesso.

La questione è arrivata alla Corte UE, la quale ha dichiarato che un simile diniego viola il diritto europeo. Secondo i giudici, impedire la trascrizione limita la vita familiare dei coniugi e li costringe a vivere nel proprio Paese come se fossero single, creando ostacoli personali, professionali e amministrativi.

Matrimoni gay, la Corte UE: "Riconoscere unioni contratte in altri Stati membri"
Il caso che ha portato alla sentenza riguarda due cittadini polacchi sposati a Berlino

La Corte ha precisato che il riconoscimento di un matrimonio contratto altrove non implica l’obbligo per gli Stati membri di introdurre nel proprio ordinamento il matrimonio egualitario. Significa però che, ai fini del diritto europeo, il vincolo coniugale deve avere una forma di riconoscimento effettivo. Spetta ai singoli Paesi decidere come farlo: tramite unione civile, registrazione amministrativa o altre modalità. Tuttavia, se esiste un’unica via per la trascrizione, come nel caso polacco, questa deve essere accessibile anche alle coppie dello stesso sesso.

In Italia, dove le unioni civili sono in vigore dal 2016, non vi è obbligo di introdurre il matrimonio egualitario, ma la posizione della Corte sembra rafforzare la necessità di riconoscere pienamente lo status acquisito all’estero, anche per evitare vuoti normativi che possano escludere diritti fondamentali legati alla vita di coppia.

Vaticano: “Matrimonio legame esclusivo tra uomo e donna”

Proprio nella giornata di oggi, il Vaticano ha pubblicato una Nota dottrinale intitolata Una caro (una sola carne). Elogio della monogamia”. Il documento, approvato da Papa Leone XIV, riafferma la visione cattolica del matrimonio come legame esclusivo tra un uomo e una donna, radicato nella Scrittura e nella tradizione teologica.

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Papa Leone XIV

Secondo la Nota, la monogamia non è soltanto la negazione della poligamia, ma un modello antropologico e relazionale fondato sull’appartenenza reciproca e sulla dignità del dono totale di sé. La sessualità, in questa prospettiva, non ha soltanto una funzione procreativa, ma consolida il legame tra i coniugi, che formano “una sola carne”. Il documento riconosce che tali affermazioni possono apparire controcorrente nella società contemporanea, ma richiama le parole di Sant’Agostino: “Dammi un cuore che ama e capirà ciò che dico”.

In questo contesto, si delinea così un quadro complesso: da un lato l’Europa giuridica, che tutela la libertà di movimento e la vita familiare oltre i confini nazionali; dall’altro la dottrina cattolica, che ribadisce la propria concezione antropologica del matrimonio.