Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite si riunisce oggi per votare la bozza di risoluzione presentata dagli Stati Uniti che punta ad approvare il piano del presidente americano Donald Trump per Gaza.
Un testo che, se adottato, inaugurerebbe una nuova fase nella gestione del conflitto e della ricostruzione della Striscia, introducendo un comitato di transizione – il Board of Peace – e autorizzando il dispiegamento di una Forza internazionale di stabilizzazione.
Il contenuto della bozza americana
La risoluzione statunitense prevede un mandato fino alla fine di dicembre 2027 per un comitato di pace presieduto dallo stesso presidente Trump. A questo organismo dovrebbe affiancarsi una International Stabilization Force (Isf), incaricata di operare in coordinamento con Israele, Egitto e la polizia palestinese recentemente addestrata.
La forza internazionale avrebbe il compito di: garantire la sicurezza delle aree di confine, smilitarizzare la Striscia di Gaza, assicurare il “disarmo permanente dei gruppi armati non statali” e proteggere i civili e vigilare sui corridoi umanitari.

La bozza, modificata più volte negli ultimi giorni, include ora un linguaggio più esplicito sul diritto all’autodeterminazione palestinese e menziona, seppure in modo prudente, la prospettiva di un futuro Stato palestinese.
Il testo statunitense ha già contribuito a far entrare in vigore, il 10 ottobre scorso, un fragile cessate il fuoco tra Israele e Hamas dopo oltre due anni di ostilità che hanno devastato gran parte della Striscia. Gli Stati Uniti, insieme a Egitto, Arabia Saudita, Turchia e altre nazioni arabe e musulmane, sollecitano una rapida adozione della risoluzione.
La controproposta russa
Mosca ha risposto presentando una sua bozza alternativa. Secondo la Russia, il piano Usa non offre garanzie sufficienti sulla creazione di uno Stato palestinese.

La proposta russa ribadisce l’“impegno incrollabile” verso la soluzione a due Stati, non autorizza per ora né il Board of Peace né il dispiegamento di una forza internazionale e demanda al segretario generale dell’Onu Antonio Guterres la formulazione di opzioni su questi punti.
Mosca mira a un testo definito “più equilibrato e accettabile”, avvertendo che la risoluzione americana rischia di non portare a una cessazione durevole delle ostilità.
Le reazioni palestinesi: “Forza internazionale sì, ma solo sotto l’Onu”
Le principali fazioni palestinesi, compreso Hamas, respingono l’idea di una forza multinazionale che non sia posta sotto il diretto controllo delle Nazioni Unite.

In una dichiarazione ufficiale, Hamas denuncia come “pericolosa” la bozza americana, accusandola di trasformare la missione di peacekeeping in una “forza di occupazione” destinata a collaborare con Israele.
Hamas e le altre fazioni rifiutano infatti qualunque clausola che imponga il disarmo dei gruppi armati, respingono la presenza di basi militari straniere nella Striscia e affermano che ogni contingente debba rispondere esclusivamente all’Onu e coordinarsi con le istituzioni palestinesi ufficiali.
La posizione di Israele
Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha ribadito con forza la sua opposizione a uno Stato palestinese:
“La nostra posizione non è cambiata”, ha dichiarato aprendo la riunione di governo.

Riguardo al piano Trump, Netanyahu conferma la linea della smilitarizzazione totale di Gaza:
“Ci sarà il disarmo di Hamas, nel modo più facile o nel più difficile”.
Una scelta cruciale
Gli Stati Uniti e gli otto Paesi mediatori del cessate il fuoco – tra cui Qatar, Egitto, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Indonesia, Pakistan, Giordania e Turchia – hanno diffuso una nota congiunta chiedendo al Consiglio di Sicurezza l’adozione immediata della risoluzione americana.
Secondo fonti diplomatiche, la proposta degli Usa potrebbe ottenere i nove voti necessari per l’approvazione. Russia e Cina sarebbero orientate all’astensione, ma non è escluso l’uso del veto da parte di Mosca. Il voto odierno al Consiglio di Sicurezza rappresenterà dunque un momento cruciale per il futuro della Striscia.