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Manovra, pioggia di emendamenti: è scontro su condono edilizio e diritto di sciopero

Opposizione all'attacco, Conte: "Riaprire condono per voti in Campania è scollamento dalla realtà". Renzi: "Governo del voto di scambio"

Manovra, pioggia di emendamenti: è scontro su condono edilizio e diritto di sciopero

La discussione sulla Manovra si infiamma e, a una settimana dalle elezioni regionali in Campania, il clima politico si fa rovente. Con 5.742 emendamenti presentati in Commissione Bilancio al Senato – di cui 1.700 della maggioranza – la Legge di Bilancio si trova al centro di una battaglia che intreccia temi economici, edilizi e sindacali. Solo 414 proposte rientrano tra i “segnalati“, i testi considerati prioritari, mentre oltre il 93% è destinato a essere accantonato.

Tra i nodi più accesi: la riapertura del condono edilizio del 2003, il nuovo obbligo di dichiarare in anticipo l’adesione agli scioperi dei trasporti, e l’inedita detrazione fiscale per la manutenzione delle tombe.

Condono edilizio, scintilla della campagna elettorale campana

Il tema più caldo è l’emendamento di Fratelli d’Italia che riapre i termini del condono edilizio del 2003, definito dalla maggioranza come una “sanatoria”, e dalle opposizioni come l’ennesimo condono a fini elettorali.

La proposta punta a sanare migliaia di immobili rimasti esclusi dal provvedimento originario, con eccezioni per zone rosse e abusi speculativi. L’emendamento viene presentato come misura nazionale, ma è chiaramente indirizzato alla Campania, unica Regione che all’epoca non recepì la normativa, lasciando fuori cittadini che avevano pagato l’oblazione.

Edmondo Cirielli e Giorgia Meloni

La riapertura della sanatoria del 2003 è un atto di giustizia atteso da migliaia di famiglie costrette a costruire case per necessità, non per abusivismo selvaggio – sostiene Edmondo Cirielli, candidato del centrodestra alla presidenza della Campania -. La Regione Campania fu l’unica a non applicare la legge, lasciando fuori persone che avevano presentato domanda e pagato regolarmente. Con me Presidente, la Campania sarà la prima a recepire la norma: dobbiamo chiudere una pagina di ingiustizia“.

FdI precisa ufficialmente che “non si tratta di un nuovo condono“, ma della riapertura dei termini per “sanare vecchie pendenze”, lasciando poi alle Regioni la scelta se recepire o meno la norma. Il vicepremier Antonio Tajani, tuttavia, invita alla prudenza:

“Per alcune case si può pensare a un condono, per altre no. La questione va affrontata caso per caso, senza dogmatismi”.

Le accuse dell’opposizione

Pd, M5s, Avs ed Italia Viva attaccano parlando apertamente di voto di scambio.

Giuseppe Conte

Giuseppe Conte (M5s) parla di scelta “pazzesca”:

“Riaprire il condono per prendere qualche voto in più in Campania è uno scollamento dalla realtà“.

Roberto Fico, candidato del centrosinistra, affonda:

“Serve il diritto alla casa, non fare condoni. È un annuncio disperato“.

Il Governo chiede un 25 Aprile "sobrio" per rispetto al lutto del Papa
Matteo Renzi, leader di Italia Viva

Durissimo anche Matteo Renzi:

“Meloni tre mesi fa prometteva 15 miliardi per il piano casa e ora arriva con un condono a una settimana dal voto. È il governo dei mediocri, il governo del voto di scambio“.

Il Pd, tramite Francesco Boccia, parla di “promessa da campagna elettorale: votateci e riapriremo la sanatoria”. Elly Schlein, intervenuta durante la trasmissione “In altre parole” su La7, insiste sul rischio per il territorio:

I rischi dell’abusivismo sono noti. Invece di condoni servirebbe un grande piano per la casa e ripristinare il fondo per gli affitti”.

Angelo Bonelli

Angelo Bonelli (Avs) accusa la premier di “silenzio scandaloso“:

“Meloni tace perché quel condono lo vuole eccome: serve alla campagna elettorale“:

Sciopero dei trasporti: polemica sull’obbligo di dichiarare l’adesione con 7 giorni di anticipo

Al centro della bufera anche l’emendamento di FdI che obbliga i lavoratori del trasporto pubblico a comunicare per iscritto e con una settimana di anticipo la volontà di aderire a uno sciopero. La scelta è “irrevocabile” e servirà alle aziende per riorganizzare i servizi minimi. Per i sindacati è una mossa gravissima.

Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti hanno espresso in coro la loro contrarietà all’emendamento:

Snatura il diritto di sciopero garantito dalla Costituzione e crea liste di scioperanti e apre la strada a pressioni e discriminazioni. Chiediamo il ritiro immediato“.

Le sigle ricordano che i problemi della mobilità “non si risolvono limitando i diritti“, ma investendo su infrastrutture, personale e applicazione dei contratti.

Il “bonus tombe” e gli altri emendamenti minori

Tra gli oltre 5.700 emendamenti spunta anche un inatteso bonus tombe: una detrazione del 36% per la ristrutturazione di sepolcri con almeno due feretri o otto urne cinerarie, per un costo di 40 milioni dal 2026 al 2035. La copertura arriverebbe da un taglio al Fondo per lo sviluppo e la coesione, sollevando nuove perplessità politiche.

Compaiono inoltre:

  • una tassa da 2 euro sulle spedizioni di fast fashion extra-Ue, mirata soprattutto a piattaforme come Temu e Shein;
  • proposte della Lega per aumentare l’Irap a banche e assicurazioni fino al 4%, da destinare alla sicurezza urbana;
  • la richiesta di Forza Italia di abolire l’aumento della cedolare secca sugli affitti brevi e della tassazione sui dividendi delle holding;
  • un’imposta speciale di bollo da 500 euro per pagamenti in contanti tra 5.001 e 10.000 euro.

Opposizioni unite su lavoro, fisco e welfare

Le opposizioni – Pd, M5s, Avs, Italia Viva e +Europa – invece, hanno presentato un pacchetto unitario di 16 emendamenti su:

  • salario minimo,
  • estensione della no tax area,
  • ripristino Transizione 4.0,
  • fondi per scuola, università e sanità,
  • assegno unico e Opzione donna,
  • autorizzazione unica Zes estesa a tutta Italia.