Una forza internazionale “autorizzata a prendere tutte le misure necessarie”: è questa la definizione che compare nella bozza del piano di pace per Gaza presentata dagli Stati Uniti il 6 novembre 2025 al Consiglio di Sicurezza dell’Onu.
Il documento prevede la creazione di una Forza di stabilizzazione temporanea composta da 20mila soldati, dotata di poteri eccezionali per riportare ordine e sicurezza nella Striscia dopo mesi di conflitto.
Una missione con pieni poteri: dalla sicurezza al disarmo totale
Secondo la bozza, il contingente internazionale sarà autorizzato a intervenire senza limiti per garantire la sicurezza e proteggere i civili. Il suo mandato include la possibilità di disarmare Hamas e altri gruppi armati, sequestrare armi e neutralizzare qualsiasi minaccia militare presente sul territorio.
La forza potrà inoltre imporre la smilitarizzazione completa della Striscia, distruggendo tunnel, depositi e infrastrutture utilizzate per scopi militari o terroristici e impedendone la ricostruzione. In altre parole, avrà il potere di agire militarmente, politicamente e logisticamente per ristabilire il controllo e garantire la sicurezza della popolazione.
Nel testo si parla di una missione in grado di “proteggere i civili e le operazioni umanitarie, garantire la sicurezza delle aree di confine con Israele ed Egitto e collaborare con una nuova forza di polizia palestinese, addestrata e selezionata ad hoc”.
Chi farà parte della forza internazionale
Resta da definire la composizione del contingente. La Forza di stabilizzazione sarà posta sotto la guida diretta del Board of Peace, una amministrazione transitoria internazionale che assumerà il controllo politico e civile di Gaza per un periodo stimato di due anni.
Negli ultimi giorni, sono circolati i nomi di diversi Paesi disposti a fornire truppe: Indonesia, Emirati Arabi Uniti, Egitto, Qatar, Azerbaigian e Turchia. Tuttavia, Israele ha già fatto sapere di non volere soldati turchi nella Striscia, una condizione che potrebbe complicare gli equilibri diplomatici.

Sul fronte americano, il presidente Donald Trump ha ribadito che non ci saranno truppe statunitensi direttamente impegnate sul terreno, ma ha confermato che l’operazione partirà “molto presto”.
“Molto presto, accadrà molto presto. E a Gaza sta andando bene”, ha dichiarato ai giornalisti il presidente, che considera la missione “un passo decisivo verso la stabilità”.
Il ruolo del Board of Peace e il via libera dell’Onu
Il Board of Peace sarà l’organismo incaricato di governare la Striscia durante il periodo di transizione, supervisionando le attività militari, la ricostruzione e la sicurezza interna. L’obiettivo, spiegano fonti diplomatiche, è creare un sistema amministrativo neutrale in grado di favorire una gestione ordinata e il ritorno alla normalità civile.
Secondo Reuters, gli Stati Uniti hanno già ottenuto il sostegno politico di Egitto, Qatar, Arabia Saudita, Turchia ed Emirati Arabi Uniti. Un funzionario americano ha riferito che l’approvazione formale della risoluzione dovrebbe arrivare “tra settimane, non mesi”, aggiungendo:
“Non vedo chi possa frapporsi e bloccare quello che probabilmente è il piano di pace più promettente dell’ultima generazione. Se la regione è con noi, crediamo che anche il Consiglio lo sarà.”
La votazione al Consiglio di Sicurezza
Per essere adottato, il piano dovrà ottenere almeno nove voti favorevoli su quindici e non ricevere veto da parte dei cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza – Stati Uniti, Russia, Cina, Francia e Regno Unito.
Se approvata, la risoluzione darebbe vita a una missione internazionale con poteri senza precedenti, capace di intervenire militarmente e di gestire la transizione politica in una delle aree più instabili del pianeta.

Una forza “autorizzata a tutto”
Dietro la formula diplomatica “tutte le misure necessarie” si nasconde una realtà chiara: la forza internazionale avrà pieni poteri d’azione, non solo per proteggere, ma anche per intervenire, disarmare, arrestare e bonificare.
Un mandato che la rende, di fatto, una forza di occupazione temporanea con legittimità internazionale, incaricata di ripristinare la sicurezza e creare le condizioni per una futura autonomia palestinese.