Un’inchiesta televisiva di Report ha scosso le fondamenta dell’Autorità Garante per la protezione dei dati personali, sollevando dubbi sulla sua indipendenza e innescando un terremoto politico.
La maggioranza valuta lo scioglimento dell’authority mentre Pd, M5S e Avs chiedono l’azzeramento del collegio.
Garante Privacy, scontro tra governo e opposizione
L’Autorità è composta da quattro membri eletti dal Parlamento, in carica per sette anni: due scelti dalla Camera e due dal Senato.
L’attuale collegio è stato nominato nel luglio 2020 durante il governo di Pd e M5s. Ne fanno parte il presidente Pasquale Stanzione (quota Pd), Agostino Ghiglia (FdI), Guido Scorza (M5S) e Ginevra Cerrina Feroni (Lega).
Il caso è esploso dopo la messa in onda di un’inchiesta di Report che ha sollevato interrogativi su possibili conflitti di interesse interni all’Authority.
L’inchiesta di Report, coinvolto Ghiglia (FdI)
In particolare, è stato ricostruito un procedimento da 44 milioni di euro avviato contro Meta per gli smart-glasses lanciati nel 2021: procedimento poi ridotto e infine caduto in prescrizione nell’ottobre 2024.
Secondo la trasmissione, ad agosto di quell’anno Agostino Ghiglia avrebbe incontrato il responsabile delle relazioni istituzionali di Meta. Anche Guido Scorza, avvocato, sarebbe coinvolto per un potenziale conflitto d’interessi.
Ghiglia ha intimato a Report di non mandare in onda il servizio, definendolo una forzatura con intenti diffamatori. Il conduttore Sigfrido Ranucci ha replicato parlando di fatti inoppugnabili e ha evocato un possibile intervento della Corte dei Conti per danno erariale.
Agostino Ghiglia
I due erano già ai ferri corti. Poche settimane fa, infatti, il Garante ha inflitto a Report una multa da 150mila euro per la pubblicazione di alcuni audio dell’ex ministro Gennaro Sangiuliano.
Secondo Report, il giorno prima della multa, Ghiglia si era recato nella sede di Fratelli d’Italia per incontrare Arianna Meloni.
Meloni: “Non possiamo azzerare l’autorità”
La premier Giorgia Meloni, pur non direttamente chiamata in causa, si è espressa sulla questione.
“L’autorità è eletta dal Parlamento, non abbiamo competenza sulla possibilità di azzerare l’autorità. È una decisione che casomai spetta al collegio. Però una cosa la voglio dire: questo Garante è stato eletto durante il governo giallorosso, quota Pd e 5S e ha un presidente in quota Pd, dire che sia pressato da un governo di centrodestra mi pare ridicolo. Se il Pd e i 5S non si fidano di chi hanno messo all’Autorità per la Privacy, non se la possono prendere con me, forse potevano scegliere meglio”.
Meloni si esprime sulla questione del Garante Privacy
Parole che hanno suscitato le immediate reazioni di forze politiche (e non solo). Lo stesso conduttore di Report, Sigfrido Ranucci, ha ricordato che nel collegio del Garante ci sono anche una leghista e un esponente di Fratelli d’Italia.
Il leader dei 5 Stelle Giuseppe Conte ha risposto alla premier direttamente in Aula.
“Quelle della presidente Meloni sono parole figlie di ipocrisia. C’era competenza quando, da leader di FdI, si scambiava i messaggini con Ghiglia”, riferendosi a uno scambio sul green pass durante la pandemia.
Conte: “Minato il prestigio di un’istituzione”
Conte ne ha approfittato per rilanciare la proposta di legge sul conflitto di interessi, sostenuta anche dalla segretaria Pd Elly Schlein.
“Guardate che le istituzioni di garanzia non possono diventare succursale di un partito e neppure di Colle Oppio. Quello che emerge è che qui è stata minata la credibilità e il prestigio di un’intera istituzione, che deve essere e deve anche apparire indipendente”.
Giuseppe Conte
Bonelli: “È uno scandalo”
Durissimo anche Angelo Bonelli (Avs).
“È uno scandalo. E voglio dirlo alla presidente Meloni: non ci giri tanto intorno. Un componente dell’Autorità garante per la privacy è andato nella sede di Fratelli d’Italia, quasi a prendere ordini, e il giorno dopo è arrivata la sanzione a Report. O Meloni è in stato confusionario o fa la furba fingendo che non sia lei a governare l’Italia. Pur di non rispondere, prova a buttare tutto in caciara. La questione è semplice e drammatica: perché un commissario del Garante è andato nella sede di FdI a parlare della decisione sulla sanzione a Report?“.