Gli Stati Uniti stanno vivendo uno shutdown federale che, con oltre quaranta giorni di paralisi amministrativa, è diventato uno dei più lunghi della storia recente.
La chiusura parziale del governo, causata dal mancato accordo sul bilancio tra la Casa Bianca e il Congresso, sta avendo conseguenze concrete sulla vita quotidiana degli americani: dai sussidi alimentari alle operazioni aeroportuali, fino al blocco delle esportazioni di armi destinate ai Paesi alleati della NATO e all’Ucraina.
Usa, sussidi alimentari ridotti del 35%
Il Dipartimento dell’Agricoltura (USDA) ha ordinato agli Stati di erogare soltanto il 65% dei fondi del programma SNAP (Supplemental Nutrition Assistance Program) per il mese di novembre.
Il programma, che garantisce aiuti alimentari a oltre 42 milioni di cittadini americani, rappresenta la principale rete di sicurezza per famiglie a basso reddito, anziani e disabili.
In un comunicato ufficiale, l’USDA ha avvertito che gli Stati che avessero già distribuito l’intero importo dei benefici dovranno recuperare le somme eccedenti. Il Dipartimento ha anche minacciato sanzioni amministrative per chi non si conformerà, fino alla sospensione dei fondi federali per la gestione del programma.
Diversi Stati — tra cui il Wisconsin e il Michigan — hanno protestato, segnalando l’impossibilità di ritirare fondi già accreditati a centinaia di migliaia di beneficiari.
Organizzazioni umanitarie e banche alimentari denunciano un’impennata nelle richieste di aiuto, soprattutto nelle aree rurali e nelle grandi metropoli.
“Milioni di americani rischiano di trovarsi senza cibo a causa di uno scontro politico a Washington”, ha commentato al Washington Post la direttrice della Food Research & Action Center, Ellen Vollinger.
Le battaglie in tribunale
La decisione dell’amministrazione Trump ha aperto un fronte legale immediato.
Due tribunali federali hanno ordinato al governo di utilizzare fondi di emergenza per garantire i pagamenti completi del programma SNAP, ritenendo che la sospensione violi il diritto all’assistenza approvato dal Congresso.
La Corte Suprema ha però concesso una sospensiva temporanea, consentendo al Dipartimento dell’Agricoltura di limitare i fondi fino a una decisione definitiva.
L’USDA ha dichiarato di “stare lavorando per conformarsi alle indicazioni dei tribunali”, ma la situazione resta fluida. Secondo stime interne, se lo shutdown dovesse proseguire oltre novembre, oltre 20 milioni di famiglie potrebbero subire ritardi o tagli permanenti ai sussidi.
Traffico aereo verso lo stallo
Anche il settore dei trasporti aerei è in piena emergenza.
Il segretario ai Trasporti, Sean Duffy, ha avvertito che il traffico aereo “potrebbe ridursi quasi a zero” nelle prossime settimane, a causa dell’assenza di personale essenziale non retribuito, come i controllori di volo e gli addetti alla sicurezza aeroportuale.
La Federal Aviation Administration (FAA) ha già imposto una riduzione del 10% dei voli domestici negli scali principali, mentre le compagnie aeree avvertono che i ritardi potrebbero intensificarsi con l’avvicinarsi del Ringraziamento, uno dei periodi di maggior traffico dell’anno.
Il blocco dei trasporti colpisce anche la catena logistica e il commercio elettronico, aggravando una crisi che si somma all’incertezza economica. FedEx e UPS hanno annunciato ritardi nelle consegne e piani di emergenza per garantire i pacchi festivi.
Armi bloccate: 5 miliardi di dollari fermi nei magazzini
Un altro effetto collaterale dello shutdown riguarda la fornitura di armamenti all’estero.
Secondo una stima interna del Dipartimento di Stato, riportata da Axios, oltre 5 miliardi di dollari in sistemi d’arma destinati a Paesi della NATO — tra cui Danimarca, Croazia e Polonia — sono rimasti bloccati a causa della chiusura governativa.
Tra i sistemi coinvolti ci sono missili HIMARS, Aegis e AMRAAM, che in parte sarebbero poi dovuti essere trasferiti in Ucraina.
La sospensione è dovuta al fermo dell’ufficio del Dipartimento di Stato che autorizza le esportazioni militari: senza il personale e la supervisione legale, i contratti restano congelati.
Fonti diplomatiche europee citate dal Financial Times parlano di “una situazione senza precedenti” e avvertono che il protrarsi del blocco “mina la credibilità degli Stati Uniti come partner strategico e fornitore di difesa”.
Un Paese in apnea politica
Lo shutdown, iniziato il 1° ottobre, è il risultato del braccio di ferro tra la Casa Bianca e il Congresso sulla legge di spesa federale.
Il presidente Donald Trump ha chiesto tagli significativi ai programmi sociali e un aumento dei fondi per la sicurezza interna e la difesa, mentre i Democratici si oppongono a quello che definiscono “un ricatto politico sulla pelle dei cittadini”.
Secondo il Congressional Budget Office, la paralisi costa al Paese oltre 15 miliardi di dollari a settimana tra stipendi sospesi, perdita di produttività e blocco dei contratti pubblici.
Ma al di là dei numeri, lo shutdown rischia di diventare una frattura sociale: tra chi difende il rigore fiscale e chi teme il collasso dei servizi essenziali.
Le prospettive
Nelle prossime settimane il Congresso tenterà di approvare una “continuing resolution”, una misura temporanea che consentirebbe di riaprire parte delle agenzie federali e sbloccare i pagamenti.
Ma l’accordo politico appare ancora lontano, e gli effetti del blocco — su economia, welfare e politica estera — potrebbero farsi sentire per mesi.
Nel frattempo, milioni di americani restano sospesi: senza certezze sui propri sussidi, sui viaggi per le festività o sulla stabilità del lavoro pubblico.