VERTICE STORICO

Prima visita di un presidente della Siria a Washington: sanzioni Usa sospese per sei mesi

A rendere l’evento ancor più eccezionale è la parabola personale di al-Sharaa: ex comandante jihadista per anni inserito nelle liste terroristiche di Stati Uniti e Nazioni Unite

Prima visita di un presidente della Siria a Washington: sanzioni Usa sospese per sei mesi

Per la prima volta dal 1946, anno dell’indipendenza della Siria dalla Francia, un capo di Stato siriano è stato accolto alla Casa Bianca. Lunedì 10 novembre 2025, il presidente statunitense Donald Trump ha ricevuto il suo omologo siriano Ahmed al-Sharaa nello Studio Ovale, un incontro storico che segna una svolta senza precedenti nei rapporti tra Washington e Damasco.

Da ex comandante jihadista all’incontro alla Casa Bianca

La visita è stata tenuta lontano dalle telecamere e senza cerimonie ufficiali, ma rappresenta comunque un passaggio cruciale nella nuova politica americana in Medio Oriente. A rendere l’evento ancor più eccezionale è la parabola personale di al-Sharaa: ex comandante jihadista noto con il nome di battaglia Abu Mohammed al-Jolani, già leader del gruppo Hayat Tahrir al-Sham (Hts) e per anni inserito nelle liste terroristiche di Stati Uniti e Nazioni Unite, con una taglia di 10 milioni di dollari sulla sua testa.

Solo pochi giorni prima dell’incontro, Washington aveva promosso la sua rimozione dalla lista nera del Dipartimento di Stato e spinto il Consiglio di Sicurezza dell’ONU a revocare le sanzioni personali nei suoi confronti.

Al-Sharaa mi piace molto”, ha dichiarato Trump dopo il faccia a faccia. “Ha un passato brutale, ma penso che senza un passato brutale non si abbia alcuna possibilità nella vita. Faremo tutto il possibile affinché la Siria abbia successo”.

La sospensione delle sanzioni

Il vertice si è concluso con l’annuncio della sospensione per 180 giorni delle sanzioni previste dal Caesar Syria Civilian Protection Act, la legge approvata nel 2019 per punire il regime di Bashar al-Assad. La misura, decisa dal Dipartimento del Tesoro, consente una parziale riapertura dei canali economici e commerciali tra Stati Uniti e Siria, in attesa di una possibile revoca definitiva da parte del Congresso.

Trump aveva già anticipato un alleggerimento delle restrizioni dopo il primo incontro con al-Sharaa, avvenuto lo scorso maggio in Arabia Saudita. Tuttavia, l’abrogazione completa del Caesar Act richiederà un voto parlamentare, ostacolato da alcune resistenze repubblicane che chiedono garanzie sui diritti umani e sulla ricostruzione post-bellica.

Durante la sua visita, al-Sharaa ha incontrato anche la direttrice del Fondo Monetario Internazionale, Kristalina Georgieva, ottenendo l’impegno a sostenere la transizione economica siriana. La Banca Mondiale stima in oltre 200 miliardi di dollari i costi della ricostruzione del Paese, devastato da 14 anni di guerra civile.

La Siria nella coalizione anti-ISIS

Tra i principali risultati del summit figura anche la formale adesione della Siria alla coalizione internazionale contro lo Stato Islamico, guidata dagli Stati Uniti. La decisione conferma la svolta pragmatica di Damasco, che si impegna a collaborare con Washington per “prevenire la rinascita dell’ISIS” e a gestire i campi di detenzione nel nord-est del Paese, dove sono detenuti circa 50mila affiliati e familiari del gruppo jihadista.

Secondo fonti diplomatiche, gli Stati Uniti prevedono inoltre di aprire una base militare nei pressi di Damasco per coordinare aiuti umanitari e monitorare gli sviluppi nei rapporti tra Siria e Israele. Quest’ultimo dossier rimane il più delicato: i contatti indiretti tra i due Paesi, mediati da Washington, mirano a un accordo di sicurezza per il ritiro israeliano da alcune aree del Sud siriano.

Una normalizzazione impensabile fino a un anno fa

L’incontro a Washington è il terzo tra i due leader nel 2025, dopo i colloqui di maggio a Riad e di settembre a New York, a margine dell’Assemblea Generale dell’ONU. La visita negli Stati Uniti è però il segnale più evidente del processo di riabilitazione internazionale di al-Sharaa, iniziato dopo la caduta di Bashar al-Assad nel dicembre 2024.

Dalla sua presa di potere, l’ex jihadista ha moltiplicato le aperture verso l’Occidente e i Paesi arabi, visitando Arabia Saudita, Turchia, Emirati e Qatar. All’interno, tuttavia, la Siria resta attraversata da forti tensioni: minoranze alawite e druse denunciano discriminazioni, mentre i curdi reclamano maggiore autonomia e le frange più radicali dell’ex movimento jihadista vedono con sospetto la svolta moderata del presidente.

Nonostante queste fragilità, la visita di al-Sharaa a Washington segna un cambio di paradigma nella politica americana verso il Medio Oriente: da nemico pubblico numero uno a interlocutore strategico, accolto nello Studio Ovale.