17 donne e bambini

Gaza, altre 28 vittime palestinesi nonostante il cessate il fuoco. Israele: “Eliminati due capi di Hamas”

Fra appelli ai garanti della tregua, tensioni politiche e violenze dei coloni in Cisgiordania, la situazione resta instabile e gli aiuti essenziali continuano a scarseggiare

Gaza, altre 28 vittime palestinesi nonostante il cessate il fuoco. Israele: “Eliminati due capi di Hamas”

La situazione nella Striscia di Gaza continua a essere segnata da fragilità politica e tensioni militari, nonostante il cessate il fuoco formalmente in vigore dal 10 ottobre 2025.

La giornata del 19 novembre 2025 ha segnato l’ennesima rottura dell’equilibrio con 28 vittime palestinesi – fra cui 17 donne e bambini – che hanno riacceso il dibattito sulle responsabilità e sulla capacità dei mediatori internazionali di garantire la tregua.

Hamas denuncia una violazione del cessate il fuoco

In una nota diffusa il 19 novembre, Hamas ha accusato Israele di aver infranto gli impegni presi, chiedendo un intervento immediato a Egitto, Qatar e Turchia, considerati garanti della tregua. Il movimento palestinese ha esortato anche l’amministrazione Trump a esercitare pressioni su Israele, sostenendo che le giustificazioni addotte da Tel Aviv riguardo a presunti attacchi contro le proprie forze sarebbero “pretesti” volti a legittimare nuove operazioni.

Gaza, altre 28 vittime palestinesi nonostante il cessate il fuoco. Israele: "Eliminati due capi di Hamas"
Benjamin Netanyahu

Il comunicato accusa inoltre il premier Benjamin Netanyahu di voler alimentare una “pericolosa escalation” e definisce gli attacchi delle scorse ore un tentativo di riprendere la strategia repressiva adottata nei mesi precedenti.

La versione israeliana e le accuse reciproche

L’esercito israeliano (Idf) attribuisce la ripresa delle ostilità a un attacco contro soldati di stanza oltre la Linea Gialla, nell’area di Khan Yunis. Pur non avendo riportato feriti, Israele sostiene che l’episodio rappresenti una violazione diretta del cessate il fuoco e afferma di aver agito contro figure di alto livello dell’ala militare di Hamas.

Fonti israeliane riferiscono che gli attacchi avrebbero avuto come obiettivo alti comandanti dell’ala militare di Hamas, che controlla ancora parte del settore occidentale della Striscia. Fra i bersagli eliminati figurerebbero il comandante della Brigata Zeitoun e il responsabile dell’unità navale di Hamas.

Tuttavia, l’agenzia palestinese Wafa sostiene che i raid abbiano colpito zone densamente abitate, sia nell’area di Gaza City sia a Khan Yunis, provocando vittime civili.

Il ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, ha ribadito che Israele rimane “forte e determinato” nel rispondere a ogni minaccia. Dopo una visita con il premier Netanyahu alle truppe schierate nella zona della ex Siria occupata, Katz ha assicurato sostegno totale ai militari, sottolineando la loro disponibilità a intervenire “in ogni scenario”.

Gli Stati Uniti condannano la violenza dei coloni

Nel quadro più ampio delle tensioni nei territori palestinesi, l’ambasciatore statunitense in Israele, Mike Huckabee, ha definito “atti di terrorismo” le recenti aggressioni compiute da gruppi di coloni israeliani contro civili palestinesi in Cisgiordania.

Huckabee ha però precisato che tali episodi coinvolgono una minoranza ristretta di individui, spesso giovani e non residenti nelle colonie, e ha ricordato che la leadership israeliana ha pubblicamente condannato queste azioni.

Sulla situazione a Gaza, l’ambasciatore ha affermato che il cessate il fuoco “resta formalmente valido”, pur riconoscendo che incidenti locali possono continuare a verificarsi.

Una popolazione allo stremo

Nel frattempo, la popolazione di Gaza continua a vivere una drammatica emergenza umanitaria. Le recenti piogge e i forti venti hanno distrutto tende e rifugi di fortuna, lasciando migliaia di famiglie senza protezione mentre l’inverno si avvicina.

Gaza, altre 28 vittime palestinesi nonostante il cessate il fuoco. Israele: "Eliminati due capi di Hamas"
Macerie a Gaza

Secondo l’UNHCR, quasi un milione e mezzo di persone necessita di un riparo immediato, ma vasti quantitativi di materiali umanitari restano bloccati ai valichi di ingresso.

Le organizzazioni sanitarie denunciano la carenza di forniture mediche di base, la scarsità di cibo e l’assenza di servizi essenziali. Le ONG chiedono un intervento rapido per permettere l’ingresso e la distribuzione degli aiuti, indispensabili per alleviare le sofferenze della popolazione civile.