Migliaia di studenti sono scesi in piazza per il “No Meloni Day”, una vasta mobilitazione studentesca che ha coinvolto circa cinquanta città italiane da Nord a Sud. Una giornata – quella di oggi venerdì 14 novembre 2025 – di cortei, scioperi e manifestazioni che ha unito in un’unica protesta temi diversi: la critica alle politiche del governo Meloni, il rifiuto del modello scolastico e universitario attuale, la condanna della guerra in Medio Oriente e l’urgenza della crisi climatica.
“Un’altra scuola, un altro mondo è possibile”
La protesta si inserisce in una giornata di sciopero nazionale indetta da Unione degli Studenti, Link – Coordinamento Universitario e Rete della Conoscenza. Il messaggio lanciato è netto: servono “una scuola e un’università pubbliche, libere, accessibili e realmente finanziate”.
Gli studenti denunciano un modello di istruzione obsoleto, fondato su PCTO considerati forme di sfruttamento, su strutture carenti e su una crescente distanza economica tra chi studia e chi non può permetterselo. Sullo sfondo, le critiche agli investimenti nel riarmo a fronte dei tagli alla spesa pubblica, inclusi istruzione, sanità e welfare.
Bologna: scontri sul ponte di San Donato
A Bologna la manifestazione è partita intorno alle 10 dalla zona universitaria, con almeno 500 studenti e attivisti dei collettivi Osa, Cambiare Rotta e Giovani Palestinesi. L’obiettivo era raggiungere BolognaFiere, dove si stava svolgendo l’assemblea annuale dell’Anci alla presenza di ministri e rappresentanti istituzionali.
Sul ponte di San Donato i manifestanti sono arrivati a contatto con la Polizia in assetto antisommossa, che ha sbarrato il passaggio. Non sono mancati momenti di tensione: gli agenti hanno respinto i ragazzi con gli scudi e, dopo un primo arretramento, il corteo ha tentato nuovamente di avanzare, venendo nuovamente respinto. Sono volate uova e vernice, ma non si registrano feriti gravi.
Una parte del corteo è poi rientrata verso il centro terminando in piazza Scaravilli, mentre un altro gruppo ha occupato un’aula nel polo universitario di via Berti Pichat, interrompendo una lezione.
Roma: cortei verso il Ministero dell’Istruzione
A Roma due diversi cortei hanno attraversato la città. Il principale è partito da Piramide per dirigersi verso il Ministero dell’Istruzione e del Merito in viale Trastevere. Giunti davanti al Mim, gli studenti hanno chiesto un incontro con il ministro Valditara.
Accanto agli striscioni “Soldi alla scuola, non alla guerra”, sono comparsi fantocci con i volti della premier Meloni, della ministra Bernini e del senatore Gasparri. Presenti anche i giovani di Fridays for Future, che hanno riportato al centro la crisi climatica, denunciando il silenzio della politica.
Milano: corteo nel centro e flash mob
A Milano un migliaio di ragazzi ha sfilato da largo Cairoli fino alla prefettura. In apertura del corteo campeggiava lo striscione: “Contro la scuola dei padroni. Stop genocidio, repressione e riforma Valditara”.
Durante la mattinata i manifestanti hanno esposto uno striscione con una lista di vittime palestinesi e hanno bruciato alcuni cartelli durante un’azione simbolica davanti alla sede di Assolombarda. Davanti alla prefettura, diversi studenti si sono imbavagliati con un fazzoletto bianco per denunciare quella che definiscono “repressione della protesta”.
Il percorso del corteo ha causato deviazioni dei mezzi pubblici e rallentamenti del traffico in centro.
Torino, Genova, Napoli, Cagliari: cortei in tutta Italia
Le piazze si sono riempite anche a Torino, dove centinaia di studenti si sono radunati davanti a Porta Susa, bloccata per motivi di sicurezza. Slogan e striscioni legavano insieme la battaglia climatica e quella contro il riarmo: “Contro il governo del genocidio e del fossile, blocchiamo tutto“.
“No Meloni Day” Genova, Italy. pic.twitter.com/3xi0Bu6neD
— 𝕃𝕦𝕔𝕚𝕒𝕟𝕠 𝕃𝕦𝕝𝕫 (@altrella_l) November 14, 2025
A Genova il corteo ha attraversato il centro al grido di “Studiare non deve essere un privilegio”, chiedendo investimenti al 5% del PIL, gratuità dei libri e più alloggi pubblici. A Napoli gli studenti hanno sfilato con una bara simbolica che rappresentava la “morte della scuola pubblica, laica e antifascista”, denunciando la militarizzazione del sapere e la situazione a Gaza. A Cagliari l’Unione degli Studenti ha contestato la riforma della maturità e la scarsa chiarezza delle nuove direttive.