“Se dovesse scoppiare la bolla dell’intelligenza artificiale, nessuna azienda sarà immune, nemmeno la nostra”.
Con questa frase, Sundar Pichai, CEO di Alphabet, la società madre di Google, ha sintetizzato alla BBC le tensioni e le incertezze che accompagnano il boom dell’AI.

Dietro a queste parole c’è la logica conseguenza dei massicci investimenti che i colossi tecnologici hanno sostenuto negli ultimi anni per sviluppare intelligenza artificiale “straordinaria”, spesso con una quota di irrazionalità, come lo stesso Pichai precisa.
Timori nella Silicon Valley
I timori di un possibile crollo della bolla AI non restano confinati ai corridoi della Silicon Valley. Sono stati espressi apertamente alla stampa, anche se la fiducia nel settore è ancora forte: da aprile, le azioni di Alphabet hanno quasi raddoppiato il loro valore.
Tuttavia, il rischio rimane, e Pichai paragona la situazione attuale a quella dei primi anni di internet, quando grandi investimenti erano inevitabili per una tecnologia destinata a trasformare la società.
“L’AI è la tecnologia più avanzata su cui l’umanità abbia mai investito”, ha affermato il CEO, sottolineando che il progresso porterà inevitabilmente a sfide sociali e occupazionali.
L’impatto sul lavoro e le competenze
Secondo Pichai, la diffusione dell’AI comporterà una transizione in molte professioni: insegnanti, medici e altre categorie continueranno a esistere, ma chi avrà successo sarà chi saprà utilizzare questi nuovi strumenti in maniera efficace. La formazione e l’adattamento diventeranno quindi elementi chiave in un mercato del lavoro in evoluzione.
Il CEO ritiene che Google sia meglio attrezzata per affrontare eventuali turbolenze grazie al suo modello “full stack”, che combina prodotti e servizi diversificati. Allo stesso tempo, Pichai ha sottolineato la necessità di investimenti paralleli sul fronte energetico: l’intelligenza artificiale è altamente dispendiosa in termini di elettricità, con un consumo globale stimato attorno all’1,5% nel 2024, un dato destinato a crescere rapidamente.
Per bilanciare la crescita tecnologica con le esigenze ambientali, servono risorse per la produzione di energia “verde”. Il CEO ha ammesso che il boom dell’AI ha rallentato i progressi di Google e Alphabet verso gli obiettivi climatici, ma ha confermato che entrambe le società puntano al “net zero” entro il 2030.
Il mercato azionario e i timori della bolla AI
Fino a pochi giorni fa, le borse continuavano a segnare record storici: Milano ha toccato livelli mai raggiunti dal 2001, superando finalmente il crollo legato ai mutui subprime del 2008. Successivamente si è osservata una correzione significativa. Il motivo principale era la paura di una bolla dell’AI, alimentata dagli enormi investimenti nel settore e dai dubbi sui ritorni a breve termine.
Nvidia sfida i timori
Proprio in questo contesto, i risultati trimestrali di Nvidia resi noti nelle scorse ore hanno attirato l’attenzione come possibile termometro dello stato dell’AI. La società ha registrato un fatturato di 57 miliardi di dollari, superiore ai 55,2 miliardi previsti, segnando un aumento del 62% rispetto allo stesso periodo del 2024.

I profitti sono saliti a 31,9 miliardi di dollari, con una crescita del 65% rispetto ai 19,3 miliardi dell’anno precedente. L’utile per azione (EPS) ha raggiunto 1,30 dollari, contro 1,26 attesi.
Il business storico del gaming ha fatturato 4,3 miliardi, vicino ai 4,4 miliardi previsti, mentre il vero traino resta la divisione data center, con 51,2 miliardi di dollari di ricavi, superando le stime di 49,3 miliardi e crescendo di 10 miliardi in soli tre mesi. Nvidia vende tutto ciò che riesce a produrre, confermando una domanda elevata destinata a durare anni.
I risultati di Nvidia sono stati interpretati come un momento cruciale, capace di rafforzare o far crollare le borse.
Entusiasmo e prudenza
Il mercato dell’intelligenza artificiale continua a muoversi tra entusiasmo e prudenza. Se da un lato i timori di una bolla persistono, dall’altro i risultati di aziende come Nvidia mostrano che la domanda e la crescita dei ricavi restano solide.
Per Pichai, la chiave sarà bilanciare lo sviluppo tecnologico con le esigenze sociali ed energetiche, preparando le persone a una transizione lavorativa inevitabile e puntando a un futuro sostenibile, anche in caso di eventuali turbolenze nel settore.