Nel corso del bilaterale alla Casa Bianca con il primo ministro australiano Anthony Albanese, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato che incontrerà Xi Jinping “tra un paio di settimane“ in Corea del Sud e che “all’inizio del prossimo anno” visiterà ufficialmente la Cina.
“Ho un buon rapporto con Xi – ha detto Trump – e credo che lavoreremo a un accordo equo. Sono sicuro che chiuderemo un accordo fantastico con la Cina”.
Trump: “Non voglio distruggere la Cina”
Il leader della Casa Bianca ha assicurato che Pechino “non vuole invadere Taiwan“, cercando di raffreddare i toni nella disputa commerciale e geopolitica tra i due Paesi.
“Non voglio distruggere la Cina – ha aggiunto – ma voglio un’intesa che sia giusta per entrambi. Loro hanno alcune carte da giocare, ma noi ne abbiamo di straordinarie”.
Sul piano economico, Trump ha confermato la linea dura sui dazi.
“La Cina ci ha sottratto migliaia di miliardi di dollari. Ora ci tratta con rispetto come non ha fatto con altri presidenti”, ha affermato, annunciando che le tariffe potrebbero salire fino al 155% dal prossimo novembre.
President Trump Participates in a Bilateral Lunch with the Prime Minister of Australia https://t.co/bE5QGvpWUu
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“Se Pechino minaccia con i controlli sull’export di terre rare, noi rispondiamo con i dazi, ma anche con gli aerei: costruiamo i loro Boeing”, ha sottolineato con tono provocatorio.
Secondo Trump, la politica tariffaria della sua amministrazione ha già dato frutti:
“I dazi erano stati sempre usati contro di noi. Ora li usiamo per rendere il Paese ricco e sicuro. Un anno e mezzo fa eravamo morti, ora siamo il Paese più “caldo” al mondo”.
Nel suo intervento, il presidente ha alternato parole di sfida e di rispetto nei confronti del leader cinese.
“Mi trovo molto bene con Xi Jinping. È un uomo straordinario, la sua storia personale è degna di un grande film”, ha detto. “Penso che con la Cina andrà tutto bene, ma dobbiamo arrivare a un accordo equo”.
L’accordo con l’Australia sulle terre rare
L’incontro con Albanese non è stato solo un passaggio diplomatico, ma anche un momento strategico per rafforzare l’asse economico tra Stati Uniti e Australia. I due leader hanno firmato un importante accordo sui minerali essenziali e sulle terre rare, con investimenti congiunti fino a 8,5 miliardi di dollari.
President Donald J. Trump and Australian Prime Minister Anthony Albanese.🇺🇸🤝🇦🇺 pic.twitter.com/Zup7rrU9yo
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“Nei prossimi sei mesi l’Australia e gli Stati Uniti investiranno 1 miliardo di dollari in progetti immediatamente operativi”, ha annunciato Albanese, spiegando che l’intesa porterà la cooperazione bilaterale “al livello successivo”.
.@POTUS meets with Australian Prime Minister @AlboMP: “We’re going to be here to talk about lots of different things… we are discussing critical minerals, and rare earths, and we’re going to be signing an agreement that’s been negotiated over a period of 4 or 5 months.” pic.twitter.com/1wDJhLTmIm
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Il piano prevede tre gruppi di progetti congiunti, che includono anche aziende come Alcoa, e la costruzione in Australia di una raffineria di gallio con una capacità di 100 tonnellate all’anno, finanziata dal Pentagono.
“Tra un anno avremo così tanti minerali essenziali e terre rare che non sapremo cosa farne”, ha scherzato Trump.
President @realDonaldTrump, thank you for the warm welcome to the White House.
Working together we can deliver for both Australia and the United States. pic.twitter.com/9iKjMWWM5u
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L’accordo mira a ridurre la dipendenza occidentale dalla Cina nella produzione e lavorazione di questi materiali, fondamentali per i semiconduttori, la robotica, i veicoli elettrici e le piattaforme militari.
Prossimi passi verso il vertice con Xi
A preparare l’atteso incontro tra Trump e Xi saranno il segretario al Tesoro Scott Bessent e il vicepremier cinese He Lifeng, che si vedranno nei prossimi giorni. Il vertice tra i due leader è previsto a margine di un summit economico regionale in Corea del Sud.

Trump ha ribadito di non voler prolungare la guerra commerciale:
“Credo che la Cina verrà al tavolo negoziale. Se non lo farà, ci pagherà dazi del 155%. Ma penso che andrà tutto bene”.