POLVERIERA MEDIORIENTE

Coloni incendiano moschea in Cisgiordania, minacce all’Idf

Rubio: "Timore che la violenza danneggi la tregua a Gaza"

Coloni incendiano moschea in Cisgiordania, minacce all’Idf

Coloni israeliani hanno incendiato nella notte una moschea nel villaggio palestinese di Kifl Hares, vicino ad Ariel, in Cisgiordania, lasciando sui muri scritte minacciose dirette al capo del Comando centrale dell’Idf, Avi Blot. Lo riportano i media israeliani, secondo cui l’attacco ha provocato gravi danni all’edificio e la distruzione di diverse copie del Corano.

L’attacco e le scritte minacciose

Sui muri della moschea sono apparse frasi razziste contro gli arabi e insulti rivolti alle stesse Forze di Difesa Israeliane (Idf), impegnate nelle ultime settimane a contenere l’ondata di violenze dei coloni. “Non abbiamo paura di Avi Blot”, recitava una delle scritte, a conferma del clima di tensione anche tra alcuni gruppi di estremisti israeliani e i vertici militari.

L’attacco, avvenuto tra Deir Istiya e Kafr Haris, si inserisce in unascia di violenze che nelle ultime settimane ha colpito diversi villaggi palestinesi in Cisgiordania, tra cui Beit Lid e Deir Sharaf, dove sono stati incendiati veicoli, terreni agricoli e abitazioni. L’esercito e la polizia israeliana hanno aperto un’indagine con il coinvolgimento dello Shin Bet, il servizio di sicurezza interno.

Cresce la violenza dei coloni

Secondo l’ufficio umanitario delle Nazioni Unite, ottobre è stato il mese con il maggior numero di attacchi da parte dei coloni israeliani contro i palestinesi dal 2006, con oltre 260 episodi registrati. Le aggressioni si sono intensificate proprio durante la stagione della raccolta delle olive, un momento cruciale per l’economia locale palestinese.

Funzionari palestinesi accusano da tempo l’esercito e la polizia israeliani di non intervenire con decisione per fermare le violenze. Il funzionario Muayyad Shaaban, capo della Commissione contro il muro e gli insediamenti, ha denunciato una vera e propria “campagna per cacciare i palestinesi dalle loro terre”, chiedendo sanzioni internazionali contro i gruppi che sostengono “il terrorismo coloniale”.

Anche il presidente francese Emmanuel Macron, durante un incontro a Parigi con Mahmoud Abbas, ha condannato l’escalation, avvertendo che “la violenza dei coloni e l’accelerazione dei progetti di insediamento minacciano la stabilità della Cisgiordania”.

Le reazioni in Israele

Il presidente israeliano Isaac Herzog ha definito gli attacchi “gravi e sconvolgenti”, condannando fermamente “la violenza contro civili e soldati dell’Idf”.

“Il violento e pericoloso manipolo responsabile degli eventi in Samaria ha oltrepassato il limite”, ha scritto in un post su X.

Dura anche la condanna del capo di stato maggiore dell’Idf, Eyal Zamir, che ha parlato di “atti criminali di una minoranza” che “contraddicono i nostri valori” e “oltrepassano una linea rossa”.

Eyal Zamir

“Siamo determinati a porre fine a questo fenomeno e agiremo con severità finché giustizia non sarà fatta”, ha aggiunto.

L’esercito israeliano ha annunciato una linea di tolleranza zero verso i coloni violenti, dopo i nuovi attacchi avvenuti nei villaggi palestinesi durante la raccolta delle olive.

Le preoccupazioni internazionali

Anche gli Stati Uniti seguono con attenzione l’evolversi della situazione. Il segretario di Stato americano Marco Rubio, parlando a margine del G7 Esteri in Canada, ha espresso “una certa preoccupazione” che le violenze in Cisgiordania possano minare il fragile cessate il fuoco a Gaza.

Il segretario di Stato Marco Rubio

“Certamente c’è preoccupazione che gli eventi in Cisgiordania possano estendersi e creare un effetto che comprometta ciò che stiamo facendo a Gaza”, ha dichiarato Rubio, pur aggiungendo di sperare che la situazione non degeneri ulteriormente.

Rubio ha accolto con favore le condanne espresse da Herzog e dai vertici militari israeliani, sottolineando che la violenza dei coloni rischia di mettere a repentaglio gli sforzi internazionali per consolidare la tregua tra Israele e Hamas.