Risoluzione

Anche l’Onu dice sì al Piano Trump per Gaza, Hamas invece dice no e rifiuta il disarmo

Forza di stabilizzazione internazionale: il Consiglio di sicurezza approva, Cina e Russia si astengono

Anche l’Onu dice sì al Piano Trump per Gaza, Hamas invece dice no e rifiuta il disarmo

Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha approvato, con 13 voti favorevoli e le astensioni di Russia e Cina, la risoluzione statunitense sul piano di pace per Gaza.

Il testo autorizza la creazione di una “forza internazionale di stabilizzazione” incaricata di supportare la sicurezza dell’enclave palestinese e, soprattutto, di avviare il processo di smilitarizzazione che include il disarmo delle infrastrutture militari di Hamas. Washington parla di una decisione storica. Ma cosa cambia adesso?

Perché la risoluzione è cruciale

L’approvazione era indispensabile per avviare la fase due del piano di pace: dopo la tregua, lo scambio dei prigionieri e il ritiro parziale dell’Idf (l’esercito israeliano), la nuova fase punta alla stabilizzazione della Striscia e alla creazione delle condizioni per un percorso politico a lungo termine.

L’esito del voto non era scontato: Mosca e Pechino avevano minacciato il veto e presentato una bozza alternativa che non prevedeva la smilitarizzazione, escludeva il Board of Peace e assegnava al Segretario Generale dell’Onu — non agli Stati Uniti — il compito di definire i criteri della forza internazionale. Alla fine, la pressione dei principali Paesi arabi (Qatar, Egitto, Arabia Saudita, EAU, Giordania, Indonesia, Pakistan, Turchia) e il sostegno dell’Autorità Palestinese hanno reso politicamente difficile l’opposizione.

Cosa prevede la risoluzione dell’Onu

Il testo adottato dal Consiglio di Sicurezza definisce alcuni punti chiave:

  1. Forza internazionale di stabilizzazione
    avrà il compito di gestire la sicurezza di Gaza nella fase di transizione, dovrà disarmare Hamas e altre milizie non governative e supporterà il ritorno dei civili e la ricostruzione delle infrastrutture essenziali.
  2. Board of Peace (in carica fino al 2027
    Gli Stati membri potranno partecipare al Board of Peace, l’organo di supervisione del processo di stabilizzazione, presieduto da Donald Trump. È previsto il coinvolgimento di tecnocrati palestinesi per la gestione della ricostruzione.
  3. Percorso verso l’autodeterminazione palestinese
    Una volta avviate le riforme interne e consolidata la ricostruzione di Gaza, “le condizioni potrebbero essere mature per un processo credibile verso la statualità palestinese”.

Le reazioni internazionali: Onu e Anp

Onu e Anp hanno accolto con favore la risoluzione.

Il portavoce del segretario generale Onu Antonio Guterres, Stéphane Dujarric, parla di “passo importante per consolidare il cessate il fuoco” e invita tutte le parti a trasformare il risultato diplomatico in azioni concrete.

Anche l’Autorità nazionale palestinese ha accolto con favore la risoluzione, chiedendo una rapida attuazione sul terreno, il “ritiro totale delle forze occupanti” e la tutela della popolazione civile.

Esulta Donald Trump

Esulta ovviamente il presidente Usa, che in un lungo post su Truth definisce la risoluzione un “momento di portata storica”, ringrazia i membri del Consiglio e sottolinea la centralità del nuovo Board of Peace.

Congratulazioni al Mondo per l’incredibile voto del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, avvenuto pochi istanti fa, che riconosce e approva il CONSIGLIO PER LA PACE, che sarà presieduto da me e includerà i Leader più potenti e rispettati di tutto il mondo. Questo passerà alla storia come una delle più grandi approvazioni nella storia delle Nazioni Unite, porterà a ulteriore Pace in tutto il mondo ed è un momento di vera portata storica!

Grazie alle Nazioni Unite e a tutti i Paesi del Consiglio di Sicurezza dell’ONU: Cina, Russia, Francia, Regno Unito, Algeria, Danimarca, Grecia, Guyana, Corea del Sud, Pakistan, Panama, Sierra Leone, Slovenia e Somalia.

Un ringraziamento anche a quei Paesi che non facevano parte di questo Comitato, ma che hanno sostenuto fortemente l’iniziativa, tra cui Qatar, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Regno dell’Arabia Saudita, Indonesia, Turchia e Giordania.

I membri del Consiglio, insieme a molti altri annunci entusiasmanti, saranno resi noti nelle prossime settimane.

Cina e Russia: astensioni critiche

Sulla risoluzione, “pesano” però le astensioni di Cina e Russia.

L’ambasciatore di Pechino Fu Cong giudica la bozza “carente”, priva di un impegno chiaro sulla soluzione dei due Stati e di un ruolo centrale dell’Onu nella fase postbellica.

“a bozza di risoluzione appena adottata è carente sotto molti aspetti ed è profondamente preoccupante. Qualsiasi accordo postbellico deve rispettare la volontà del popolo palestinese e dare pieno spazio al ruolo vitale dell’Autorità nazionale palestinese, ed è di particolare preoccupazione che la risoluzione non ribadisca esplicitamente un fermo impegno per la soluzione dei due Stati, oltre a non garantire l’effettiva partecipazione delle Nazioni Unite e del Consiglio di Sicurezza”.

L’ambasciatore cinese Fu Cong

L’ambasciatore di Mosca all’Onu Vassily Nebenzia parla di testo “insostenibile”, privo di strumenti di controllo e troppo vago sul trasferimento dei poteri all’Autorità Palestinese. Mosca critica l’eccessiva fiducia riposta nella leadership statunitense.

 “Apprezziamo gli sforzi degli Stati Uniti e di altri intermediari, ma abbiamo insistito affinché ai membri del Consiglio di Sicurezza fossero concessi i necessari strumenti di responsabilità e controllo. Inoltre, la risoluzione doveva riflettere la formula fondamentale dei due Stati e due popoli. Purtroppo, questi elementi chiave non sono stati inclusi. Manca inoltre qualsiasi chiarezza sui tempi di trasferimento all’Autorità nazionale palestinese del controllo su Gaza, e non c’è alcuna certezza sul Board of Peace e sulla forza di stabilizzazione, che sembrerebbero in grado di agire in assoluta autonomia”.

Vassily Nebenzia, ambasciatore russo all’Onu

Il “no” di Hamas

Anche Hamas respinge la risoluzione: secondo il movimento, la forza internazionale trasformerebbe Gaza in un territorio sotto tutela esterna e non sarebbe neutrale.

 “Questa risoluzione non soddisfa il livello delle richieste e dei diritti politici e umanitari del nostro popolo palestinese”, hanno fatto sapere fonti dell’organizzazione.

La leadership ribadisce di non voler consegnare le armi né rinunciare al controllo amministrativo della Striscia, chiedendo che eventuali forze internazionali si dispieghino solo ai confini per monitorare il cessate il fuoco.

Perché il piano è una vittoria diplomatica Usa

La risoluzione rappresenta un significativo successo politico per l’amministrazione Trump: a differenza del passato, gli Stati Uniti non sono rimasti isolati sulla questione Gaza. Washington è riuscita a costruire un fronte ampio di sostegno, specialmente tra i Paesi musulmani, che pur preferendo un riferimento più esplicito allo Stato palestinese hanno scelto di sostenere un testo che pone fine ai combattimenti e apre una via per la stabilizzazione.

Le incognite ancora irrisolte

Nonostante l’approvazione, restano però ancora diverse questioni aperte:

  • Partecipazione alla forza internazionale: Trump afferma di aver ricevuto disponibilità da Egitto, Turchia, Indonesia, Emirati Arabi, ma resta incerto come verrà gestito l’uso della forza contro Hamas.
  • Ruolo futuro di Hamas: il piano non prevede alcun coinvolgimento del movimento islamista, che rifiuta categoricamente la smilitarizzazione.
  • Transizione politica: il ritorno dell’Autorità Palestinese a Gaza richiederà profonde riforme interne e un complesso negoziato.
  • Sostenibilità sul terreno: il dispiegamento di una forza internazionale in un territorio ancora instabile comporta rischi politici e operativi.

Cosa succede ora

La risoluzione Onu rappresenta un punto di svolta nel conflitto di Gaza e apre la strada a un’inedita fase di stabilizzazione sotto guida internazionale. Pur segnando un grande risultato diplomatico per gli Stati Uniti, il piano dovrà affrontare resistenze politiche, tensioni sul terreno e un percorso negoziale lungo e incerto.

Il prossimo passaggio decisivo sarà vedere come e quando la forza internazionale entrerà in azione, e se le parti coinvolte rispetteranno gli impegni presi.