Una vicenda che unisce manipolazione online, stalking, molestie e violazione della privacy ha visto al centro una donna lombarda – autodefinitasi “giustiziera dei tradimenti virtuali” – e suo figlio, condannati in primo grado dal Tribunale di Prato per una serie di comportamenti illeciti. Le condanne riguardano reati di revenge porn, diffamazione, stalking e sostituzione di persona.
I fatti
Come racconta Italia Sette, televisione del gruppo Netweek, nel febbraio 2020, una donna all’epoca dei fatti 55enne ha deciso di ergersi a “paladina” delle donne tradite virtualmente. E così, a caso, dal suo domicilio in Lombardia ha scelto come vittima un uomo trentenne residente a Prato. Per raggiungerlo ha creato un profilo falso sui social network fingendosi una donna, lo ha contattato e avviato conversazioni a sfondo erotico con lui.
Successivamente, la donna – con l’aiuto del figlio trentenne – ha raccolto chat, foto e materiale fotografico ottenuto anche mediante pedinamenti della coppia bersaglio.
Il materiale raccolto è stato inviato alla compagna dell’uomo, alle loro famiglie, amici, colleghi, e perfino al posto di lavoro della donna tradita tramite raccomandata.
“Punire gli infedeli”
Il motivo? La “giustiziera” affermava di voler punire uomini infedeli, difendere donne tradite e smascherare “tradimenti virtuali”. Secondo la ricostruzione, non si trattava di una richiesta di riscatto economico, bensì di una volontà di pubblica esposizione e umiliazione.
Già in passato, secondo quanto ricostruito, sarebbe stata segnalata per episodi simili, ma mai si era arrivati alla condanna.
Ma la coppia non si è divisa
Quando la coppia non si è separata nonostante la sua azione, la “vendicatrice” ha intensificato i pedinamenti, raccogliendo ulteriore materiale fotografico. Il figlio partecipava attivamente alla creazione dei profili falsi e alla raccolta prove.
La coppia comincia così a notare di essere pedinata “da una donna matura e da un ragazzo più giovane”: lo segnalano alla polizia, che unisce i puntini e individua la responsabile.
La vicenda ora è approdata in Tribunale a Prato.
In primo grado il giudice ha condannato la donna a 2 anni e 4 mesi di reclusione per i reati di revenge porn, diffamazione, stalking e sostituzione di persona.
Il figlio, complice nel piano, è stato condannato a 1 anno e 8 mesi per stalking e sostituzione di persona.