la legge tedesca

Infusione endovenosa: come le gemelle Kessler hanno posto fine alla loro esistenza

Assistite dalla DGHS: legale e medico presenti per garantire la volontà libera e responsabile delle due sorelle. Successivamente è stata avvisata la polizia

Infusione endovenosa: come le gemelle Kessler hanno posto fine alla loro esistenza

Educate, disciplinate e ironiche. Questi gli aggettivi più ricorrenti per descrivere – fra coloro che le hanno conosciute, all’indomani della notizia della morte, mediante suicidio assistito – le gemelle Alice ed Ellen Kessler.

“Da quando eravamo ragazzine – raccontavano – avevamo un’idea molto chiara: dovevamo essere indipendenti. Non volevamo dipendere da un uomo in nessuna maniera. Eravamo femministe ma senza pensarci: da quando avevamo 15 anni abbiamo iniziato a guadagnarci da sole la nostra vita”.

Addio alle gemelle Kessler: la scelta, il testamento e il giorno fissato per morire
Gemelle Kessler

In coerenza con questa forma mentis, ben diversa da quella diffusa fra gli italiani e le italiane del boom economico che le ammiravano sul piccolo schermo, hanno stabilito tutto, nei minimi dettagli. Anche il finale o, meglio, fine vita.

La scelta, il testamento e il giorno fissato per morire

Le due donne si sono spente insieme il 17 novembre 2025, all’età di 89 anni, nella loro casa in Baviera. La loro ultima decisione è stata coerente con tutta la vita vissuta fianco a fianco: anche la morte doveva avvenire lo stesso giorno, secondo un piano scelto da entrambe e preparato con lucidità.

“Il nostro desiderio è andarcene insieme, lo stesso giorno. L’idea che a una delle due capiti prima è molto difficile da sopportare”. avevano raccontato.

Da anni le gemelle si erano ritirate volontariamente dalla televisione e dalla vita pubblica. Non provavano più alcun interesse a tornare sotto i riflettori e respingevano ogni proposta.

“Abbiamo deciso di non fare più nulla e la nostra scelta resta quella – spiegavano l’anno scorso –. Riceviamo di continuo richieste di tornare in tv, ma rifiutiamo tutto: non ci attira niente, non vogliamo più apparire”.

Vivevano in un comune vicino a Monaco, non lontano dagli studi della Bavaria Film, in due abitazioni identiche collegate dallo stesso ingresso, dove avevano costruito la loro quotidianità lontano dalla ribalta.

Anche dal punto di vista testamentario, avevano previsto ogni dettaglio.

Le loro ceneri sarebbero state raccolte nella stessa urna, insieme a quelle della madre Elsa e del loro cane Yello. Non avendo eredi diretti, avevano scelto di destinare il patrimonio a Medici Senza Frontiere, motivando così la decisione:

“Perché rischiano la vita per gli altri, hanno preso il Nobel per la Pace e sono seri”.

La legge tedesca

La loro scelta di porre fine alla vita rientra nel quadro legale tedesco, ridefinito nel 2020 dalla sentenza della Corte costituzionale federale che ha depenalizzato il suicidio assistito.

Secondo quella decisione, ogni persona ha il diritto di “porre fine alla propria vita secondo i propri termini”, purché agisca “responsabilmente e di spontanea volontà”, sia maggiorenne e pienamente capace di intendere e volere.

La legge continua invece a vietare l’eutanasia attiva: chi assiste non può compiere l’atto al posto del richiedente, perché ciò equivarrebbe a omicidio. Il paziente deve essere sempre in grado di attivare personalmente il meccanismo che lo condurrà alla morte.

L’associazione che le ha aiutate

Stando a quanto rivelato dal quotidiano Münchner Merkur, Alice ed Ellen si erano rivolte più di sei mesi fa alla Deutsche Gesellschaft für Humanes Sterben (DGHS), la più nota associazione tedesca che assiste chi decide di morire.

La portavoce dell’organizzazione, Wega Wetzel, ha spiegato che le due sorelle “si sono rivolte a noi anni fa, perché volevano morire insieme”, e ha descritto l’intero percorso che hanno dovuto seguire.

Il primo incontro è avvenuto con un legale, che doveva accertare che la loro decisione fosse maturata da tempo, che non esistessero alternative e che la scelta fosse libera, non influenzata da pressioni esterne o da patologie psichiatriche. Successivamente è intervenuto un medico, incaricato di verificare che le due donne avessero maturato una “decisione libera e responsabile”. Dopo queste verifiche iniziali, legale e medico hanno continuato a seguirle nei mesi successivi, controllando che non ci fossero ripensamenti.

Addio alle gemelle Kessler: la scelta, il testamento e il giorno fissato per morire
Le gemelle Kessler

Quando tutto è stato confermato, Alice ed Ellen hanno scelto autonomamente la data del 17 novembre. Quel giorno, racconta Wetzel, “al momento della morte sia il legale sia il medico erano presenti”.

È il medico a preparare l’infusione endovenosa, ma la legge impone che sia la persona stessa ad azionare la valvola che avvia la somministrazione. Prima che ciò avvenga, i professionisti chiedono un’ultima volta se la scelta sia chiara e realmente voluta, eseguendo poi una prova tecnica con una soluzione salina. Solo dopo questo ulteriore controllo, quando è certo che la volontà sia libera e definitiva, si procede.

Le donne hanno quindi azionato il dispositivo che ha avviato l’infusione del farmaco anestetico, causando un immediato arresto cardiocircolatorio.

Come previsto dal protocollo, la polizia è stata avvertita subito dopo e, una volta arrivata nella loro abitazione, ha constatato il decesso ed escluso qualsiasi responsabilità di terzi. Anche questo passaggio è parte integrante della procedura tedesca, che richiede che le autorità verifichino che le regole sancite dalla Corte costituzionale siano state rispettate.

“Spesso – ha spiegato Wetzel – ci sono familiari presenti che poi possono testimoniare che è andata così. Oppure a volte si fanno dei video”.

Il doppio suicidio assistito di due figure così note potrebbe ora riaccendere il dibattito europeo attorno al fine vita, ancora osteggiato e discusso in molti Paesi.

“Magari farà capire a molti che non è necessario andare in Svizzera”, ha commentato Wetzel. “Si può morire con dignità anche in Germania”.