opposizioni all'attacco

Almasri, il Governo: “Sapevamo del mandato di cattura libico già a gennaio, per questo l’abbiamo rimpatriato”

Schlein: “Meloni deve chiedere scusa agli italiani”. Fratoianni: “In Libia fanno ciò che Nordio e Piantedosi hanno impedito”

Almasri, il Governo: “Sapevamo del mandato di cattura libico già a gennaio, per questo l’abbiamo rimpatriato”

L’arresto del generale libico Osama Almasri, avvenuto il 5 novembre 2025 a Tripoli, ha scatenato un duro scontro politico in Italia.

Il militare, accusato di torture e dell’omicidio di un detenuto, era già ricercato dalla Corte penale internazionale e dalle autorità libiche. Il suo nome era noto anche a Roma: secondo fonti di governo, l’esecutivo italiano era “ben a conoscenza” dell’esistenza di un mandato di cattura emesso da Tripoli già dal gennaio scorso.

Osama Almasri

Almasri era stato infatti fermato in Italia all’inizio dell’anno, ma poi rilasciato e rimpatriato su decisione delle autorità italiane. Ora, dopo il suo arresto in Libia, le opposizioni attaccano la premier Giorgia Meloni e chiedono chiarimenti in Parlamento, accusando il governo di aver coperto un criminale internazionale e di aver danneggiato l’immagine del Paese.

Il Governo: “Sapevamo dell’arresto”

Secondo fonti di governo, “l’esecutivo italiano era bene a conoscenza dell’esistenza di un mandato di cattura emesso dalla Procura Generale di Tripoli a carico del libico Almasri già dal 20 gennaio 2025″. Le stesse fonti hanno chiarito che:

“Il ministero degli Esteri italiano avesse ricevuto, pressoché contestualmente con l’emissione del mandato di cattura internazionale della Procura presso la Corte Penale Internazionale dell’Aja, una richiesta di estradizione da parte dell’Autorità giudiziaria libica”.

L’attacco delle opposizioni

Le opposizioni, compatte, hanno accusato il governo di aver gestito in modo opaco e politicamente disastroso la vicenda. Alla Camera, tutti i gruppi di minoranza hanno chiesto un’informativa urgente, sottolineando che l’Italia si sia ridotta a prendere lezioni di democrazia dalla Libia.

“Il governo fa fare al nostro Paese una figuraccia internazionale”, hanno attaccato Pd, M5S, Avs, Iv, Azione e +Europa.

La segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, ha parlato di “una figura vergognosa a livello internazionale per cui il governo deve chiedere scusa agli italiani”.

Schlein ha aggiunto:

“Le autorità libiche hanno ordinato l’arresto di Almasri, per tortura e omicidio. Lo stesso criminale che Meloni, Nordio e Piantedosi hanno liberato e riaccompagnato a casa con un volo di Stato, dopo che la magistratura e le forze dell’ordine italiane lo avevano fermato nel nostro Paese per il mandato d’arresto della Corte Penale internazionale. Evidentemente per la procura in Libia il diritto internazionale non vale ‘solo fino a un certo punto’, come per il governo italiano”.

Sulla stessa linea la deputata democratica Debora Serracchiani, responsabile Giustizia del PD:

“La decisione della Procura generale libica di disporre la custodia cautelare del generale Almasri per omicidio e violazioni dei diritti umani rappresenta una pietra tombale su un caso che ha mostrato una gestione torbida e inqualificabile da parte del governo. A questo punto non ci sono più alibi: chi ha coperto e giustificato deve fermarsi. Continuare su questa strada, arrivando perfino a forzare il parlamento o a sollevare conflitti costituzionali per difendere l’indifendibile, metterebbe in imbarazzo l’Italia e le sue istituzioni più di quanto già non sia avvenuto. Alla maggioranza chiediamo di fermarsi, per rispetto della giustizia e della dignità delle nostre istituzioni”.

Le reazioni degli altri partiti di opposizione

Durissimo anche il commento del leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte:

“Che umiliazione per il governo Meloni. Ora diranno che anche la Procura generale in Libia è un nemico dell’esecutivo? Che vergogna per la nostra immagine. Non è questa l’Italia”.

Il deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, Angelo Bonelli, ha accusato direttamente la premier:

“Il governo Meloni ha protetto un torturatore e stupratore. Oggi la Libia arresta Almasri per torture e omicidi, gli stessi crimini per cui la Corte penale internazionale ne aveva chiesto la cattura. Ma l’Italia lo ha liberato e rimandato a casa con un aereo di Stato. È una vergogna nazionale: Meloni e Nordio hanno ostacolato la giustizia internazionale e coperto un criminale. Questo governo ha tradito i principi di legalità e diritti umani: una vergogna nazionale firmata Meloni”.

Nicola Fratoianni (Avs) ha rincarato la dose:

“Per torture e abusi ordinato l’arresto di Almasri a Tripoli. Evidentemente sarà consegnato alla Corte penale internazionale. Insomma quello che Nordio, Piantedosi e Mantovano hanno impedito a gennaio, violando la legge, ora accade in Libia. Un po’ di vergogna dalle parti di Palazzo Chigi, no eh?”.

Dal fronte di Italia Viva, Matteo Renzi ha definito l’intera vicenda “la pagina più vergognosa della storia recente delle istituzioni italiane”:

“La giustizia libica ha arrestato il generale Almasri per torture sui detenuti. Anche la polizia italiana lo aveva fatto, per lo stesso reato, quasi un anno fa. Ma Giorgia Meloni e Carlo Nordio hanno scelto di liberare Almasri e gli hanno pagato un volo di Stato con tutti gli onori, scrivendo una pagina vergognosa nella storia delle Istituzioni del nostro Paese”.

Infine, Riccardo Magi, segretario di +Europa, ha chiesto le dimissioni del ministro della Giustizia:

“Cos’altro deve accadere se non l’arresto in Libia di Almasri con l’accusa di violenze e torture sui detenuti perché Nordio si dimetta?”.

Le difese della maggioranza

Le richieste di chiarimenti sono arrivate in Parlamento, durante l’intervento del deputato M5S Federico Cafiero De Raho, cui si sono uniti tutti i gruppi di opposizione. Dal governo, però, poche risposte.

Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, si è limitato a dire:

“Non me ne sto occupando”.

Più articolato, invece, il commento del senatore di Forza Italia, Maurizio Gasparri:

“L’Italia ha difeso la sicurezza del Paese espellendo una persona che probabilmente la Libia ha arrestato per una buona ragione. Abbiamo sempre dato un pessimo giudizio su questa persona”.

A rispondere alle accuse delle opposizioni è intervenuto l’eurodeputato di Fratelli d’Italia, Nicola Procaccini, che ha ironizzato:

“Contrordine compagni! Improvvisamente la sinistra – che chiedeva lo stop agli accordi con Tripoli perché non democratica – riscopre la democrazia in Libia che diventa avamposto nella difesa dei diritti umani”.

Dello stesso tenore il commento di Azione, con il capogruppo alla Camera Matteo Richetti, secondo cui è “altrettanto imbarazzante l’atteggiamento delle opposizioni”, accusate di incoerenza sulla linea da tenere nei confronti della Libia.

Nessun commento, invece, da parte della Lega.

Il contesto libico e l’arresto

Il generale Almasri è stato fermato su ordine della Procura della capitale libica con l’accusa di avere personalmente eseguito torture e abusi su detenuti del centro di detenzione di Mitiga, a Tripoli. Le indagini – spiegano fonti giudiziarie libiche – si sono basate sulle testimonianze di una decina di superstiti, che lo hanno accusato direttamente. Secondo l’inchiesta, almeno un prigioniero sarebbe morto a causa delle sevizie.

Nei giorni precedenti, il premier libico Abdulhamid Dbeibah aveva promesso che Almasri sarebbe stato consegnato alla Corte penale internazionale, nell’ambito di una nuova intesa di cooperazione giudiziaria tra Tripoli e l’Aja. Tuttavia, l’estradizione non sarà immediata.

Una nota della Procura di Tripoli ha precisato che “a seguito di investigazioni contro l’agente di polizia Osama al-Masri, il vice procuratore generale ha completato la raccolta di informazioni riguardo le violazioni dei diritti dei detenuti presso il centro di detenzione di Tripoli (il carcere di Mitiga), i quali hanno riferito all’Ufficio del Procuratore Generale di avere subito torture e trattamenti degradanti”.

L’arresto del finora intoccabile Almasri sembra anche collegato al declino della sua milizia privata, la Rada, che per anni ha esercitato un potere parallelo controllando porti, aeroporti e infrastrutture strategiche della Tripolitania. Il premier Dbeibah avrebbe ora deciso di ridimensionarne il ruolo, nel tentativo di ripulire l’immagine internazionale del suo governo.