Sindacati sulle barricate

Cgil: sciopero generale il 12 dicembre 2025. E Lancini rilancia l’idea della patrimoniale

Il 28 novembre scenderanno in piazza i Cobas, che avevano provato a convincere Landini a uno sciopero insieme. Ma la Cgil ha deciso di andare da sola

Cgil: sciopero generale il 12 dicembre 2025. E Lancini rilancia l’idea della patrimoniale

La Cgil ha annunciato lo sciopero generale nazionale per il 12 dicembre 2025. La decisione è stata presa dall’assemblea generale del sindacato guidato da Maurizio Landini, che ha approvato l’astensione dal lavoro in tutti i settori, pubblici e privati, per protestare contro una legge di bilancio giudicata “ingiusta e sbagliata”.

Si profila quindi una fine anno caratterizzata da due giornate di sciopero generale, indette da sigle diverse. Il primo appuntamento sarà il 28 novembre 2025, convocato dall’USB con l’adesione di Cobas, Cub, Adl, Clap, Sgb e Sial. Il secondo, promosso dalla Cgil , è stato proposto alla Commissione di Garanzia il 31 ottobre e ha già ottenuto il via libera formale. L’ufficializzazione è arrivata poi stamattina, venerdì 7 novembre, durante l’assemblea “Democrazia al lavoro”  a Firenze.

Landini: “La manovra non aumenta i salari”

Al centro dello sciopero la manovra, giudicata insufficiente sui tema dei salari (come hanno sottolineato anche Istat e Bankitalia):

“Riteniamo che questa sia una manovra ingiusta, sbagliata e la vogliamo cambiare – ha affermato Maurizio Landini, segretario generale della Cgil- L’emergenza fondamentale in questo momento è il salario: c’è bisogno di aumentare i salari, questa manovra non lo fa”.

Sanità e patrimoniale

Landini ha poi chiesto interventi sulla sanità;

“Siamo di fronte al fatto che 6 milioni di persone che non si possono curare, di liste d’attesa che non finiscono più e siamo in una situazione pessima per chi lavora nella sanità, con infermieri, medici costretti a fare turni gravosissimi. E’ necessario anche investire sulla scuola, sull’istruzione, ed è necessario allo stesso tempo investire sui servizi sociali a partire dalla legge sulla non autosufficienza”.

Poi è tornato sull’idea di una patrimoniale:

“Abbiamo avanzato una proposta, un contributo di solidarietà che riguarda l’1% dei cittadini italiani. Stiamo parlando di 500mila persone che sono ricche: stiamo dicendo che, per chi ha una ricchezza superiore ai 2 milioni, basterebbe un loro contributo al fisco di un 1% per poter avere 26 miliardi da investire”.

Divisioni tra i sindacati sulla mobilitazione nazionale

L’annuncio della Cgil arriva in un contesto di frammentazione del fronte sindacale. Dopo l’unità mostrata lo scorso 3 ottobre, quando Cgil, Usb, Cub, Sgb, Cobas e altre sigle avevano scioperato insieme in sostegno alla popolazione di Gaza e alla Global Sumud Flotilla, le organizzazioni tornano ora a muoversi su binari separati.

Un’immagine dello sciopero del 3 ottobre

Quella mobilitazione aveva segnato un evento senza precedenti: per la prima volta in quarant’anni, tutto il sindacalismo di base si era presentato unito in piazza. Tuttavia, il Garante per gli scioperi aveva poi aperto un procedimento nei confronti delle sigle, contestando l’assenza del preavviso di dieci giorni previsto dalla legge 146/90.

Le richieste comuni: salari, pensioni, sanità e scuola

Nonostante la divisione sulle date, le rivendicazioni sindacali restano simili. Le sigle chiedono:

  • un aumento dei salari e delle pensioni;
  • più investimenti in scuola, sanità e welfare;
  • lotta alla precarietà e sostegno alle politiche industriali.

Il tentativo dei Cobas

Nelle scorse settimane i Cobas avevano tentato di rilanciare un appello per uno sciopero unitario, proponendo di ripetere la mobilitazione del 3 ottobre che aveva portato in piazza oltre due milioni di persone. L’iniziativa, diffusa il 29 ottobre con lo slogan “Facciamo come il 3 ottobre!”, sottolineava l’importanza dell’unità tra sindacati di base e confederali per ottenere risultati concreti.

Nonostante l’appello, la Cgilha scelto di procedere autonomamente, indicando il 12 dicembre come data per lo sciopero generale. I Cobas hanno reagito proponendo una terza data unitaria, intermedia tra il 28 novembre e il 12 dicembre, per evitare una divisione che – secondo loro – rischia di indebolire la protesta contro la manovra economica del governo Meloni.

“Il 12 dicembre la Cgil rischia molto andando da sola”, aveva dichiarato Piero Bernocchi, portavoce della Confederazione Cobas. L’appello, però, è caduto nel vuoto.

Cosa succederà

Con la conferma della data del 12 dicembre, la CGIL si prepara dunque a una mobilitazione autonoma contro la legge di bilancio. Il sindacato punta a riportare in piazza lavoratori e lavoratrici di ogni categoria per chiedere più equità e giustizia sociale nelle scelte del governo.

Resta tuttavia da capire se la mancanza di unità con gli altri sindacati potrà influire sulla partecipazione e sull’impatto politico della protesta, che arriverà a ridosso delle festività natalizie, quando la discussione sulla manovra sarà ormai alle fasi finali.