LAVORO

Meritocrazia Italia: “Sì alla decisione della Corte costituzionale sul limite dell’indennizzo in caso di licenziamento, ma servono norme chiare a tutela del lavoratore”

"La sentenza rappresenta un passo importante verso un ripristino del bilanciamento costituzionale. Restano però delle criticità", evidenzia Meritocrazia Italia

Meritocrazia Italia: “Sì alla decisione della Corte costituzionale sul limite dell’indennizzo in caso di licenziamento,  ma servono norme chiare a tutela del lavoratore”

La Corte Costituzionale, con la sentenza n. 118 depositata il 21 luglio 2025, ha dichiarato incostituzionale l’art. 9, comma 1, del decreto legislativo n. 23/2015 (Jobs Act), nella parte in cui fissava un tetto massimo di sei mensilità per l’indennizzo risarcitorio in caso di licenziamento illegittimo nelle aziende con meno di 15 dipendenti.

Secondo la Consulta, questo limite rigido impediva una valutazione equa e personalizzata del danno subito dal lavoratore, in contrasto con i principi costituzionali di uguaglianza, diritto di difesa e giusto processo. È stata inoltre sottolineata l’importanza di garantire un risarcimento adeguato e proporzionato, capace di riflettere la reale entità del pregiudizio e di scoraggiare comportamenti abusivi da parte dei datori di lavoro.

Dopo questa pronuncia, il giudice torna ad avere ampia discrezionalità nel determinare l’indennizzo, che potrà ora essere calcolato caso per caso, in base alla gravità della condotta, all’anzianità del dipendente e ad altri fattori.

“Interessante è il diretto richiamo fatto dalla Corte del contenuto di uno dei quesiti referendari sottoposti al voto l’8 e il 9 giugno 2025, che proponeva l’abrogazione proprio del limite massimo alle indennità nelle piccole imprese”, afferma in un comunicato il movimento politico Meritocrazia Italia. “Sebbene il referendum non abbia raggiunto il quorum, insomma, il suo impianto ha evidenziato una diffusione di maggiore giustizia e tutela del lavoro, che oggi viene parzialmente accolta sul piano costituzionale”.

La sentenza rappresenta un passo importante verso un ripristino del bilanciamento costituzionale, rafforzando il ruolo del Giudice e tutelando in modo più efficace i lavoratori, soprattutto quelli inseriti in contesti occupazionali più vulnerabili, e garantendo piena applicazione al principio di eguaglianza. Infatti, l’estensione del tetto massimo dell’indennizzo fino a 18 mensilità anche per le piccole imprese, (analogamente a quanto già previsto per le aziende di maggiori dimensioni), rappresenta un importante passo verso un’uguaglianza sostanziale tra i lavoratori, indipendentemente dalla dimensione dell’impresa di appartenenza”.

Restano, però, delle criticità – evidenzia Meritocrazia Italia -. La decisione potrebbe generare incertezza per le piccole imprese, che spesso operano con margini economici limitati. L’eliminazione di un tetto fisso, infatti, rende più difficile prevedere i costi legati a un eventuale contenzioso, e questo potrebbe incidere sul clima di “fiducia” e sulla pianificazione delle assunzioni. Si teme, dunque, un aumento del contenzioso proprio per la maggiore discrezionalità del Giudice, con il rischio di allungare i tempi delle cause e aumentare i costi legali per entrambe le parti”.

Meritocrazia Italia apprezza l’operato della Corte costituzionale e accoglie positivamente la decisione, che restituisce dignità e giustizia ai lavoratori delle piccole imprese, ritenendo che la disciplina adottata per i licenziamenti per le aziende con meno di 15 dipendenti introducesse una tutela risarcitoria eccessivamente rigida e inadeguata, non proporzionata alla gravità dell’illegittimità dell’atto espulsivo. Tuttavia, ritiene fondamentale accompagnare questo importante passo, con norme chiare, che garantiscano certezze applicative non solo per i lavoratori ma anche per datori di lavoro, evitando che si creino squilibri e che vi sia la proliferazione di contenziosi. Solo attraverso una visione condivisa e non ideologica, si può costruire un sistema giusto, meritocratico e stabile“.