La crisi venezuelana continua a spaventare il mondo in un crescendo di accuse, minacce e contro minacce che coinvolge i presidenti degli Stati Uniti e del Venezuela.
Maduro su Trump: “Non ci toglierà la democrazia”
“Maduro ha i giorni contati”, ha dichiarato Donald Trump innescando una nuova ondata di reazioni a Caracas.
Il presidente Nicolás Maduro ha risposto con toni durissimi, proclamando la forza della democrazia venezuelana e denunciando quelle che definisce ambizioni imperialistiche degli Stati Uniti.
Il presidente del Venezuela Nicolas Maduro
“La nostra democrazia è la più avanzata del pianeta. Siamo un popolo istruito, colto, patriottico, coraggioso e consapevole dei propri diritti. Niente e nessuno ci toglierà l’opportunità di vivere e di essere parte del Secolo dei Popoli“, ha affermato Maduro in un video diffuso su Telegram.
Il filmato trionfalistico condiviso da Maduro:
Si intensificano le operazioni militari
Una replica diretta alle dichiarazioni incendiarie di Trump che nel corso di un’intervista alla CBS ha comunque espresso scetticismo e negato un imminente intervento militare contro Caracas.
Preoccupa, nel frattempo, l’intensificarsi delle operazioni militari statunitensi nei Caraibi e nel Pacifico: attacchi contro presunte imbarcazioni di narcotrafficanti hanno provocato almeno 65 morti nelle ultime settimane.
Washington accusa il governo venezuelano di essere guidato da una organizzazione criminale e narcotrafficante.
Machado dalla parte degli Usa
E a calcare la mano contro il presidente venezuelano si è aggiunta ora anche la leader dell’opposizione María Corina Machado, recentemente insignita del Premio Nobel per la Pace 2025.
In un’intervista a Fox News, Machado ha affermato che la maggioranza dei venezuelani sostiene le azioni del presidente Trump contro i cartelli della droga.
“Il Venezuela è un chiaro esempio della devastazione che il socialismo e la criminalità possono causare nella società. Vent’anni fa era il Paese più ricco e libero dell’America Latina e oggi è uno dei più poveri. Questo perché il socialismo promette uguaglianza per tutti ma in realtà siamo tutti ugualmente poveri”, ha dichiarato il Premio Nobel.
María Corina Machado
Segnali contraddittori da Washington
Il Pentagono, nel frattempo, ha confermato che il corpo dei Marines ha condotto nelle ultime ore esercitazioni di sbarco e infiltrazione nella regione caraibica, alimentando le voci su un possibile intervento armato.
La Casa Bianca, tuttavia, continua a inviare segnali contraddittori: ufficialmente gli Stati Uniti non starebbero pianificando un’operazione militare diretta, ma il crescente dispiegamento di uomini e mezzi lascia aperti tutti gli scenari.
Nei giorni scorsi, il Dipartimento di Giustizia ha inoltre chiarito al Congresso che le operazioni contro presunti narcotrafficanti in America Latina non sono soggette ai limiti della War Powers Resolution del 1973, aprendo la strada alla prosecuzione dei raid senza autorizzazione parlamentare.
Preoccupazione crescente in Europa
L’Unione Europea guarda con crescente preoccupazione alla situazione e ha rivolto un monito indiretto a Washington.
“Condividiamo l’obiettivo di smantellare il crimine organizzato, ma qualsiasi azione deve rispettare il diritto internazionale“, ha dichiarato una portavoce della Commissione.
Bruxelles ha contestualmente annunciato un nuovo pacchetto di aiuti umanitari da 14,5 milioni di euro destinato alla popolazione venezuelana.
L’appoggio di Mosca a Caracas
Sul fronte diplomatico, Maduro rivendica il sostegno della Russia con cui negli ultimi mesi sono stati intensificati i contatti.
“La cooperazione militare con Mosca procede e continuerà in modo sereno e proficuo”, ha assicurato.
Il Cremlino, dal canto suo, ha confermato di avere un dialogo costante con Caracas. Secondo The Washington Post, Maduro avrebbe chiesto aiuto a Russia, Cina e Iran per rafforzare la difesa del Paese.
Tra i due paesi, esistono obblighi contrattuali rafforzati lo scorso maggio con un accordo di associazione strategica firmato durante la visita di Maduro a Putin.