TREGUA FRAGILE

Hamas: “Se finisce occupazione, consegneremo le armi”. Israele ordina all’Idf di distruggere i tunnel

Nella notte, un convoglio egiziano composto da camion e mezzi di ingegneria è entrato a Gaza per collaborare al recupero dei corpi

Hamas: “Se finisce occupazione, consegneremo le armi”. Israele ordina all’Idf di distruggere i tunnel

Nuovi ingressi oggi nella Striscia di Gaza per cercare i corpi degli ostaggi israeliani ancora trattenuti dal movimento islamista. Lo ha annunciato Khalil al-Hayya, alto dirigente di Hamas, in un’intervista ad Al Jazeera.

“Oggi entreremo in nuove aree della Striscia per cercare i corpi degli ostaggi”, ha dichiarato, confermando che le operazioni avvengono in coordinamento con le autorità locali e con il supporto di forze egiziane entrate nella notte con mezzi pesanti per assistere nelle ricerche.

Hamas: “Nessun pretesto ad Israele per riprendere guerra”

Nella stessa intervista, al-Hayya ha annunciato che Hamas è pronta a trasferire “tutto il controllo amministrativo della Striscia di Gaza al comitato temporaneo, compresa la sicurezza”, ribadendo la volontà di affidare la gestione del territorio a un organismo composto da palestinesi indipendenti, privo di affiliazioni politiche. Tale comitato, tuttavia, non è ancora stato formalmente costituito.

Il dirigente di Hamas ha inoltre affrontato il tema del disarmo, affermando che “le armi di Hamas sono legate all’esistenza dell’occupazione e dell’aggressione israeliana e, se l’occupazione dovesse finire, queste armi verrebbero consegnate allo Stato”. Il futuro dell’arsenale del movimento, ha precisato, “è ancora in fase di discussione con le altre fazioni armate e i mediatori internazionali”.

Hamas, ha aggiunto, accetterebbe anche “forze delle Nazioni Unite come osservatori di frontiera e di controllo del cessate il fuoco a Gaza”, sostenendo la necessità di tenere “elezioni in tutta la Palestina”.

Khalil al-Hayya

Sul piano umanitario, al-Hayya ha espresso insoddisfazione per la quantità di aiuti che entra nella Striscia, chiedendo un incremento drastico dei rifornimenti.

Gaza ha bisogno di 6.000 camion al giorno, non di 600. Israele continua a ritardare l’arrivo degli aiuti”, ha denunciato, invitando i mediatori a intervenire.

Il leader di Hamas ha inoltre sottolineato che il gruppo “non darà a Israele alcun pretesto per riprendere la guerra”. Ha ricordato che “dopo il cessate il fuoco abbiamo consegnato 20 ostaggi israeliani e 17 dei 28 corpi previsti dagli accordi”. Le sue parole arrivano mentre cresce la pressione da parte degli Stati Uniti e dei mediatori regionali affinché Hamas completi la restituzione delle salme e favorisca la ripresa dei negoziati per la seconda fase del piano di pace promosso dal presidente americano Donald Trump.

Nella notte, un convoglio egiziano composto da camion e mezzi di ingegneria è entrato a Gaza per collaborare al recupero dei corpi. Secondo quanto riportato dal Times of Israel, il premier Benjamin Netanyahu ha approvato personalmente l’ingresso della squadra, che “si recherà lì esclusivamente per localizzare gli ostaggi assassinati”.

Katz: “Distruzione tunnel missione prioritaria”

Sul fronte israeliano, il ministro della Difesa Israel Katz ha annunciato di aver ordinato all’esercito (Idf) di avviare la distruzione sistematica dei tunnel nella cosiddetta “Linea Gialla” di Gaza, l’area ancora sotto controllo israeliano.

“Ho dato istruzioni all’Idf di porre la questione della distruzione dei tunnel come missione centrale. Il 60% delle strutture è ancora intatto”, ha scritto Katz su X, sottolineando che questa operazione è considerata prioritaria per la sicurezza nazionale.

Il premier Benjamin Netanyahu ha invece ribadito la linea di fermezza del governo:

Israele è uno Stato indipendente. La nostra politica di sicurezza è nelle nostre mani. Decideremo noi quali forze internazionali sono accettabili nella Striscia di Gaza”, ha dichiarato, aggiungendo di non avere “bisogno del via libera di nessuno per colpire i nostri nemici”.

Gli Stati Uniti, nel frattempo, continuano a monitorare la situazione con l’impiego di droni di sorveglianza sopra Gaza, nel tentativo di garantire il rispetto del cessate il fuoco. Ma la tregua resta fragile, tra la pressione di Washington per la stabilizzazione dell’accordo e il timore che un nuovo episodio possa far riprendere le ostilità.