Il recente suicido del quattordicenne Paolo Mendico in seguito al supposto accanimento perpetrato nei suoi confronti dagli alunni della sua scuola, mette ancora una volta in risalto la gravità del fenomeno del bullismo.
Violenza, percezione inadeguata
Al di là delle circostanze in cui è maturata questa tragedia, su cui è in corso un’inchiesta, emerge chiaramente come oggi la percezione della violenza, anche quella verbale (offese, scherni e vessazioni), sia sempre più inadeguata: tra i giovanissimi si afferma sempre di più l’idea che le azioni offensive facciano acquisire visibilità e popolarità, e, tra gli adulti, si tende a minimizzare la valenza negativa di questi accanimenti verbali, facendoli passare per semplici bravate che in quanto tali non meritano attenzione.
Eppure il bullismo, che si attua in contesti relazionali in cui vi è squilibrio di potere tra chi compie l’azione e chi la subisce (la vittima, più debole, timida e introversa non è in grado di difendersi e spesso teme vendette o ritorsioni nel caso denunciasse gli episodi di bullismo), procura ferite invisibili e permanenti danneggiando l’autostima, dando problemi di salute fisica e più spesso mentale col rischio di indurre isolamento sociale.
Spesso i bulli hanno difficoltà a gestire le emozioni e a risolvere i conflitti in modo pacifico, hanno scarsa empatia verso le vittime e un alto livello di aggressività, in alcuni casi possono essere vittime di bullismo a loro volta e agiscono come agiscono per sfogare la propria sofferenza o per sentirsi più potenti. Accanimenti e circoli viziosi da cui trapela chiaramente la mancanza di educazione all’effettività, di intelligenza emotiva, di empatia.
Le azioni bullizzanti
“Le azioni bullizzanti si espletano nelle aule degli istituti scolastici pubblicamente, eppure spesso non vengono denunciate dal corpo docente e dagli altri alunni – spiegano da Meritocrazia Italia – I soggetti che assistono al bullismo, senza essere direttamente coinvolti, potrebbero avere un ruolo determinante nella prevenzione e nell’interruzione del fenomeno denunciandolo o sostenendo e difendendo le vittime. Tuttavia accade spesso che preferiscano non intervenire per paura delle ripercussioni o per non perdere la popolarità e il gruppo di appartenenza o, peggio ancora, perché temono di diventare anch’essi vittime di pressioni e di minacce. Gli insegnanti, dal canto loro, spesso si astengono dall’intervenire adducendo di non avere gli strumenti per poterlo fare adeguatamente. E così accade che la violenza sottile, reiterata e pungente del bullismo si perpetri per anni tra le aule scolastiche in un clima omertoso, logorando l’animo di chi subisce violenza e, in casi estremi, estinguendo la voglia di vivere.
Le proposte di Meritocrazia Italia
Meritocrazia Italia ribadisce l’importanza di prevenire, interrompere e punire i fenomeni del bullismo, insistendo a tal fine sull’importanza di:
- promozione della cultura del rispetto delle diversità e dell’inclusione anche attraverso la comunicazione aperta, l’ascolto e l’empatia;
- introduzione dell’intelligenza emotiva nei piani formativi, per favorire la corretta gestione delle dinamiche relazionali e delle emozioni;
- obbligo per gli insegnanti di rimanere vigili sui comportamenti e sulle abitudini verbali e comunicative degli alunni e di denunciare ai genitori dei bulli gli accanimenti perpetrati su un membro della classe figurando eventuali ripercussioni sulla valutazione della condotta e della resa complessiva;
- uno psicologo che possa essere di aiuto agli insegnanti anche negli eventuali incontri con le famiglie;
- incontri tra genitori e insegnanti per interventi condivisi e coerenti.
La strategia più efficace per combattere la piaga del bullismo rimane la prevenzione, la promozione di un clima culturale, sociale ed emotivo in grado di stroncare sul nascere comportamenti di prevaricazione e prepotenza, intollerabili in una scuola che dovrebbe essere il luogo sereno dell’apprendimento e della condivisione di regole morali.