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Tech in crescita, ma i colossi spendono miliardi in intelligenza artificiale (e riducono personale)

Meta, Microsoft e Google crescono, ma i costi per l’IA sono enormi; Amazon taglia 30 mila posti di lavoro e punta sull’automazione

Tech in crescita, ma i colossi spendono miliardi in intelligenza artificiale (e riducono personale)

Questa settimana cinque delle cosiddette Magnificent Seven – Apple Inc., Microsoft Corporation, Alphabet Inc., Amazon.com, Inc., Meta Platforms, Inc., NVIDIA Corporation, Tesla, Inc. – i colossi tecnologici statunitensi, presentano i conti del trimestre. L’attenzione dei mercati è altissima: l’impatto potrebbe superare persino quello della riunione della Federal Reserve, attesa per un possibile taglio dei tassi di appena un quarto di punto.

Il Nasdaq, l’indice che raggruppa le principali aziende tecnologiche degli Stati Uniti e che viene negoziato alla borsa elettronica di New York, ha guadagnato poco più del 20% da inizio anno. Gran parte di questo rialzo è legata agli investimenti massicci nell’intelligenza artificiale.

Gli investitori guardano più allo sviluppo delle infrastrutture per l’IA e alla capacità di calcolo che queste aziende stanno mettendo in campo, piuttosto che ai soli ricavi o utili: un segnale che la corsa all’innovazione tecnologica è ormai al centro delle strategie finanziarie e del mercato globale.

Tech in crescita, ma i colossi spendono miliardi in intelligenza artificiale e riducono personale
Intelligenza artificiale

Meta Platforms

Il titolo sale del 26% da inizio anno. Gli analisti prevedono ricavi in crescita del 21,7% a 49,4 miliardi di dollari, trainati dalle vendite pubblicitarie. Meta punta molto sull’IA, con un enorme data center in Louisiana realizzato insieme a Blue Owl Capital. Una domanda chiave è quanto l’azienda stia spendendo per attrarre e trattenere i migliori talenti nel settore, soprattutto dopo alcune defezioni di alto profilo.

Alphabet (Google)

Alphabet ha visto il titolo salire del 37% da inizio anno. Per il trimestre, gli analisti stimano ricavi a 85,1 miliardi di dollari (+14%) e un utile per azione rettificato di 2,53 dollari. La pubblicità resta il motore principale, in particolare su YouTube.

Ma l’ascesa di ChatGPT e di altri strumenti IA per la ricerca di informazioni rischia di ridurre il traffico diretto verso Google, con possibili effetti sugli introiti pubblicitari. Nel cloud, la crescita dovrebbe superare il 30%, sostenuta dai carichi di lavoro legati all’IA, e gli investimenti in nuovi data center potrebbero superare i 12 miliardi di dollari previsti per il 2026.

Microsoft

Il titolo sale del 24% da inizio anno. Microsoft dovrebbe chiudere il trimestre con ricavi pari a 75,5 miliardi di dollari (+15%) e un utile per azione rettificato di 3,67 dollari. La crescita di Azure è stimata al 37%.

Gli analisti sottolineano che Microsoft è una delle principali beneficiarie dell’IA, grazie al dominio nella Productivity Suite con Office e ai nuovi strumenti AI come Copilot. Tuttavia, l’azienda sta investendo enormi risorse: oltre 33 miliardi di dollari di contratti con fornitori di infrastrutture AI negli ultimi mesi e una spesa in conto capitale prevista in aumento del 45% nel 2025-2026.

Nasdaq 100 e strumenti di investimento

Il trend di fondo del Nasdaq 100 resta rialzista. L’indice, composto dai 100 principali titoli tecnologici quotati al Nasdaq, non distribuisce dividendi e la valuta di riferimento è il dollaro USA. Gli investitori possono accedere a strumenti come gli ETP a leva 3x o inversi, con commissioni annue comprese tra 0,09% e 0,14%.

Un’alternativa interessante è il Megacap 100, che offre esposizione a grandi aziende tecnologiche e non solo, con fondamentali solidi e crescita costante degli utili, meno concentrato sul settore tech rispetto al Nasdaq 100.

In sintesi, le grandi aziende tech continuano a crescere e a generare utili, ma l’intelligenza artificiale comporta costi enormi. La sfida non è solo fare profitti, ma investire nelle infrastrutture e nei talenti giusti per restare competitivi nel mercato dell’IA.

I “Magnificent Seven”

I “Magnificent Seven” sono sette colossi tecnologici statunitensi che rappresentano il cuore dell’innovazione e della crescita nei mercati finanziari globali.

Apple, fondata da Steve Jobs, Steve Wozniak e Ronald Wayne nel 1976, è celebre per prodotti iconici come l’iPhone e il Mac.

Microsoft, creata da Bill Gates e Paul Allen nel 1975, è leader mondiale nei software e nei servizi cloud.

Alphabet, la holding che controlla Google, è nata nel 2015 per volontà di Larry Page e Sergey Brin, i fondatori del celebre motore di ricerca.

Amazon, fondata da Jeff Bezos nel 1994, ha rivoluzionato il commercio elettronico e il cloud computing.

Meta Platforms, ex Facebook, è stata fondata da Mark Zuckerberg nel 2004 ed è oggi una delle protagoniste del metaverso e dei social network.

NVIDIA, creata da Jensen Huang, Chris Malachowsky e Curtis Priem nel 1993, è il leader mondiale nella produzione di chip grafici e nel settore dell’intelligenza artificiale.

Infine, Tesla, fondata da Martin Eberhard e Marc Tarpenning nel 2003 ma resa celebre da Elon Musk, è pioniera nel campo delle auto elettriche e dell’energia sostenibile.

L’esempio di Amazon: quando l’IA cambia il lavoro

Anche Amazon dimostra come l’intelligenza artificiale stia trasformando profondamente il lavoro. Il colosso dell’e-commerce ha annunciato il più grande taglio di personale della sua storia: 30 mila dipendenti diretti saranno licenziati, principalmente negli uffici centrali, nelle risorse umane, nella pubblicità e nella gestione amministrativa.

Tech in crescita, ma i colossi spendono miliardi in intelligenza artificiale e riducono personale
Intelligenza artificiale

Il piano fa parte di una strategia più ampia che punta ad automatizzare fino al 75% delle operazioni nei magazzini e nei centri logistici, sostituendo alcune mansioni con robot e sistemi IA. Nonostante i licenziamenti, il mercato ha reagito positivamente: gli analisti ritengono che questa strategia miri a ridurre i costi, aumentare l’efficienza e sostenere la crescita futura.

Resta, sempre più incalzante a fronte di questa prospettiva, l’incognita sul futuro del lavoro “umano”.