FIORISCE L'INTESA

Trump ha accettato l’invito di Xi: andrà in visita in Cina il prossimo aprile

E sulla guerra in Ucraina il presidente asiatico è d'accordo sull'obiettivo di una pace duratura

Trump ha accettato l’invito di Xi: andrà in visita in Cina il prossimo aprile

Una telefonata ritenuta “molto buona” da Donald Trump ha segnato un nuovo capitolo nei rapporti tra Stati Uniti e Cina. Il presidente americano ha annunciato di avere accettato l’invito del leader cinese Xi Jinping a visitare Pechino il prossimo aprile 2026.

Sarà poi Xi ad andare a Washington

Lo ha scritto lo stesso Trump sul suo social Truth, sottolineando come “il rapporto con la Cina sia estremamente forte” e come da questa conversazione siano emersi “progressi significativi” rispetto agli accordi stipulati nell’ultimo incontro a Busan, in Corea del Sud, meno di un mese fa.

Seguirà poi anche una visita di Xi negli Stati Uniti entro la fine dell’anno, segno di una diplomazia che torna a muoversi con intensità dopo anni di tensioni commerciali e attriti geopolitici. Il colloquio è stato richiesto da Pechino – fatto inusuale rispetto alle precedenti conversazioni – suggerendo la volontà cinese di accelerare il dialogo con Washington su diversi dossier.

Il nodo Ucraina e il sostegno alla pace

Secondo l’agenzia ufficiale Xinhua, Xi Jinping ha ribadito che la Cina sostienetutti gli sforzi per raggiungere una pace equa, duratura e vincolantein Ucraina. Un messaggio che la Casa Bianca accoglie con favore, soprattutto in un momento in cui Trump punta a formalizzare la sua proposta di accordo entro il Giorno del Ringraziamento o, al più tardi, nelle prime settimane di dicembre.

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Per Pechino, il negoziato può aprire spazi di collaborazione con Washington, a patto che vengano rispettate – come richiesto da Xi – le “legittime preoccupazioni di sicurezza” di Mosca. Trump ha visto in questa apertura una conferma del “rapporto privilegiato tra leader” che sta provando a costruire con il presidente cinese.

Taiwan torna al centro della scena

Momento di particolare delicatezza è arrivato sulla questione di Taiwan. Xi ha definito il ritorno dell’isola alla Cina “un elemento chiave dell’ordine internazionale del dopoguerra”, chiarendo la posizione di principio di Pechino e citando la “lotta comune contro fascismo e militarismo” del secolo scorso come monito storico.

Trump e Takaichi

Trump non ha menzionato Taiwan nei suoi commenti pubblici, limitandosi ai temi commerciali, ma secondo la lettura cinese avrebbe riconosciuto l’importanza del dossier. Una presa d’atto che arriva in un momento complicato: nei giorni scorsi il Giappone – alleato degli Usa – ha annunciato che potrebbe reagire militarmente in caso di attacco cinese a Taiwan, alimentando la tensione diplomatica con Pechino.

Una tregua commerciale fragile

Sul fronte economico, l’incontro di Busan aveva aperto uno spiraglio. Stati Uniti e Cina avevano concordato una tregua sui dazi, con Washington che ha ridotto una tariffa del 20% legata al fentanyl in cambio dell’impegno cinese a limitare le esportazioni di sostanze chimiche utilizzate per produrre l’oppioide.

Dopo la telefonata, Trump ha confermato che l’accordoper i nostri grandi agricoltori migliorerà ancora”, soprattutto grazie alla ripresa delle importazioni cinesi di soia. Gli Stati Uniti, intanto, hanno congelato l’ipotesi di tariffe aggiuntive al 100% su alcuni beni cinesi, mentre Pechino ha rimandato il nuovo ciclo di controlli sulle terre rare. Un clima di distensione, ma non di risoluzione definitiva: le tariffe restano e in media sono ancora vicine al 50%.