Audizioni sul bilancio

Banca d’Italia e Istat criticano la Manovra del Governo: “Premia i ricchi su Irpef e Sanità”

Giorgetti replica: "Tutelati i redditi medi". Meloni: "Risorse per la sicurezza aumentate"

Banca d’Italia e Istat criticano la Manovra del Governo: “Premia i ricchi su Irpef e Sanità”

La Manovra di Bilancio continua a far discutere. Ma stavolta le critiche non arrivano dall’opposizione, bensì da Banca d’Italia e Istat, che ritengono che “premi i ricchi” soprattutto su una delle misure “bandiera” del Governo Meloni, la riduzione dell’Irpef. E non mancano dubbi sul comparto sanità.

Ma Meloni e Giorgetti tirano dritti: “Aiuta il ceto medio”.

Irpef e Sanità: Bankitalia e Istat critiche sulla Manovra

Nel corso dell’audizione davanti alle Commissioni Bilancio di Senato e Camera di giovedì 6 novembre 2025, il presidente dell’Istat Francesco Maria Chelli ha precisato che oltre l’85% delle risorse derivanti dal taglio Irpef andrà alle famiglie con redditi medio-alti e alti.
In particolare, la misura interesserà oltre il 90% delle famiglie appartenenti al quinto più ricco della popolazione e più di due terzi di quelle del penultimo quinto.

Francesco Maria Chelli, presidente Istat

Il guadagno medio varierà da 102 euro per le famiglie con redditi più bassi a 411 euro per quelle con redditi più elevati. In ogni caso, il beneficio sul reddito familiare disponibile sarà inferiore all’1% per tutte le classi di reddito.

L’Istat classifica i beneficiari in quinti di reddito disponibile equivalente, dove ciascun quinto rappresenta il 20% delle famiglie: dal primo (redditi più bassi) fino al quinto (redditi più alti).

L’Istat, inoltre, interviene a gamba tesa sulla Sanità. La situazione, secondo la denuncia di Chelli, è drammatica: quasi un italiano su dieci ha rinunciato a visite o esami diagnostici a causa delle lunghe liste di attesa, oltre alle difficoltà economiche.

Bankitalia: “Variazione modesta del reddito disponibile”

Critico anche il vice capo del Dipartimento Economia e Statistica della Banca d’Italia, Fabrizio Balassone, che ha sottolineato che il taglio dell’Irpef e le altre misure della manovra non comportano variazioni significative nella distribuzione della ricchezza.

Il vice capo del Dipartimento Economia e Statistica della Banca d’Italia, Fabrizio Balassone

“La riduzione dell’aliquota per il secondo scaglione di reddito favorisce soprattutto i nuclei familiari dei due quinti più alti, ma l’impatto sul reddito disponibile resta percentualmente modesto“.

Gli effetti degli interventi di assistenza sociale previsti dalla manovra risultano invece concentrati sui primi due quinti di famiglie – quelle con redditi medio-bassi – ma anch’essi presentano un impatto contenuto.

Upb: “La riduzione riguarda il 30% dei contribuenti”

Anche l’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb) ha espresso una valutazione cauta.
Secondo l’Upb, la riduzione di due punti dell’aliquota Irpef interesserà poco più del 30% dei contribuenti, circa 13 milioni di persone con redditi superiori a 28.000 euro, comportando una riduzione di gettito di circa 2,7 miliardi di euro, leggermente inferiore rispetto a quanto stimato nella Relazione tecnica.

La presidente dell’Upb, Lilia Cavallari, ha spiegato che circa il 50% del risparmio d’imposta andrà a contribuenti con redditi superiori a 48.000 euro, i quali rappresentano solo l’8% del totale dei contribuenti.

La presidente dell’Upb, Lilia Cavallari

Il beneficio medio stimato è pari a 408 euro per i dirigenti, 123 euro per gli impiegati, 23 euro per gli operai, 124 euro per i lavoratori autonomi e 55 euro per i pensionati.

Per quanto riguarda la compensazione dei benefici sui redditi elevati (oltre i 200.000 euro), la misura interesserà circa un terzo della platea, pari a 58.000 contribuenti.
Secondo Cavallari, per questi soggetti “il taglio delle detrazioni sarà in media di 188 euro, inferiore al beneficio massimo teorico di 440 euro”.

La replica di Giorgetti: “Tutela i redditi medi”

Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, però, in audizione sulla manovra ha rivendicato quanto fatto, rispondendo alle critiche:

“La riduzione dell’Irpef tutela i contribuenti con redditi medi, ed estendendo la platea di chi aveva beneficiato del cuneo fiscale coinvolge il 32% del totale dei contribuenti per un valore del beneficio medio atteso di 218 euro all’anno che arriva a toccare per la fascia più alta interessata i 440 euro”.

Il ministro poi va al contrattacco anche sulla Sanità:

“Mi rifiuto di accettare che non siano stati fatti degli stanziamenti adeguati sulla sanità: 7 miliardi in più rispetto all’anno scorso”.

“Queste risorse faranno sì che il rapporto tra spesa sanitaria e Pil salirà al 6,2% nel 2026”.

Un valore che resta comunque decisamente inferiore rispetto alla media europea e all’Ocse, che si attesta intorno al 6,9%.

Meloni: “Investimenti sulla sicurezza, la sinistra mente”

Usa i social, invece, la premier Giorgia Meloni per ribattere alle accuse dell’opposizione sul tema sicurezza.

Leggo che alcuni esponenti della sinistra sostengono che questo Governo “non avrebbe investito nulla sulla sicurezza.  Una tesi comoda, ma smentita dai numeri.

Negli ultimi tre anni abbiamo già assunto circa 37.400 agenti nelle Forze di Polizia e prevediamo, da qui al 2027, altre 31.500 assunzioni.

Abbiamo stanziato un miliardo e mezzo per rinnovare i contratti del comparto e abbiamo già sottoscritto il rinnovo dei contratti dell’ultimo triennio per le Forze di Polizia, con aumenti medi lordi mensili di 198 euro.

Abbiamo sbloccato investimenti fermi da tempo e potenziato mezzi, strutture e tecnologie.

Con il Decreto Sicurezza abbiamo previsto strumenti più rapidi ed efficaci contro le occupazioni abusive, i borseggi, l’accattonaggio minorile, le rivolte nelle carceri e le truffe agli anziani.

Abbiamo introdotto pene più severe per chi minaccia e aggredisce i nostri uomini e donne in divisa, e rafforzato la tutela legale per agenti di polizia e militari che dovessero essere indagati o imputati per fatti inerenti al servizio.
Abbiamo inoltre aumentato i presìdi nelle aree più sensibili: ospedali, stazioni, scuole e periferie. Negli ultimi anni sono stati effettuati milioni di controlli, con una presenza dello Stato sempre più stabile sul territorio.

La lotta alle mafie parla da sola: 108 latitanti catturati, 278 maxi-operazioni, migliaia di arresti, 6,5 miliardi di euro il valore dei beni sottratti alla criminalità e oltre 18 mila i beni confiscati restituiti alla collettività.

E interventi complessi come Caivano – oggi un modello replicato in altri territori – dimostrano che quando lo Stato investe, si organizza e resta, le cose cambiano davvero.

Detto questo, non ignoriamo la realtà e sappiamo bene che esistono criticità e fatti gravi che preoccupano i cittadini. Stiamo ponendo rimedio a decenni di lassismo e sottovalutazione. Ed è proprio per questo che non intendiamo arretrare di un millimetro e puntiamo a fare sempre di più.

Continueremo a rafforzare, migliorare e intervenire.
Perché la sicurezza degli italiani è una responsabilità quotidiana e un impegno che intendiamo onorare fino in fondo.