Il documento

Cosa prevede il piano sull’ex Ilva: il documento integrale

Il piano punta a un percorso di decarbonizzazione industriale “nel più breve tempo possibile”, circa 4 anni. Ma è allarme sui lavoratori

Cosa prevede il piano sull’ex Ilva: il documento integrale

Il Governo italiano ha presentato ai sindacati il nuovo piano di decarbonizzazione per l’ex Ilva di Taranto, con l’obiettivo di completare la transizione in quattro anni e fare dell’Italia il primo Paese europeo a produrre esclusivamente acciaio a basse emissioni.

Il documento, reso noto dalla Fiom-Cgil, definisce la roadmap che – nei piani dell’Esecutivo – coniuga continuità produttiva, sostenibilità ambientale e tutela occupazionale.

Ma i sindacati lanciano l’allarme sull’aumento della cassa integrazione e parlano di rischio chiusura.

Obiettivi del piano

Ma cosa c’è nel piano? Ecco gli obiettivi principali.

Il piano prevede un percorso di decarbonizzazione industriale “nel più breve tempo possibile”, garantendo la continuità delle attività e il mantenimento della competitività del polo siderurgico di Taranto.

Tra le misure più rilevanti:

  • aumento della cassa integrazione guadagni (CIG) per i lavoratori,
  • la ricerca di nuovi investitori internazionali,
  • la costruzione di un impianto DRI (Direct Reduced Iron) per la produzione di acciaio green.

Clicca qui per scaricare il piano sull’ex Ilva

I punti chiave del piano per l’ex Ilva di Taranto

1. Nuovi negoziati con investitori esteri

Oltre ai gruppi Bedrock Industries e Flacks Group, un nuovo operatore internazionale ha avviato l’accesso alla data room per una prima ricognizione tecnica e finanziaria.
Secondo il documento, il confronto con l’investitore ha prodotto “risultati positivi” e ulteriori richieste di chiarimento, segnale di un interesse concreto all’acquisizione.

2. Gestione operativa e manutenzione impianti

Dal 15 novembre 2025 al febbraio 2026, Acciaierie d’Italia (ADI) avvierà interventi su:

  • AFO2 e AFO4,
  • Acciaieria 2,
  • Treno Nastri 2,
  • Rete gas coke e agglomerato, insieme a lavori ambientali e infrastrutturali.

Da marzo 2026, sono previsti ulteriori interventi, auspicabilmente sotto la direzione del nuovo acquirente, incluso il possibile ripristino dell’altoforno AFO1, qualora venisse dissequestrato.

3. Transizione verso un ciclo produttivo corto

A partire dal 15 novembre 2025, scatterà il nuovo piano operativo a ciclo corto, che comporterà una rimodulazione dell’assetto produttivo.

Dal 1° gennaio 2026 è previsto lo stop alle batterie di cokefazione, mentre da metà gennaio avverrà la rotazione tra AFO4 e AFO2, garantendo la produzione con un solo altoforno per circa 20 giorni.

4. Cassa integrazione e sostegno al reddito

Per gestire la transizione produttiva, il governo prevede un aumento temporaneo della CIG, che passerà da 4.550 a circa 5.700 lavoratori già da novembre, fino a raggiungere 6.000 unità da gennaio 2026.
Una nuova norma legislativa garantirà la copertura finanziaria per l’integrazione del reddito, a tutela dei lavoratori coinvolti nella riconversione industriale.

5. Impianto DRI a Taranto entro 4 anni

Il cuore del piano è la realizzazione dell’impianto DRI (ferro preridotto), fondamentale per la produzione di acciaio a basse emissioni.

Il Governo, in collaborazione con la Regione Puglia, assicurerà le risorse economiche necessarie per completare il progetto entro quattro anni, insieme a una centrale termoelettrica alimentata a gas naturale con fornitura tramite condotte terrestri a prezzi competitivi.

6. Tavolo Taranto e reindustrializzazione

Il Tavolo Taranto, istituito presso il Mimit il 19 maggio scorso, ha identificato diverse aree destinate alla reindustrializzazione, interne ed esterne al perimetro dell’ex Ilva.

Sono già in fase di valutazione oltre 15 progetti d’investimento da parte di aziende italiane e straniere, attive nei settori energetico, tecnologico e manifatturiero, con potenziale sviluppo entro i prossimi quattro anni.

Un piano per il futuro sostenibile dell’acciaio italiano

Con questo progetto, il Governo punta a trasformare Taranto nel polo di riferimento europeo per l’acciaio green, con benefici in termini di occupazione, competitività industriale e riduzione delle emissioni di CO₂.
Il piano di decarbonizzazione dell’ex Ilva rappresenta una tappa strategica nella transizione ecologica dell’industria siderurgica italiana e nella costruzione di un futuro energetico sostenibile per il Paese.